AS Roma

Nel mare giallorosso ora prendiamo il largo

Il miracolo sembra a portata di mano: ma servono tre punti

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
04 Maggio 2025 - 06:00

Ora possiamo dircelo: la vittoria di Milano ha cambiato tutte le prospettive, rendendo all’improvviso più concreto quella che per tutti, Ranieri compreso, fino a pochi giorni fa era solo un’utopia quasi fastidiosa al solo formularla, per la bruciatura che l’inevitabile disillusione avrebbe potuto procurarci. Chiaro, il rischio c’è ancora, ma adesso anche i bookmakers, quegli omini senza cuore che fino a un po’ di tempo fa ci lasciavano solo le briciole dell’aritmetica, ci autorizzano a sognare. La qualificazione della Roma alla Champions League ha preso forma anche nei loro algoritmi e adesso la quota media è di 4,50. Adesso, insomma, non servono più miracoli, o meglio: i possibili risultati pieni contro Fiorentina questo pomeriggio, Atalanta lunedì sera (ma potrebbe bastare un pari), e poi con Milan all’Olimpico e Torino in trasferta, non rappresentano più, presi a se stanti, dei “miracoli”, ma lo diventerebbero semmai se poi a fine stagione li riporteremo dentro l’incredibile striscia, a quel punto definitiva, inanellata dalla Roma nel 2025.

Un cammino portentoso che si dovrà, per la maggior parte, alla semplicità del linguaggio, alla serenità dell’animo, alla limpidezza del cuore e alla brillantezza della testa di Claudio Ranieri, che chiuderebbe in bellezza una carriera straordinaria, con un risultato prodigioso che sotto il profilo delle percentuali di riuscita varrebbe esattamente quanto quello della Premier League vinta con il Leicester, anche se, come ha giustamente sottolineato proprio il tecnico venerdì, quello non è paragonabile soprattutto per l’eccezionalità in assoluto dell’evento e per l’incredibile popolarità che ne è derivata. Della barca di milioni che arriverebbe per il solo fatto di poter disputare la competizione più importante d’Europa, Friedkin sarà lieto di girarne a Ranieri una parte sul contratto da dirigente dei prossimi due anni, ammesso che abbia capito di aver bisogno di un consigliere vero, evidentemente più brillante di quelli che gli hanno fatto sfasciare la Roma a settembre del 2024. 

Ora è comunque il tempo di concentrarsi sul presente, sulla partita di questo pomeriggio (calcio di inizio ore 18, Stadio Olimpico ancora totalmente esaurito, una marea di bandiere sugli spalti e 11 avversari da battere in campo, più quel signore in panchina che si permise di contestare il comportamento di Mourinho, dall’alto di chissà quale presunta superiorità morale. Telecronaca a scelta su Sky o Dazn, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista). Non è chiaro ancora in quale veste la Fiorentina si presenterà all’Olimpico, stretta in mezzo tra la semifinale d’andata di Conference League persa giovedì al Benito Villamarin di Siviglia e il ritorno giovedì al Franchi con l’assillo di recuperare il gol di svantaggio col Betis. Logico che le scelte di Palladino dipendano dalle condizioni di forma e dagli obblighi da rispettare (ad esempio Ranieri, il migliore della difesa viola, è squalificato), ma è giusto che la Roma si prenda tutti i vantaggi che il contesto le garantisce, esattamente come è capitato la scorsa settimana a Milano con l’Inter. La tradizione, in generale e recente, è favorevole: una partita su due giocata a Roma viene vinta dalla Roma, i viola non passano dal 2018. Di stimoli ce ne sono un miliardo: e se a qualcuno capiterà di abbassare per un attimo lo sguardo non dovrà far altro che rialzarlo e nuotare ancora più forte nel mare delle bandiere giallorosse, capace di stordire gli avversari e di far volare la squadra che indossa gli stessi colori. Avanti un altro.

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