Valentini: "Dopo vent’anni l'affetto dei romanisti per Luisa Petrucci non si è mai spento"
A Radio Romanista parla il nipote: "Ogni volta che la Roma segnava, alzava l'ombrello giallorosso e lo faceva girare così forte che spesso le faceva male il braccio"


Rolando Valentini è intervenuto ai microfoni di Radio Romanista nel corso della trasmissione "La Domenica dei Romanisti". Di seguito le dichiarazioni del nipote di Luisa Petrucci: la "mamma degli ultrà" che ci lasciava vent'anni fa.
Rolando, sono passati vent’anni, eppure il ricordo di tua zia è ancora fortissimo nella tradizione della Roma e dei romanisti. Qual è la sensazione che provate in famiglia?
"Guarda, è una cosa incredibile. Dopo vent’anni questo affetto non si è mai spento. Si vede che è rimasta nel cuore di tutti, perché sapeva toccare le corde giuste. Era una grandissima persona, anche se molto umile. Noi stessi non ce lo spieghiamo: ovunque vai, se la ricordano tutti. Oggi, per esempio, come club UTR abbiamo pubblicato su Facebook un post per ricordarla: in mezz’ora più di quindicimila contatti e centinaia di messaggi d’affetto. È qualcosa che ci commuove ogni volta".
Sicuramente la ricordano in tanti, soprattutto quelli che l’hanno vista allo stadio negli anni ’80 e ’90, ma anche le generazioni più giovani sanno chi era. Oggi la Roma l’ha ricordata definendola “una seconda mamma dei tifosi”. Ti chiedo di raccontarci com’è nata la storia del celebre ombrellino giallorosso.
"È nata per una ragione molto pratica. Lei andava sempre in trasferta e le sue amiche le dicevano: 'Ma non ti abbiamo vista, dove stavi?'. Allora le venne l’idea di portare un ombrellino giallorosso. Ogni volta che la Roma segnava, lo alzava e lo faceva girare. Lo faceva così forte che spesso le faceva male il braccio! Da lì è nata la leggenda dell’ombrellino giallorosso. Era riconoscibile ovunque andasse. Oggi con le nuove regole allo stadio sarebbe complicato portarlo, ma sono sicuro che lei ci sarebbe comunque riuscita".
Ti riporto per un momento ai giorni successivi alla sua scomparsa. La Roma andò a giocare a Empoli e la Curva Sud espose uno striscione bellissimo: “Curva Sud Luisa Petrucci”. Che ricordo avete di quel momento in famiglia?
"Fu un’emozione grandissima, anche se eravamo ovviamente tristi per la perdita. Lei amava tutta la tifoseria, ma aveva un legame speciale con la Curva Sud. Aiutava sempre tutti i ragazzi: se qualcuno non aveva i soldi per il biglietto, li metteva lei; se servivano panini o biglietti per la trasferta, ci pensava lei. Era una persona speciale, sempre pronta a dare una mano".
Dopo la sua scomparsa ci fu anche un progetto molto bello, legato al sociale: l’ambulanza “Luisa Petrucci”, nata da una colletta dei tifosi romanisti.
"Sì, fu un’iniziativa stupenda. Il giornale Il Romanista organizzò una raccolta fondi e comprò un’ambulanza dedicata a lei. L’ambulanza ha girato per più di vent’anni per Roma, con l’ombrellino giallorosso disegnato sopra. La presentammo al Circo Massimo, con alcuni giocatori della Roma e grazie anche all’aiuto di Francesco Totti, tramite Vito Scala. Fu presentata ufficialmente all’Olimpico, durante Roma-Empoli, se non ricordo male. Una cosa emozionante, indimenticabile".
E infatti ogni anno c’è il Memorial Petrucci, al quale anche noi giornalisti partecipiamo con piacere.
"Sì, una partita sempre bella, un’occasione per ricordarla. È un momento che unisce tutti, tifosi e giornalisti, nel suo nome. Lei ne sarebbe felicissima".
Se non sbaglio, tua zia era anche una grande lettrice del Romanista.
"Assolutamente sì. Negli ultimi anni, purtroppo, non ci vedeva più bene, ma voleva sempre avere la copia del Romanista sul comodino. Ogni mattina dovevo portargliela io. Lo voleva anche solo per toccarlo, perché amava quel giornale e quello che rappresentava".
Oggi anche l’AS Roma l’ha ricordata con un messaggio.
"Sì, ho visto e mi ha fatto molto piacere. E colgo l’occasione per dire che esiste un sito dedicato a lei, luisapetrucci.it, che raccoglie fotografie, ricordi e momenti della sua vita: una sorta di museo online per chi vuole conoscerla meglio".
Voglio chiudere con una domanda più attuale. Come avrebbe vissuto Luisa i grandi cambiamenti della Roma negli ultimi anni? Le proprietà americane, l’addio di Totti e De Rossi, l’arrivo di Mourinho…
"Credo che avrebbe dato sempre importanza alla maglia, prima di tutto. Per lei contava la Roma, più di ogni persona. Aveva un affetto speciale per giocatori come Bruno Conti, Giannini, Totti, De Rossi… ma il suo amore era per la Roma in sé. Diceva sempre: “Il bene supremo è la Roma".
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