AS Roma

L’Europa incantata

Una serata iconica raccontata nel libro “La domenica andavamo all’Olimpico”. Una scenografia che ha lasciato il segno: atipica e corale, la più semplice e spontanea possibile

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Paolo Valenti
16 Novembre 2025 - 08:00

Per la Roma c’è una nuova notte magica all’orizzonte. Il match con l’Athletic Bilbao è un ottavo di Europa League che, tecnicamente, vale almeno una semifinale, per via dei diversi accrediti che le due squadre vantano nella competizione di quest’anno. Questioni legate al valore tecnico e all’esperienza per i giallorossi, già finalisti nel 2023 e fermatisi a un passo dal bis nel 2024. Per i baschi, invece, oltre all’indubbio valore assoluto, pesa lo stimolo aggiuntivo di poter giocare in casa la partita decisiva, prevista il 21 maggio al San Mamés. 

L’importanza dell’incontro si sente anche per l’atmosfera che si respira alla vigilia. I tifosi romanisti hanno preparato una scenografia che vuole stupire l’Europa. Niente di complicato, solo un appello a tutti coloro che si recheranno all’Olimpico a entrare allo stadio con una bandiera giallorossa per avere un effetto di riempimento degli spalti più intenso dell’ordinario. Qualcosa che, dal punto di vista visivo, riecheggi la domenica del 17 giugno 2001, che possa spingere i ragazzi di Ranieri ad andare oltre i loro limiti.

Le questioni di campo vedono la Roma disporsi con il 3-4-2-1 d’ordinanza, con Rensch preferito a Saelemaekers sulla fascia destra per poter contenere meglio le avanzate di Nico Williams, e Dybala, Baldanzi e Dovbyk a comporre il trio d’attacco. Tra i baschi spiccano, oltre al già citato Nico Williams, il fratello Iñaki e l’assenza di Sancet, che siede in panchina per via di imperfette condizioni fisiche. Ma al momento dell’ingresso sul terreno di gioco o, meglio, già dai minuti precedenti, quello che più colpisce l’occhio degli spettatori presenti e di quelli che guardano alla televisione è l’ambiente che si è creato all’Olimpico. Lo sventolio delle migliaia e migliaia di bandiere che ornano ogni settore dello stadio è impressionante, facendo somigliare l’impianto a una grande astronave pronta a decollare con la spinta ineguagliabile di 65.000 voci che alzano al cielo speranza, energia e passione.

È il sentimento romanista più puro, quello che dà il meglio di sé nelle grandi occasioni come questa, quando i ragazzi che indossano la maglia, pronti a superare una prova difficile, sanno che possono contare sull’afflato incondizionato di un pubblico che li prende per il cuore raddoppiandone le dimensioni. Essere all’Olimpico, in serate come questa, è una benedizione di cui esser grati, uno sprigionarsi di emozioni che il corpo non può contenere, una fusione di anime e di intenti che lega indissolubilmente calciatori e tifosi in un corpo mistico proiettato alla vittoria. 

I brividi che mappano la schiena, la commozione che sfugge nelle lacrime, al fischio d’inizio lasciano spazio all’asperità di una partita che vive di livelli d’intensità superiore. Duelli ovunque, specialmente sulle fasce, poche occasioni vere. Al 20’ un lancio in verticale dalle retrovie libera Dovbyk che, dopo una corsa spalla a spalla col suo marcatore diretto, sciupa malamente di destro appena entrato in area di rigore. Venti minuti più tardi, un’altra verticalizzazione permette a Baldanzi e Dybala di costruire un’azione che potrebbe portare al vantaggio: l’ex empolese appoggia indietro verso Paulo, che da dentro l’area centra la traversa. Ma a passare in vantaggio, al 5’ della ripresa, è l’Athletic: su calcio d’angolo, Iñaki Williams infila di testa la porta di Svilar, raccogliendo l’appoggio aereo di un compagno. Alla Roma, sostenuta da un tifo indomabile, sono sufficienti sei minuti per pareggiare: affondo sulla destra di Celik, cross dentro l’area sul quale si avventa Angeliño che, col piede debole, realizza con un tiro sulla destra di Agirrezabala

C’è ancora molto da giocare: Roma e Athletic provano a superarsi, tra errori al tiro e tensione da risultato, senza riuscirci. E quando, all’ultimo minuto di recupero, sembra che tutto si sia ormai compiuto, ci pensa Eldor Shomurodov, subentrato nella ripresa a Dovbyk, a regalare all’Olimpico un’iniezione di felicità che fa capire agli uomini cosa sia il Paradiso.

(Tratto da “La domenica andavamo all’Olimpico” per gentile concessione di Ultra Sport)

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