Quel che resta della Serie A...
Quanti campioni sceglievano il nostro campionato come palcoscenico ideale. Oggi il calcio italiano è costretto a rincorrere giocatori in là con gli anni ma capaci ancora

Falcao, Zico, Rummenigge, Maradona, Platini, Passarella e chissà quanti altri campioni, negli anni ottanta, sceglievano il campionato italiano come palcoscenico ideale per la loro classe. E ci basterà pensare a gente come Dirceu e Daniel Bertoni che arrivavano in serie A per indossare maglie di squadre di secondo piano... oggi, molto probabilmente, sarebbero il punto di forza delle prime tre in classifica.
E tra la fine del secolo scorso e l’inizio del successivo le cose non sono andate in modo differente.
Tutto questo per dire che a dispetto di tante, o troppe, trasmissioni televisive che, quotidianamente, ci raccontano un calciomercato con i botti... qui, il botto, casomai rischia di farlo il calcio italiano costretto a rincorrere, un po’ come accadeva fino a qualche anno fa nella Super Lig in Turchia, giocatori in là con gli anni ma capaci ancora, per il fascino dei loro nomi, di drogare le aspettative dei tifosi.
E se non posso e non possiamo sapere cosa saranno in grado di combinare da queste parti i Modric, Dzeko, Immobile e qualche altro loro collega di quasi quarant’anni che, chissà, arriverà a breve... posso però, essendo un tifoso e non uno sportivo, augurargli di ripetere in tutto e per tutto la stagione di Hummels alla ROMA: tanti post social molto divertenti e in campo, maledizione, una stagione completamente deludente sotto il profilo sportivo. Vedremo, insomma. Di certo c’è solamente che tutti i calciatori che stanno abbandonando la penisola – da Retegui a Reijnders – impoveriranno lo spettacolo perché, loro sì, nel pieno della carriera.
Ricordo che negli anni dell’Università sperperavo ore fantastiche giocando, stagione dopo stagione, al gioco manageriale “Scudetto”. E ricordo anche certe sessioni di mercato in cui mi sentivo particolarmente soddisfatto per essere riuscito a imbottire la mia squadra di nomi altisonanti che le altre avevano lasciato liberi perché... in età quasi geriatrica. Leggevo la formazione che riuscivo a formare e pensavo che avrei fatto una grande stagione. Pensavo, però. Perché poi quelle, di stagioni, non riuscivo mai a terminarle visto che quei calciatori, più che i sogni dei tifosi, finivano sempre per andare ad affollare l’infermeria.
E io, puntualmente, venivo esonerato.
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