AS Roma

Il racconto della stagione di Dovbyk: frammenti d'Artem

Arrivato dal Girona come Pichichi della Liga, l’ucraino vive un’annata dal doppio volto. Nonostante le difficoltà chiude il primo anno romanista come capocannoniere della squadra

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Paielli
18 Luglio 2025 - 07:00

Un carro armato di ghiaccio, forse fin troppo glaciale, fatica a sciogliersi anche davanti al calore di Roma e dei Romanisti. Ci vuole tempo. Eppure il tempo non è mai abbastanza, ti impone di essere sempre e subito sul pezzo. Soprattutto quando sei Artem Dovbyk e arrivi nella Capitale dopo aver vinto il titolo di capocannoniere della Liga spagnola. Il centravanti ucraino sbarca a Ciampino dopo una lunga ricerca del centravanti da consegnare a Daniele De Rossi: la scelta ricade proprio sull’ex Girona, fresco del premio “Pichichi” della Liga spagnola grazie a un campionato da 24 gol. A 27 anni arriva il primo vero step importante per Artem: accolto da centinaia di tifosi giallorossi una volta arrivato a Roma, immediatamente titolare nell’esordio in campionato contro il Cagliari, dove la traversa non gli permette di lasciare fin da subito il segno. La prima gioia romanista coincide con il primo “dramma” sportivo per Dovbyk e per la stagione della Roma: l’11 giallorosso si sblocca a Genoa, dopo 4 giornate, in quella che sarà l’ultima panchina di De Rossi prima dell’esonero.

Ddr, come raccontato più volte dal centravanti, era stato il motivo principale per il quale Artem ha deciso di sposare il progetto giallorosso, convinto dalle idee del tecnico e da come avrebbe potuto beneficiare del gioco pensato proprio da De Rossi. L’arrivo di Juric in panchina cambia completamente le richieste e l’impronta della squadra, ma non impedisce a Dovbyk di incidere: due gol nelle prime due gare con il croato in panchina. E poi le reti - quasi interamente amare - nel pareggio di Monza, nella vittoria contro la Dinamo Kiev e nella pesante sconfitta a Verona. Un ciclo di partite da dimenticare, ma che lascia un inciso ben chiaro, forse l’unica nota positiva: quando la Roma non gira, il centravanti riesce comunque a trovare la via del gol.  Salutato Juric dopo 53 giorni da incubo, è il momento del terzo mandato di Claudio Ranieri. A Dovbyk serve un po’ di tempo per ricominciare a ingranare: 5 partite a bocca asciutta, poi la doppietta in Coppa Italia contro la Sampdoria che dà il via a una serie importante di bonus. Gol e assist nella vittoria col Parma; il bel tacco a servire Dybala nel pareggio col Milan, il rigore glaciale al 98’ contro il Bologna, e ancora i gol fondamentali contro Genoa e Udinese. Se non sblocca la partita, Artem la decide.

Anche se, in diverse - forse troppe - occasioni, il centravanti sembra decisamente fuori fuoco, forse anche a causa di diversi problemi fisici (presentati anche con la nazionale, tra forfait e subentri, un solo gol nelle tre pause internazionali) che non gli consentono di rendere al meglio. Tuttavia, lo stesso copione lo recita anche contro Como (segna il gol del 2-1), Cagliari (1-0) e Lecce (0-1). Punti fondamentali per la Roma e per Dovbyk: sempre più decisivo e sempre più Mr 1-0. Guarda caso, l’ultimo gol della stagione di Artem arriva in un’altra sfida importante, in un altro 1-0: contro la Fiorentina allo Stadio Olimpico. Chiude la stagione con 2 panchine di fila, che lasciano spazio a 17 gol e 3 assist complessivi in 45 presenze. 

Il ghiaccio di inizio stagione, quando le esultanze dei gol erano contenute perché «Inizierò ad esultare quando realizzerò ancora più gol», sembra essersi quasi sciolto completamente. Come l’esultanza, finalmente sfrenata, dopo il gol vittoria nella rimonta casalinga contro il Como: l’urlo della liberazione, la gioia a sopraffare le critiche e i momenti difficili. Quella rimane la fotografia più bella della sua stagione, aspettando un anno da “Pichichi” anche in Serie A, ma soprattutto un Dovbyk coinvolto a pieno. Se per un attaccante parlano i gol, per tutto il resto ci aspetta molto di più. Per ora, solo frammenti d’Artem

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