AS Roma

Lukaku ci regala il 6° posto

Una Roma stanca trova la vittoria con Romelu nel finale, dopo essere rimasta in 10 uomini

Il gol di Romelu Lukaku contro il Genoa

Il gol di Romelu Lukaku contro il Genoa (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
20 Maggio 2024 - 07:00

Con la fame che non sempre e non tutti hanno mostrato di avere lungo il corso di questa stagione, la Roma ha conquistato gli ultimi tre punti che mancavano per blindare il sesto posto (anche perdendo a Empoli e vincendo la Lazio contro il Sassuolo già retrocesso si arriverebbe a pari punti, e la differenza la farebbe la bella faccia di Mancini negli scontri diretti...) e scacciare i cattivi pensieri che si erano affastellati negli ultimi novanta minuti casalinghi della stagione, soprattutto dopo che Manganiello, con la mediocrità che così perfettamente incarna nel ruolo di arbitro, aveva cacciato Paredes neanche alla mezz’ora del secondo tempo di una partita bloccatissima, con un doppio giallo ravvicinato per proteste. E invece la Roma nelle grandissima difficoltà in cui si è trovata in quel momento ha trovato le risorse per aumentare la spinta ed è riuscita a trovare subito la chiave per risolvere la questione, prima con un gran tiro di Angeliño tolto dal sette da Martinez e poi con una capocciata affilata di Lukaku su un bel cross di El Shaarawy. Poi sono succeduti 11 minuti più 6 di recupero di sofferenza, ma alla fine è arrivato l’urlo liberatorio dei 67334 romanisti (nuovo record di affluenza dopo il restyling dell’Olimpico), prima delle celebrazioni di fine anno con mogli e figli sul prato, con la Sud a tributare l’applauso più bello proprio a De Rossi: la garanzia che per il futuro si ripartirà pensando in grande.


Daniele aveva pensato di affrontare il Genoa - libero da qualsiasi condizionamento per la sua posizione di classifica inattaccabile dopo la sconfitta casalinga del Monza e perché in ogni caso fuori da ogni corsa in alto e in basso del campionato - con tre soli giocatori diversi rispetto all’ultima uscita a Bergamo (fuori Kristensen, Mancini ed El Shaarawy), e con un sistema nuovo (si è rivista la difesa a 4, con gli esterni Celik e Angeliño altissimi e la coppia composta da Llorente e Ndicka), Cristante e Paredes con Bove a metà campo, con Baldanzi e Pellegrini alle spalle di Lukaku, contro il consolidato 352 di Gilardino che ha preferito Ekuban a Gudmundsson almeno dall’inizio (per fortuna, visti i pericoli che ha creato nella mezzoretta in cui ha giocato) al fianco di Retegui, con Strootman alla passerella d’onore di fronte al suo vecchio pubblico (bello l’omaggio tributato dall’intero stadio durante il riscaldamento, al cambio e poi a fine partita) a comporre con il lucidissimo Badelj e l’incursore Frendrup il terzetto di centrocampo, con l’inglese di origine giamaicana Spence a destra e lo spagnolo Martin a sinistra, e Vogliacco con De Winter e Vasquez in difesa, davanti all’altro spagnolo Martinez. De Rossi ha sperato di rivedere l’intensità di qualche pezzo ormai lontano di stagione, ma il ritmo in campo è stato piuttosto compassato, e spesso la manovra risentiva proprio della mancanza di serenità, stato d’animo figlio dei recenti risultati e dalla necessità di portare a casa i tre punti, dopo il pareggio della Lazio in casa dell’Inter, così da rendere poco più di una gita l’ultima trasferta a Empoli. 
Così il primo brivido della serata è corso sulle spalle di Svilar, chiamato a respingere prima un tentativo di autogol di Ndicka e poi il successivo tap-in di Retegui, prima però che l’assistente Moro segnalasse un fuorigioco di partenza che avrebbe comunque fatto invalidare l’eventuale rete. Il primo tiro verso la porta di una certa rilevanza è arrivato al 16’, con il sinistro di Angeliño, cercato da calcio d’angolo fuori area da Paredes, orfano nella serata di Dybala, tenuto inizialmente in panchina da De Rossi. Un doppio liscio sul lancio lungo direttamente di Martinez ha tratto in inganno al 17’ prima Ndicka e poi Llorente, con conseguente conclusione di Retegui respinta casualmente proprio da Llorente. Classica conferma, l’ultima azione, dei rischi assunti dall’atteggiamento molto offensivo della Roma con pressioni non sempre perfettamente regolati, un po’ per qualche equivoco tattico (con Baldanzi orientato in pressione su Badelj, e Bove a uscire su Vogliacco, il terzo centrale), un po’ per le gambe non certamente brillanti di questo periodo dei romanisti, nonostante la settimana intera di lavoro programmata a Trigoria. Al 23’ una bella combinazione Baldanzi-Pellegrini ha portato il fantasista di scuola Empoli alla difficile conclusione di sinistro, finita di poco alto sulla traversa. Poi al 30’ un’altra bella uscita del Genoa cadenzata sulle pressioni mancate dei giallorossi, ha portato Badelj ad aggirare la marcatura di Baldanzi, a lanciare Frendrup che ha cercato il sinistro di Retegui, puntuale al tiro ma alto. Poi sono arrivate una serie di conclusioni davvero sballate dei romanisti, a confermare la scarsa lucidità dei momenti decisivi: ci hanno provato Cristante al 31’, Paredes al 34’, ancora Paredes al 43’ e infine Cristante, al 44’. Tutti tiri inguardabili al culmine di azioni ben strutturate, con buone parti di stadio a fischiare al 45’ (ma non la Curva Sud, sia messo agli atti).


