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AUDIO - Roberto Losi: "Papà aveva la maglia della Roma cucita addosso"

A Radio Romanista è intervenuto il figlio di Giacomo, "Core de Roma": tra gli argomenti trattati, l'arrivo a sorpresa nella Capitale, gli addi sofferti delle bandiere giallorosse, Gasp e Pellegrini

(AS ROMA )

PUBBLICATO DA La Redazione
13 Settembre 2025 - 11:03

Insieme a Tonino Cagnucci, Alessandro Cristofori e Davide Fidanza, a Radio Romanista è intervenuto Roberto Losi, figlio di Giacomo, che il 10 settembre avrebbe compiuto 90 anni. Di seguito le sue dichiarazioni.

Ciao Roberto e grazie per essere qui. Oggi (10 settembre, ndr) Giacomo Losi, una delle bandiere più limpide che abbiamo avuto, avrebbe compiuto 90 anni. Come ti raccontava, da padre, la Roma?

"Papà aveva la maglietta incollata addosso, per lui c'erano la mamma e poi la Roma, l'ha sempre vissuta con grande attaccamento e un amore sfrenato. Non si è mai disamorato, a volte magai si arrabbiava ma non sembrava soncinese, ma romano doc".

Tu sei stato a Soncino?

"Sì, avevo i nonni che abitavano su, quindi ogni tanto andavamo a trovarli. Però papà è arrivato qui a 19 anni, ha trascorso una vita a Roma. Anche se l'accento è rimasto quello soncinese".

Non tutti sanno che Losi quando venne a Roma aveva talmente nostalgia di casa che andava in stazione a vedere i treni passare. Inizialmente non si trovava a Roma, era troppo piccolo. E invece dopo...

"Anche perché mio nonno quando partì gli disse: "Vedi quello che devi fare perché sennò torni e fai il muratore". Poi spesso papà raccontava che non sapeva in che squadra sarebbe andato, lui si fermò a Bologna convinto che avrebbe giocato lì, e poi invece no, gli dissero di aspettare il treno per Roma e lì scoprì che lo aveva preso la Roma. All'epoca non si sapeva tutto come ora, poi lui neanche lo aveva chiesto, perché era talmente timido che gli sembrava arrogante farlo".

Con lui pare ci fosse Giorgio Carpi, che giocò dieci anni senza prendere lo stipendio con la Roma, e che rientra insieme a Losi nella coreografia della Curva Sud sui "Figli di Roma". Carpi ha portato i colori della Roma e Losi, "Core de Roma": ci teneva lui a questo soprannome?

"Tantissimo, perché voleva dire che aveva dato proprio tutto, un pezzo di cuore ad una società che lo ha lanciato e dove poi ha finito la propria carriera. Un soprannome che gli venne dato da Walter Chiari in una trasmissione, "Oggetto Misterioso"".

Qual è stata la reazione di Losi quando si è visto nella coreografia della Curva Sud per i "Figli di Roma"?

"Quel giorno, casualmente perché poi non andavamo spesso, lui era allo stadio con me, in Tribuna Monte Mario. Rimase sbalordito, non se l'aspettava e la sua faccia era tutta un programma, lui si trattenne ma qualche lacrima l'ho vista. Rimase estremamente colpita da questa cosa. Lo stendardo poi ci è stato donato molto carinamente dai ragazzi della Curva Sud ai funerali di papà, anche se io l'ho subito consegnato all'archivio storico della Roma, dove è custodito".

Nel giorno del funerale di Losi, la Roma è mancata. Cosa hai provato?

"Un po' di amarezza c'è stata, sarò sincero (intervista realizzata prima dell'intitolazione a Trigoria di un campo a Losi, ndr). Però come ho detto all'epoca, chi ci doveva essere c'era, quelli veri, quelli che sentivano qualcosa per papà, c'erano tutti. Papà poi non avrebbe voluto polemiche, perché in quel frangente poi ho sentito che la curva per questo voleva contestare, ma io non avrei voluto. Speriamo sia di insegnamento per il futuro".

Fra 100/150 anni, come ti piacerebbe che venisse ricordato Giacomo Losi?

"Assolutamente come adesso, con quello che la gente pensa e spero che le generazioni future possano sapere quello che lui ha dato alla Roma, come senso di appartenenza, umiltà, dedizione. Lui, anche se si giocava tra scapoli e ammogliati, la viveva come una battaglia. Spero che questo venga trasportato nel futuro e che rimanga".

Qual è la gioia più bella che da tifoso hai condiviso con tuo padre?

"I due Scudetti nell'83 e nel 2001, li abbiamo vissuti insieme allo stadio. Poi vabbè, papà tornava a casa, io andavo in giro a fare il matto".

Ti ricordi la tua prima volta allo stadio?

"Roma-Atalanta 2-2 del 73-74. Io prima non andavo allo stadio perché, a causa di miei problemi fisici, papà e mamma cercavano di proteggermi. Poi quando l'ho scoperto è stata la fine. In quella partita ci salva Pruzzo, decisivo per la salvezza della Roma. Andai con mio zio a vederla. Da quando ho 14 anni vado allo stadio, sono un "curvarolo", stavo con gli altri "al muretto" quattro ore prima della finale di Coppa dei Campioni. Le partite più eclatanti, belle e brutte, le ho viste tutte".

Herrera?

"Non è un bel capitolo, purtroppo. A causa sua è finita la carriera di papà, con lui non giocava e ha scelto di non giocare con nessun'altra squadra. Papà ha sofferto tanto per il modo con cui è stato cacciato, senza poter avere un addio. Anche l'unica ammonizione in carriera, con il Verona nell'ultima partita, probabilmente la prese perché non era troppo lucido quel giorno".

L'addio brusco, quasi immotivato, accomuna diversi giocatori nella storia della Roma. Bruno Conti, Giannini, Totti e De Rossi da calciatore e da allenatore: c'è quasi sempre qualcosa di amaro. Certamente la modalità di Herrera con Losi, con il cartellino mandato a casa, fu brusca...

"E inaspettata, dato che all'epoca lo voleva all'Inter".

Losi fu una delle persone che andò a casa Taccola a parlare della morte di Giuliano.

"Sì, si espose più degli altri".

Tornando a temi più sereni e attuali, come vedi la Roma di Gasperini?

"Sono discretamente fiducioso, anche perché secondo me la squadra è migliorata, perché abbiamo due opzioni per quasi tutti i ruoli. Manca sicuramente l'esterno alto a sinistra e il centrocampista, ma speriamo che Pellegrini possa risorgere, perché non posso credere che un ragazzo che fino a due anni fa ha dimostrato grandi cose ora sia scoppiato. Per questo meglio di Gasperini non c'è nessuno".

Tu come l'hai vissuta la frattura tra Pellegrini e grande parte della tifoseria?

"Io sono tra quelli che a volte l'ha criticato, senza mai però esagerare. Credo lui abbia tutte le potenzialità per tornare come prima, quello che però gli criticava Ranieri l'anno scorso se lo deve levare, perché è un giocatore che se perde palla a volte si ferma, non ha quella reattività che deve avere il grande giocatore. Se riesce a ritrovare quello spirito che aveva due anni fa, perché parliamo di due anni fa, secondo me troviamo un grande centrocampista".

A tuo padre dispiaceva non essere nato a Roma?

"No, perché poi è diventato romano. Roma ti tocca dentro, anche se la parlata è rimasta il soncinese. Però il cuore è diventato proprio giallorosso".

 

 

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