Un giorno lungo 14 anni
Ranieri lo ha ripetuto spesso: «Roma non è stata costruita in una notte». Ma nell’era degli americani è stato un mantra a cui non è stata mai data la giusta sostanza

(GETTY IMAGES)
Quante volte nell’ultimo quarto di secolo della nostra vita da romanisti abbiamo sentito “progetto”, “tempo”, “giovani”, o l’evergreen “Roma non è stata costruita in un giorno/notte”? Abbiamo provato ad inserire queste parole nel campo “search” della nostra memoria, digitando come data “to 2011”, l’anno in cui gli americani sbarcarono a Trigoria.
WELCOME TOM
Nel luglio 2011, Thomas DiBenedetto, esponente del consorzio americano che ha da poco acquisito il pacchetto di maggioranza della società giallorossa, illustrò così i piani del club: «Questo è un progetto a lungo termine, speriamo ci siano le condizioni per realizzarlo». Inoltre, riferendosi all’allora trentacinquenne Francesco Totti, DiBenedetto citò un proverbio: «Lui è un campione, il più forte giocatore della nostra storia, vuole vincere come noi. Ma Roma non è stata costruita in un giorno».
ADIOS LUIS, BENTORNATO SDENGO
Le dimissioni presentate a fine anno da Luis Enrique impongono però la scelta di una nuova guida ed ecco che il dg Franco Baldini annuncia un ritorno: Zdenek Zeman. Dopo un avvio stentato, alla vigilia della gara contro la Juventus, il general manager giallorosso, in un’intervista a “La Stampa” dichiarò: «A Zeman bisogna dare tempo». Mentre a proposito dei bianconeri, tornati a vincere un campionato dopo diverso tempo, rimarcò queste differenze: «Loro hanno fatto grandi investimenti, prendendo giocatori pronti noi invece abbiamo scelto quelli da crescere». Un ennesimo invito alla pazienza.
MODELLI E GIOVANI
Aurelio Andreazzoli subentrò a Zeman dopo una terrificante partita con il Cagliari e anche il nuovo coach fece riferimento a concetti familiari: «Il nostro obiettivo è quello di lavorare per costruire un modello, partendo dal settore giovanile. Il Dortmund ha pazientato tre anni, speriamo di ottenere anche noi gli stessi risultati». L’epilogo amaro con la sconfitta in Coppa Italia contro la Lazio, favorì l’ennesimo ribaltone tecnico: inizia l’era di Rudi Garcia: «C’è bisogno di tempo per lavorare, non si fa tutto e subito». Al termine del secondo anno però, risultarono sorprendenti le sue dichiarazioni rilasciate subito dopo aver ottenuto nuovamente il pass per l’Europa più prestigiosa: «Le mie ambizioni e quelle del presidente sono importanti ma Roma non è stata costruita in un giorno e abbiamo bisogno di tempo». Parole che segnarono il destino del tecnico, esonerato dopo sette mesi. Al suo posto un altro revival: Luciano Spalletti. Lucio da Certaldo è forse uno dei pochi coach giallorossi a non essersi troppo appellato ai concetti più volte sostenuti dagli altri illustri inquilini di Trigoria, anzi, nel marzo del 2017, in una delle ultime conferenze stampa del suo secondo mandato dichiarò: «Se si vuole percorrere la strada dei giovani bisogna smettere di pensare alla vittoria»
PROGETTI E GIGANTI
Dopo l’addio al calcio di Totti, Spalletti si accasa all’Inter mentre nel frattempo a Roma arriva un nuovo direttore sportivo che ha reso il Siviglia una tra le squadre più belle e vincenti degli ultimi anni: Monchi: «Il progetto della Roma mi piace molto». La sua prima scelta è una vecchia conoscenza romanista: Eusebio Di Francesco, che si è messo in mostra con il Sassuolo. Partito senza molte aspettative, l’ex campione d’Italia 2001, non solo chiuse il campionato al terzo posto ma riuscì anche a raggiungere un incredibile semifinale di Champions League. Il rinnovo di contratto del tecnico abruzzese fu annunciato così dal presidente Pallotta: «Per noi è