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L'analisi di Roma-Bologna

Onore a Thiago Motta, ma la Roma ha un progetto ambizioso

Contro la squadra (adesso) più forte del campionato, i giallorossi hanno perso oltre i demeriti: ma il vento soffia dalla parte di De Rossi

De Rossi prima di Roma-Bologna

De Rossi prima di Roma-Bologna (GETTY IMAGES)

24 Aprile 2024 - 07:48

Calma! Se una cosa il calcio insegna a chi ha la voglia, il tempo e la giusta disponibilità culturale per capirla, è che l’emotività è la prima nemica di un gruppo-squadra. Ma di sicuro nel calcio di oggi, e in particolare in una piazza come quella di Roma, la componente ambientale esercita una funzione piuttosto invasiva. Così tutti quelli (una minoranza, certo, ma abbastanza rumorosa) che dopo la sconfitta con il Bologna hanno cominciato a seminare dubbi, perplessità e addirittura ad esprimere sentenze contrarie rispetto al neonato progetto De Rossi, sono in qualche modo soldatini più o meno consapevoli dell’esercito che questo progetto proverà a combattere. Evitiamo dunque di farci del male da soli, lasciamo ai Maresca di turno il compito di sgambettarci e restiamo compatti intorno ad un allenatore che potrà portarci là dove forse non siamo mai stati, in quel luogo fantastico dove sentimento e ragione potranno finalmente convivere e persino festeggiare, a dispetto di un ambiente in cui troppo spesso una cosa esclude l’altra. Si sta chiedendo, dunque, un atto di fede? No. I motivi per sperare nel paradiso dei giusti sono piuttosto solidi e la partita con il Bologna li ha addirittura rinforzati. Prestate attenzione.

L’esito della partita

A caldo abbiamo riconosciuto il pieno merito della splendida squadra di Motta per aver portato a casa tre punti nel derby tra le squadre più in forma del campionato. Nessuno però è in grado di dire con certezza che cosa sarebbe accaduto se in alcuni momenti chiave le cose fossero andate diversamente. In questo senso, anche solo per il calcolo delle probabilità, era inevitabile che prima o poi una partita molto sfortunata sarebbe capitata a complicare il cammino della Roma ed è forse un bene per il calcio che sia capitato proprio contro la squadra più bella di questo girone di ritorno dopo l’Inter campione. Ma se la Roma fosse andata in vantaggio con El Shaarawy, se l’arbitro avesse fischiato il gioco pericoloso di El Azzouzi su Pellegrini in occasione del primo gol, se Paredes avesse segnato a porta vuota nell’occasione che è capitata subito dopo il loro vantaggio, se la parata di Svilar avesse tenuto il pallone di Zirkzee sulla linea e non un cm dentro, se la difesa non si fosse così platealmente distratta nell’azione del terzo gol, se Pellegrini avesse segnato il gol del tre a due con 10 minuti ancora da giocare, se la Roma non fosse stata provata fisicamente e mentalmente dalla strepitosa partita contro il Milan di soli quattro giorni prima o se fosse stato il Bologna ad aver avuto un impegno così gravoso invece dei nove giorni liberi per preparare solo questa sfida o se, lo diciamo per ultimo anche se riteniamo che abbia un posto assai più importante nella classifica dei fattori che hanno inciso sulla gara, Maresca fosse andato al mare e per la gara dell’Olimpico avessero designato un arbitro meno provocatorio e più sereno nei confronti della squadra giallorossa, allora forse oggi avremmo da commentare una partita diversa. È vero, il giochino dei “se” si può applicare a qualsiasi partita, anche a quelle vinte. Ma il pensiero che cerchiamo di combattere in questa sede è quello che invece si è propagato dal momento in cui la partita è finita, e cioè che il Bologna sia nettamente più forte e che abbia dominato la gara dell’Olimpico. No, il Bologna si è preso quello che la partita gli ha concesso di prendere, ha sfruttato favorevolmente tutte le occasioni capitate e ha goduto del privilegio di giocare libera e serena contro una squadra troppo condizionata da fattori esterni (questo è un dato di fatto che non deve però trasformarsi in alibi). Basti citare il dato degli Expected goal, e cioè quel numerino che testimonia senza alcun condizionamento di parte quanti gol una squadra avrebbe meritato di segnare in rapporto alle conclusioni fatte: la Roma si era guadagnata 1,83 gol, il Bologna 1,26.

La splendida sfida tattica

Il confronto tra De Rossi e Motta visto sullo scacchiere tattico è stato davvero spettacolare. Il Bologna è una squadra bellissima da vedere, i giocatori sono stati trasformati in anime libere e pensatrici, capaci di allungare o ridurre il campo secondo la propria volontà, una volontà realmente condivisa, chiara a tutti, titolari e riserve. Ma il momento in cui realmente gli ospiti hanno disposto dell’avversario è stato solo dopo il 3-1, quando ormai il quadro psicologico della Roma era irrimediabilmente compromesso. Fino a quel momento la partita è stata equilibrata e più volte nella gara, come testimoniato dagli episodi già raccontati, la Roma avrebbe avuto l’occasione di mettere il muso avanti o riallinearlo subito. Ma il destino ha deciso diversamente e poi la gestione del palleggio del secondo tempo ha lasciato l’impressione che il Bologna fosse davvero realmente superiore alla Roma. Per quanto apprezziamo il lavoro fatto da Motta, tendiamo a pensare che non lo sia, ma che per quanto è stato fatto in questo campionato, anche da agosto a gennaio, è giusto che i rossoblù siano più avanti e abbiano ormai ipotecato il quarto posto (con qualche ambizione in più, persino). L’aspetto che maggiormente ci ha colpito della squadra rossoblù è stata la loro capacità di pressare uno contro uno in non possesso palla e di palleggiare liberando sempre un uomo in fase di possesso, allungando, restringendo, accorciando o allargando il campo a seconda del momento e della necessità estemporanea. Le rotazioni dei giocatori in ogni zona del campo con l’applicazione di ognuno a sostituire il compagno nella funzione sono davvero ammirevoli. Giocando senza pressioni possono permettersi qualsiasi cosa, sfruttando le doti di calciatori di ottimo livello che sono capaci di esprimersi sfruttando il massimo delle proprie potenzialità. In più hanno fisicità e tenacia tali da poter difendere con disinvoltura usando anche le maniere forti e questa è una caratteristica che molte squadre innamorate del proprio gioco non riescono a garantire.

Dove va la Roma

Dall’altra parte, restiamo convinti che il progetto Roma abbia potenzialità ben più ambiziose e che il calcio che ha in testa De Rossi con gli aggiustamenti garantiti da un direttore sportivo allineato sugli stessi valori (chi più di Burdisso?) potrà raggiungere traguardi di altissimo livello. Nel frattempo restiamo aggrappati alla speranza di portare qualcosa a casa già quest’anno sia per il campionato sia per l’Europa League anche se il destino beffardo ha messo la Roma di fronte ad una squadra che sembra un Bologna un po’ più forte. In alto i cuori e forza Roma. Non solo per fede.

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