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La partita

C'è Llorente sull'orlo del burrone

La Roma regala un tempo, poi si riprende ma la Viola torna sopra e sbaglia un rigore. Al 95’ il pari dello spagnolo

La Roma festeggia la rete di Llorente

La Roma festeggia la rete di Llorente (GETTY IMAGES)

11 Marzo 2024 - 08:49

Si salva al 95’ la Roma a Firenze, grazie ad un grandissimo gol di Llorente su sponda di Ndicka (che si era appena tolto la mascherina) all’ultimo tiro della partita, dopo una gara che la Roma ha prima straperso, poi ha recuperato e sperato di vincere, poi riperso e rischiato ancora di straperdere e poi ha ripreso alla finefissando sul 2-2 un risultato che mette in salvo il distacco di cinque punti con i viola, il quinto posto in solitaria a tre punti dal Bologna sconfitto sabato, tiene a bada l’Atalanta che ha pareggiato a Torino e consente di guardare con fiducia al futuro in chiave Champions. Peccato per il primo tempo regalato in parte dall’idea (realizzata male) di De Rossi di uno schieramento anomalo con tre difensori e Angeliño a destra, poi magari si troverà il tempo di parlare anche della pessima prova di Massa che ha fatto arrabbiare i fiorentini per via di un rosso risparmiato a Mancini nel primo tempo, ma poi li ha premiati oltremisura ignorando un chiaro fallo di Belotti su Llorente nell’azione del gol del 2-1 e regalando il rigore che avrebbe potuto chiudere la partita sul 3-1, se non fosse stato per l’altra straordinaria parata di Svilar, ormai uno specialista della categoria: con Italiano disperato per il quinto rigore sbagliato in stagione.

“Overthinking”, dicono sia il difetto (l’unico) del più grande allenatore di tutti i tempi, Pep Guardiola, che a volte tende a pensare talmente tanto alle partite e agli avversari da affrontare che ci pensa troppo e così finisce per confondere le idee ai suoi stessi giocatori. Il rischio è che il primo tempo regalato dalla Roma alla Fiorentina (un po’ come col Toro e a Frosinone) sia stato figlio di questa tentazione in cui probabilmente è caduto Daniele De Rossi, tanto da impiegare una formazione con un curioso 3421, con Mancini al fianco di Llorente e Ndicka, addirittura Angeliño esterno di destra, El Shaarawy a sinistra, in mezzo Cristante e Paredes ad arrancare sulle numerose ripartenze a campo aperto dei viola, con Aouar e non Pellegrini al fianco di Dybala alle spalle di Lukaku. Italiano invece ha schierato il suo 433 piuttosto mobile a metà campo, con la linea a 4 composta da Kayode, Milenkovic, Ranieri e Biraghi, tre centrocampisti che non danno mai troppi punti di riferimento con Lopez in regia e Mandragora e Bonaventura di contorno, e tre punte con Gonzalez e Sottil larghi e Belotti centravanti in cerca di rivincite, non perché qualcuno l’abbia trattato male a Roma (anzi...), ma per far vedere forse che sa reggere il peso dell’attacco. E, favorito proprio dalla cattiva disposizione della Roma soprattutto nella fase di non possesso, in qualche modo l’ha dimostrato, non segnando lui ma diventando un bel punto di riferimento rispetto alle numerose transizioni di cui i viola hanno goduto, fino a prendersi il rigore che avrebbe potuto chiudere la partita, piombando a terra con le ginocchia spezzate alla leggera trattenuta di Paredes. Lo stordimento dei padroni di casa rispetto all’inatteso schieramento dei giallorossi di bianco vestiti è durato cinque minuti, il tempo di capire chi doveva andare a prendere Angeliño a sinistra (e lui nel frattempo dopo una manciata di secondi si è trovato, ovviamente sul destro, la palla da trasformare in oro, ma l’ha spedita in curva, mentre poco dopo ha servito Dybala che ha verticalizzato per Lukaku che ha calciato forte su Terracciano) e di riorganizzarsi. Così, dimostrando almeno la compattezza che tanto lavoro con Italiano garantisce, i viola hanno atteso bassi in qualche occasione o pressato alti in altre togliendo sempre tempi e spazi ai romanisti che invece hanno via via faticato ad organizzarsi. Così la Fiorentina è cresciuta in pochi minuti come una piantina ben annaffiata fa in qualche mese, come in un time-lapse che ha progressivamente preoccupato De Rossi, pizzicato più volte a colloquio con i suoi collaboratori a cercare i correttivi. E la situazione si è complicata anche perché le numerose uscite in ritardo dei difensori hanno spinto ogni intervento al limite e ne ha fatto le spese Mancini, ammonito al 6’ e poi graziato da Massa in due successivi interventi su cui ovviamente il Franchi ha protestato vibratamente. E De Rossi, dopo un cenno di intesa con Paredes che gli ha esplicitato il rischio che si correva di restare in dieci, è stato costretto a sostituire il capitano al 33’, con inserimento di Huijsen (aveva fatto scaldare anche Karsdorp, ma ha preferito sul momento restare a 3). Il fatto è che al 18’ la Fiorentina si è trovata in vantaggio praticamente alla prima occasione reale, su un corner tagliato forte su cui Cristante si è fatto sorprendere da Gonzalez e il tocco ad allungare la palla ha favorito Ranieri che ha anticipato Ndicka e ha battuto Svilar.

