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Addio a Lando Fiorini: per oltre mezzo secolo ha cantato Roma

Ha legato il suo nome a quello della Città Eterna. Il suo inno per la Roma, nel '77, cantato ancora oggi all'Olimpico

09 Dicembre 2017 - 21:59

Roma come colonna sonora di una vita e di una carriera vissute in tutte le loro sfaccettature. Roma che saluta, per l'ultima volta, una voce che ha saputo raccontarla. Nelle sue vie e nelle sue contraddizioni. Ieri ci ha lasciato Leopoldo Fiorini, per tutti Lando.

Nato il 27 gennaio del 1938 a Roma, di Trastevere, ultimo di otto figli di una famiglia umilissima, viene affidato ad una famiglia modenese per alcuni anni della sua infanzia, per tornare a Roma a 14 anni, quando inizia a lavorare come barbiere e riparatore di biciclette. Nel 1959 lavora come facchino tra i banchi dei Mercati Generali di via Ostiense, dove fu notato per le sue qualità canore. Nel 1961 partecipa al Cantagiro, per poi arrivare in Rai a Canzonissima, nel 1966. Nel 1968 apre nel cuore di Roma, a Trastevere, il ‘Puff', primo locale di cabaret della Capitale.

La prima stagione registrerà sempre il tutto esaurito. Nel 2008 il locale festeggia i quarant'anni con "La Risata fa 40", spettacolo in cui si esibiscono vari artisti del panorama romano e italiano. Tra gli altri, dal ‘Puff' sono emersi Lino Banfi, Enrico Montesano, Leo Gullotta e Maurizio Mattioli. Negli Anni 70 prende parte a serie televisive come "Ciao, torno subito", "Come quando fuori piove" e "Adesso musica", dove presenta e interpreta successi come Cento Campane, per poi tornare a Canzonissima '75 con Barcarolo Romano.

Nel 1977 compone l'inno "Forza Roma" (da molti conosciuto come "Forza Roma Forza Lupi") che accompagnerà la "Maggica" alla conquista del secondo Scudetto, quello del Divino Falcao. Prima delle gare casalinghe, lo stadio intonava le note del suo inno al romanismo e alla romanità. come accade ancora oggi. Quella romanità che ha sempre rappresentato le sue, le nostre radici: «No a chi dimentica le tradizioni. Se cancelli le radici, perdi valore, spessore, occasioni», ha sempre raccontato Lando.

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