AS Roma

Ogni fine è un principio

Il 15 maggio 1997 la Roma rifila all’Atalanta un poker che scaccia i fantasmi della B. Totti segna per la prima volta su calcio di punizione, Liedholm vince l’ultima gara in carriera

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
10 Maggio 2025 - 07:00

Annata tormentata, per la Roma, quella del 1996-97: dopo trenta giornate, a quattro turni dal termine del campionato, i giallorossi sono dodicesimi, a soli 4 punti dal quintultimo posto, che vorrebbe dire spareggio-salvezza. Dopo un discreto avvio di stagione, il tecnico argentino Carlos Bianchi è stato accompagnato alla porta (neppure troppo gentilmente) da Franco Sensi: del resto, uno che a gennaio voleva dar via Totti in prestito è uno pericoloso, da allontanare il prima possibile. Il Presidente fa quindi la scelta più giusta: si affida alla personalità e ai sentimenti, chiamando il Barone. Sì, proprio Nils Liedholm, il più grande tecnico nella storia della Roma: dopo otto anni, lo svedese torna nella Capitale per togliere la Roma dalla zona più bassa della classifica, affianmcato in panchina da Ezio Sella. 

Nell’infrasettimanale in programma giovedì 15 maggio 1997 la Roma fa visita all’Atalanta, che la precede di due punti: è di fatto uno scontro diretto. E anche se lo spettro della B non è poi così vicino, i tre punti in palio sono pesantissimi, perché un’eventuale sconfitta costringerebbe a giocare le ultime tre gare con l’acqua alla gola. Liedholm opta quindi per un atteggiamento assai difensivo, con una linea di retroguardia a cinque davanti a Cervone (composta da Lanna, Aldair, Petruzzi, Pivotto e Candela), tre centrocampisti (Di Biagio, Thern e Statuto) e due attaccanti: uno è Abel Balbo, miglior marcatore stagionale dei giallorossi, l’altro è proprio Francesco Totti, all’epoca non ancora ventunenne.

La partita

Reduce da quattro sconfitte nelle ultime cinque partite e a secco di vittorie da oltre due mesi, la Roma rischia di andare sotto già nei primissimi, ma un giovane Pippo Inzaghi prima fallisce da buona posizione, poi si fa anticipare da Cervone in uscita disperata. Scampato il pericolo, ecco che i giallorossi trovano il vantaggio: lo firma Di Biagio, che colpisce di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo. L’Atalanta accusa il colpo, la Roma se ne accorge e affonda il piede sull’acceleratore per dare il colpo di grazia agli uomini di Mondonico. Passano soltanto 5’ e Balbo, dopo aver ricevuto su rimessa laterale, prima salta Carrera, tiene in campo il pallone e da posizione molto defilata batte il portiere atalantino Pinato. A seguire c’è solo un palo nerazzurro che spaventa i tanti tifosi romanisti accorsi quel giorno a Bergamo. Si va all’intervallo sul 2-0: la partita è di fatto già in ghiaccio. 

Ma lo spettacolo deve ancora arrivare. C’è da attendere fino al quarto d’ora della ripresa, quando Totti (col numero 17 sulle spalle, la 10 arriverà soltanto dalla stagione seguente) pennella col destro un calcio di punizione che supera la barriera e si infila sul palo più lontano. Per Francesco si tratta del primo gol in carriera su calcio di punizione, un fondamentale che in seguito diventerà una sua specialità: ma, mentre con la maturità opterà per la soluzione di potenza, quel giorno disegna una traiettoria a giro da applausi. Con i nerazzurri ormai alle corde, nel finale c’è gloria anche per Thern, che in contropiede batte il portiere in uscita e firma il definitivo 4-0.
Una vittoria preziosissima, che è un’autentica boccata d’ossigeno per Balbo e compagni. Ma si tratta anche dell’ultima vittoria in giallorosso (e in carriera) per Nils Liedholm: nelle restanti tre giornate arriveranno due ko e un pareggio. In seguito, lo svedese non allenerà più. Ma quella sera di metà maggio, a Bergamo, il Barone aiuta (ancora una volta) la sua Roma nel momento del bisogno.

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