AS Roma

La storia siamo (sempre stati) noi. E va ribadito

Derby numero 186, evidente il dominio giallorosso negli anni ma “fuoricasa” la vittoria della Roma sulla Lazio manca dal 2016. I bookmakers ci danno lieve vantaggio

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
21 Settembre 2025 - 06:00

Che sia la guerra dei popoli (cit. Sarri) o che si tratti più semplicemente di cominciare ad uscire dalla zona di comfort (cit. Gasperini), il derby numero 186 della storia della stracittadina per eccellenza (calcio d’inizio ore 12,30, telecronaca esclusiva su Dazn, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista) darà una prima, non appellabile a strettissimo giro, sentenza sullo stato delle due squadre. La sensazione è che prima ci si toglierà di dosso questa appiccicosa etichetta di partitachevaleunastagione (in cui magari conta pure la voglia di confrontarsi fuori dal campo, che ha portato alla collocazione oraria punitiva delle 12,30, e chissenefrega se si soffocherà) e meglio sarà per tutti. Ma questo è un discorso troppo razionale per mettere tutti d’accordo. Come hanno detto ieri entrambi gli allenatori queste sono partite che vanno vinte, ma poi magari sarebbe il caso che si puntasse anche ad altro, senza accontentarsi di questo (virtuale) trofeo. È quello che è accaduto alla Roma negli ultimi anni, ad esempio, attraverso le magnifiche esperienze internazionali, è quello che non è accaduto in campionato a nessuna delle due squadre, e Sarri e Gasperini forse sono stati chiamati proprio per questo. 

Il loro primo confronto sul campo risale a vent’anni fa, addirittura. Hanno maturato talmente tante esperienze in questi anni che ieri Gasp s’è persino confuso, pensando di aver incontrato Sarri anche prima di ciò che agli annali risulta essere appunto il loro esordio su panchine avverse: 29 ottobre 2005, allo Scida si giocò un noioso Crotone-Pescara finito senza reti, per la tredicesima giornata del campionato di Serie B, dove erano entrambi saliti per via dei loro successi nelle serie inferiori. In C invece non risultano confronti tra i due anche perché l’anno prima Sarri l’aveva frequentata ma Gasp era già nella serie cadetta. Praticavano un calcio magari diverso, ma che in nuce già aveva i tratti della disciplina che hanno saputo poi imporre anche ai massimi livelli. Uno, il laziale, per un po’ è stato il profeta dello spettacolare tikitaka all’italiana, anche se da un po’ sembra aver perso lo smalto di un tempo. L’altro si è inventato una nuova filosofia, applicando i principi del calcio all’italiana e delle marcature personalizzate alle esigenze più estetiche della modernità di settore: e quindi ha alzato il baricentro di chi si è accontentato per anni di catenaccio e contropiede e ha raggiunto un livello di efficacia invidiabile e altrettanto spettacolare.

Entrambi oggi sono alla ricerca dell’affermazione che può dare slancio alla stagione, entrambi preferiscono non pensare alle conseguenze che avrebbe una sconfitta. Potrebbe uscirne un pareggio? Per i bookmakers il risultato più probabile è la vittoria della Roma, ma di un pelino: di media, un euro giocato sulla vittoria giallorossa ne fa incassare due e mezzo, che diventano tre giocando il pareggio o la vittoria della Lazio. Non male il conforto dei sistemisti, visto che si gioca “in trasferta” e la Roma è dal 2016 che in campo avverso non conosce piena soddisfazione. Ma come ha già scritto Latini, la storia dimostra che si gioca in casa nostra, sempre: i numeri infatti ricordano anche ai più duri d’orecchie che contiamo 18 vittorie e 47 gol in più in tanti anni di confronti, dal primo derby giocato dopo la nostra fondazione in cui magicamente il tifo era già sbilanciato a nostro favore. La famosa Roma che tifava Roma prima della Roma stessa (copyright Cagnucci). Quasi cent’anni dopo è ancora così.

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