importante mantenere la continuità e la stabilità che Eusebio sta apportando al progetto». Il secondo capitolo non fu però all’altezza del primo e Di Francesco, si vide recapitare la lettera di licenziamento a marzo. Insieme a lui saluta anche Monchi che negli ultimi mesi aveva dichiarato: «Vogliamo un progetto vincente. Tutti i processi vanno portati avanti un passo alla volta e l’anno scorso ne abbiamo fatti già di importanti. Abbiamo sempre bisogno di tempo». La piazza si prepara così a riabbracciare un altro vecchio amico, Claudio Ranieri. Sir Claudio traghettò la squadra fino alla conclusione della stagione conquistando una qualificazione in Europa League, un interregno che è solo il preludio di un’altra rivoluzione. Il ds Petrachi, appena nominato, accoglie così il nuovo tecnico: «Ho scelto Fonseca alla Roma perché c’era un progetto legato alla valorizzazione dei giovani». Una stagione complessa, anche per lo scoppio della pandemia che sconvolse il mondo, il tutto mentre in estate Pallotta vende il club alla famiglia Friedkin che si presenta con una nota ufficiale: «La Roma è un gigante addormentato ma non c’è motivo per cui, con il tempo, questo club non possa competere seriamente a tutti i livelli». Ed ancora: «Condividiamo con i tifosi la voglia di vincere, ma abbiamo bisogno di pazienza perché i campioni non vengono costruiti dall’oggi al domani».
OBIETTIVI
La prima mossa dei Friedkin spiazza tutti: José Mourinho. Il portoghese non perde occasione per sottolineare di aver firmato un accordo per tre stagioni e che quindi la crescita dovrà essere graduale augurandosi di festeggiare qualcosa alla fine del percorso. In realtà ci riesce già al primo colpo, con il trionfo in Conference di Tirana. Circa un mese e mezzo prima del suo esonero però, arrivato a gennaio 2024, il portoghese rispolvera un vecchio mantra di Trigoria: «Sono disponibile per ogni tipo di progetto che la società vorrà fare in futuro». Il benservito a Mourinho arriva con l’inizio del 2024, i Friedkin scelgono la bandiera Daniele De Rossi come successore. DDR si qualifica all’Europa League e sfiora la storica rimonta in semifinale con il Leverkusen, un percorso incoraggiante che porta i proprietari a rinnovargli il contratto per altre tre stagioni, annunciato trionfalmente con questo comunicato: «Non potremmo essere più felici di costruire un progetto a lungo termine con Daniele».
TUTTO DA CAPO
L’avventura di De Rossi termina però a settembre, licenziato dopo appena 4 giornate. Al suo posto sorprende a dir poco l’ingaggio di Juric. Alcuni giorni dopo il suo insediamento, il ds Ghisolfi, cerca di spiegare i motivi di questa decisione: «Il progetto di gioco è al centro anche delle nostre idee e così sarà anche più facile prendere nuovi giocatori e valorizzarli. L’Atalanta è un modello in questo senso, ora noi cerchiamo anche questa stabilità tattica facendo giocare così sia la prima squadra chela la Primavera». Juric verrà esonerato a novembre con la Roma in zona retrocessione, a cercare di salvare la stagione è di nuovo Claudio Ranieri. Sir Claudio non solo ci riesce ma a lui viene affidata l’incarico di indicare il suo successore. In questi mesi Ranieri continua a citare una massima che sembra davvero garbargli molto: «Roma non è stata costruita in una notte». Tutto vero ma in questo viaggio all’interno degli ultimi 14 anni romanisti abbiamo contato 13 allenatori - incluso il Ranieri bis e il prossimo da annunciare - 7 amministratori delegati, 6 direttori sportivi, due proprietà con tre presidenti diversi. Non importa quindi se di giorno o di notte ma, questa nostra Roma, sarebbe il caso di iniziare a costruirla.
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