In svantaggio la Roma si è persa, lasciando troppe occasioni agli avversari non riuscendo mai chiudere soprattutto a destra sulle posizioni incerte di chiusura tra Angeliño e Mancini. In corrispondenza dei minuti 23’, 24’, 31’, 32’, 35’, 38’ e 40’ la Fiorentina si è resa pericolosa, vuoi sfruttando errori in impostazione, vuoi allungando sulla sinistra i suoi tentacoli, vuoi tirando da lontano, vuoi deviando di testa in area fuori dai pali, vuoi con azioni quasi finalizzate e salvate da Ndicka in scivolata tra due avversari e da Paredes sulla linea. E in tutto questo la Roma si è fatta vedere solo un paio di volte, con un’altra percussione di Angeliño sul piede sbagliato (e infatti non ha tirato col destro e ha messo in area di sinistro per nessuno) e con un destro a giro moscio di Aouar.

Nell’intervallo Italiano ha inserito Ikoné per il sofferente Nico Gonzalez, mentre De Rossi ha cambiato tutto senza cambiare niente, cioè ha spostato Huijsen terzino destro e riportato Angeliño a sinistra, con un più razionale 433 sul quale i suoi ragazzi si sono immediatamente ritrovati. Ed è cominciato un lungo palleggio che ha portato prima ad una chiara occasione per Cristante (che però ha tirato addosso a Terracciano) e poi al pareggio di Aouar, con Dybala ad imbeccare proprio il terzino spagnolo in fascia, cross forte e basso, deviazione ad alzare il pallone e incornata di Aouar all’incrocio dei pali, lo stesso che sarà benedetto da Llorente al 95’. Sembra un dettaglio, con gli stessi uomini in campo eppure con qualche posizione modificata, ma la magia del calcio è anche questa. Nel palleggio ipnotizzante stavolta s’è persa la Fiorentina e per venti minuti non c’è stata più partita, con la Roma altissima sul campo e con crescente autorevolezza. Subito dopo il pari ancora Angeliño ha cercato con un prodigioso esterno sinistro Cristante in area, ma l’appuntamento è stato mancato di un centimetro, e altri due minuti dopo lo stesso spagnolo ha imbeccato dalla parte opposta Huijsen, fermato da Bonaventura. La sensazione era che la Roma stesse per prendersi la partita, quando una punizione generosamente concessa da Massa ha favorito un cross di Biraghi su cui Llorente è scivolato per via di una trattenuta di Belotti, Aouar si è addormentato sul rimbalzo e Mandragora se n’è approfittato, controllando col petto e battendo Svilar con un tocco anticipato. Psicologicamente, una mazzata. Dybala ha chiesto il cambio, De Rossi ha messo Baldanzi e anche Zalewski al posto di El Shaarawy, e la produzione offensiva si è ammosciata. Italiano si è coperto con Duncan al posto di Sottil, De Rossi ha preparato i cambi di Paredes e Angeliño con Pellegrini e Spinazzola, ma prima di farli Huijsen ha regalato un pallone a Bonavenura che ha servito in area Belotti, Paredes ha provato ad anticiparlo, ma l’ex compagno si è girato dall’altra parte e alla prima pizzicata di maglia dell’argentino è piombato a terra, con Massa pronto ad indicare il dischetto.

Ma Svilar ha ipnotizzato Biraghi e ha tenuto in vita la Roma che ha ripreso ad attaccare confusamente mentre la Fiorentina sprecava qualche occasione di ripartenza. Fino all’episodio finale, un corner battuto (corto) da Pellegrini al 50’, Zalewski che ha anticipato Arthur (appena entrato con Nzola e Barak proprio per tenere più il pallone), ha restituito a Pellegrini che ha crossato in area stavolta bene, Ndicka ha fatto una splendida sponda per Llorente che dopo un rimbalzo ha calciato al volo trovando proprio l’angolo opposto per il 2-2 definitivo.

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