Roma-Torino: calci piazzati e ripartenze letali
Errori su errori individuali nell’azione che porta al gol il Torino con Simeone, dall’indolenza di Ndicka, alla sufficienza di Koné nell’intervenire sul lancio a Simeone

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Errori su errori individuali nell’azione che porta al gol il Torino con Simeone. Dall’indolenza di Ndicka nel contendere un pallone vagante a pochi metri dalla porta granata, alla sufficienza di Konè nell’intervenire sul lancio a Simeone, all’inefficienza dei contrasti dei giallorossi su Ngonge fino alla copertura molliccia sul tiro conclusivo dell’attaccante granata. Ma c’è un errore a monte che riguarda la tattica di squadra. Tutto nasce infatti da una punizione sulla trequarti in favore della Roma. Soulè alla battuta. L’argentino aspetta che salgano le torri, vale a dire Mancini, Hermoso e Ndicka. E poi, invece di proporre il cross, tocca lateralmente per un compagno di squadra, che con quella palla non sa che farci, tanto che la rimanda verso Wesley che però è più o meno nella posizione in cui era Soulè. Rimpallo, palla messa in area alla meno peggio e conseguente ripartenza per la vittoria dei granata. In quel momento a difendere la porta di Svilar c’erano solo Angelino e Konè che, in vantaggio su Simeone, potrebbe spedire tranquillamente la palla in tribuna invece di acchitare per il Cholo Junior. Il punto è: se mandi a saltare i difensori centrali (tutti!!!) devi fare un cross per loro, a meno che tu non abbia uno schema preciso e soprattutto sicuro che ti consenta di non prendere la ripartenza violenta. È la stessa situazione tattica che si ripropone nei calci d’angolo a favore. Spesso arma letale per chi ne usufruisce, ma più di una volta anche per chi difende e può ripartire in campo aperto in caso di intercetto, soprattutto in mancanza di coperture preventive decise e senza fronzoli.
Quanti gol abbiamo visto realizzare in contropiede su sviluppo di un calcio d’angolo? La dinamica del gol preso all’Olimpico contro il Torino è più o meno la stessa. Perché mentre Ngonge e Simeone scambiavano allegramente, i difensori della Roma, più Cristante, rientravano con affanno e dopo una corsa di settanta metri non avevano la lucidità giusta per interrompere l’azione granata. Di qui gli errori individuali. Un conto è fronteggiare l’attaccante, un altro è doverlo rincorrere faccia alla propria porta. Naturalmente nulla toglie che si possa commettere un fallo tattico, rischiando anche il giallo. Ma i romanisti in ripiegamento non sono stati in grado di fare neanche quello.
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