Al rientro in campo De Rossi ha preferito conservare l’impianto iniziale, tenendosi eventualmente Dybala ed El Shaarawy per la mezz’ora finale. Prima del loro ingresso qualche appunto di cronaca: al 5’ c’è stato in pratica il primo tiro in porta pericoloso della Roma, un destro di Cristante fermato senza troppe difficoltà da Martinez. Al 7’ un colpo di testa di Vasquez è andato alto, con Svilar che ha seguito preoccupato la traiettoria a scendere oltre la traversa. Al 9’ è stato invece Lukaku a far le prove generali del gol incornando un cross di Angeliño, con Martinez ancora pronto ad andare morbido sulla traiettoria. Poi i cambi, con Baldanzi e Pellegrini richiamati in panchina. Subito dopo Gilardino ha risposto con Thorsby e Gudmundsson per Strootman ed Ekuban. Si è alzato, insomma, il tasso tecnico ed agonistico di una strana partita, con il Genoa a giocare sul velluto e la Roma ad aumentare le sue preoccupazioni col trascorrere dei minuti senza che peraltro mai veri pericoli venissero costruiti per insidiare il clean sheet di Martinez. Al 23’ una spettacolare incursione di Gudmundsson con tripla conclusione genoana respinta dai difensori in affanno ha fatto partire una transizione con Paredes a lanciare Lukaku in uno contro uno  con Vogliacco, con il difensore bravo a mandare il belga sul destro per la conclusione finale non irresistibile respinta comunque dal portiere spagnolo, e Dybala ad arrivare sul tap in, poi fermato dallo stesso Vogliacco.
Poi al 27’ è arrivato l’episodio che è sembrato ulteriormente complicare la stagione della Roma, complice la frustrazione sfogata da Paredes e l’incapacità specifica di Manganiello che non se l’è sentita di sanzionare con il sacrosanto calcio di punizione dal limite dell’area un’insistita trattenuta di Thorsby ai danni dell’argentino e, anzi, sulle inevitabili proteste ha fermato il gioco per sanzionare il gesto del romanista che a quel punto ha insistito con una parolina di troppo e il giallo è diventato rosso. De Rossi ha buttato lontano una bottiglietta da cui stava bevendo e per un attimo i fantasmi dell’ennesima mancata vittoria (e del possibile nuovo sorpasso della Lazio in caso di risultati sfavorevoli nell’ultima giornata) si sono palesati sul prato dell’Olimpico. De Rossi sul momento non ha cambiato niente, e ha mandato a scaldarsi anche Mancini, prevedendo forse il futuro.

Sì, perché la Roma ha avuto un sussulto d’orgoglio e mentre il Genoa ha provato a riorganizzarsi addirittura per vincere sono arrivati invece gli squilli più incisivi dei padroni di casa: prima un violentissimo sinistro di Angeliño, respinto in volo d’angelo da Martinez, poi sul controcross calibrato da El Shaarawy è arrivata l’inzuccata decisiva di Lukaku. De Rossi ha messo subito Mancini al posto di Angeliño, mentre Gilardino ha risposto prima con Vitinha per Badelj e Malinovskiy per Vogliacco e poi, dopo una decina di minuti di giri a vuoto, con Ankeye per Frendrup. Al che De Rossi ha richiamato in panchina Lukaku e, a sorpresa, Dybala, che ormai faceva il mediano, per inserire Abraham e Kristensen, a difendere con un 351 con El Shaarawy mezzala. Ma sarebbe stato tutto vano se Svilar non si fosse esaltato con una parata prodigiosa su uno strepitoso sinistro di Malinovskiy al 48’, a chiudere una serata dolcemara ma molto romanista. E adesso si ricomnincia da 6. 

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