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Dopo Huijsen si sveglia pure la Roma

Il ragazzino fa Dybala nel primo tempo dominato da DiFra, poi ci pensano Azmoun e Paredes

L'esultanza di Huijsen contro il Frosinone

L'esultanza di Huijsen contro il Frosinone (GETTY IMAGES)

19 Febbraio 2024 - 07:00

Svegliandosi da un incubo senza aver neanche sudato e addirittura in vantaggio per 1-0 per un gol (di Huijsen) che è qualcosa di molto simile a un sogno, e grazie ai miracoli di Svilar, la Roma a Frosinone è ripartita all’inizio del secondo tempo tornando su un assetto più conosciuto e ha sistemato la praticacon l’autorevolezza che fino ad allora non aveva avuto, grazie ai sigilli di Azmoun su respinta corta e di Paredes su rigore dopo una parata in area di Okoli su tiro di Baldanzi non vista in prima battuta da Giua (errore sanato da Di Paolo al Var). Sono questi i nomi da segnarsi per una partita stranissima, dominata dal Frosinone nella prima metà nonostante una decina di assenze e subita dalla Roma schierata (male) con un sistema di gioco diverso (4231, ma più 424, di cui De Rossi si è preso la responsabilità a fine partita con una lodevole ammissione), e poi riequilibrata nel tempo, con il ritorno al 433, e poi gestita nel finale con il rientro di Smalling nel 352. Altri tre punti ne fanno dodici in cinque partite, così il treno della Champions resta a portata di mano e si può pensare all’impegno da vincere di giovedì in Europa League con il Feyenoord sapendo di aver risparmiato 90 minuti a Dybala, Bove, Spinazzola, Zalewski e Karsdorp, 45 a Lukaku, Pellegrini e Llorente, e di aver ridato minutaggio anche ad Azmoun (in campo fino alla fine), ad Aouar e a Smalling (entrati al 37’ del secondo tempo). Merito della gestione oculata (anche nell’aggiustamento degli errori) di Daniele De Rossi, un allenatore chiamato da Dan Friedkin a sostituire Mourinho - con una scelta che abbiamo subito definito folle e al contempo geniale - e capace in poche settimane di prendersi con questa forza la Roma, dando fiducia a tutti i suoi giocatori, rivoluzionando la filosofia della squadra, lavorando in profondità sul campo e nelle teste dei ragazzi, come ha fatto ieri all’intervallo della gara, urlando tutto il suo disappunto per quell’orribile primo tempo con una veemenza che non è passata inosservata nei corridoi dello Stirpe (e si era già vista anche in campo, proprio al gol del vantaggio).

La Roma si era ritrovata infatti incredibilmente sopra alla fine di un tempo giocato malissimo, ma illuminato da una prodezza senza senso del giocatore più fischiato, Dean Huijsen, classe 2005, scelto da De Rossi per affiancare Mancini in una linea a 4 tenuta costantemente sotto pressione. Così il giovane olandese ha pensato dopo 37 minuti di andare a cercar gloria per conto suo, lasciando Kaio Jorge nella propria metà campo sulla prima lenta pressione e poi è partito dritto, saltando con disinvoltura anche Mazzitelli, rientrando sul destro e tentando poi il tiro a giro verso l’incrocio dei pali, e trovandolo perdipiù (come gli era successo anche con la Juventus Next Gen a Foggia), rovinando poi il resto della sua partita zittendo il pubblico che l’aveva beccato, rimediando il giallo dall’arbitro e provocando la reazione dei giocatori e dell’allenatore del Frosinone, arrabbiato soprattutto per l’esito di quella trattativa fatta saltare dal ragazzo a gennaio non appena gli si è aperta la prospettiva di andare alla Roma. Così all’intervallo De Rossi l’ha saggiamente tolto, risistemando la squadra anche sotto il profilo tattico. 

Sì perché l’idea di attaccare il Frosinone con quattro difensori e quattro attaccanti non aveva funzionato, la squadra sembrava spezzata in due nella (scarsissima) proposta offensiva e lo stesso nella sollecitata veste difensiva, visto che i due attaccanti esterni (Baldanzi vice Dybala, e El Shaarawy) non tornavano mai sotto la linea del pallone, i due mediani Paredes e Cristanti venivano spesso messi in mezzo dai più mobili centrocampisti avversari e dietro Kristensen e Angeliño sulle fasce non riuscivano mai a proporsi alti e faticavano a chiudere sulle proposte continue delle catene laterali avversarie. E Huijsen appariva svagato e fuori contesto al fianco di un Mancini invece sempre concentrato e attento. Così Di Francesco, che a dispetto delle assenze ha presentato un assetto assai efficace (con Brescianini e Mazzitelli registi, Reinier trequartista alla Perrotta e Soulé, Kaio Jorge e Gelli infaticabili nelle rotazioni a togliere punti di riferimento ai marcatori romanisti), ha dominato lungo tutto il primo tempo, con un tourbillon di occasioni in particolare nei dieci minuti centrali da cui la Roma è uscita sana solo per certi errori in rifinitura e per due miracolose parate di Svilar, promosso con la scelta di ieri nuovo portiere titolare. Nel dettaglio, dopo un velleitario tentativo di Lukaku al 15’ respinto da Turati, il Frosinone ha preso d’assalto la porta romanista con questa assiduità: al 23’ con Soulé che da destra è rientrato sul sinistro saltando Paredes e Cristante e chiudendo il tiro con un rasoterra a sfiorare il palo; al 24’ con un altro sinistro dello stesso argentino stavolta deviato da Svilar in corner con un balzo prodigioso; al 25’ con un cross sul secondo palo schiacciato fuori da Reinier; al 31’ con un sinistro di Brescianini deviato da Paredes e subito dopo, sul corner, con una doppia clamorosa occasione di Kaio Jorge prima con l’opposizione ancora impeccabile di Svilar e poi con un tiro sbilenco; al 35’ su errore di El Shaarawy con un altro destro di Kaio Jorge alto. Al 38’ il capolavoro di Huijsen, con il conseguente parapiglia e due espulsioni dalla panchina del Frosinone, il preparatore (ex Roma) Massimo Neri e il match analyst Stefano Romano. Fischiatissimo e preso di mira anche dagli avversari, Huijsen è andato in confusione e al 42’ ha regalato un pallone a Reinier che ha calciato da 40 metri approfittando della posizione alta di Svilar senza però trovare la porta. Le pressioni perfettamente studiate da Di Francesco hanno funzionato benissimo per tutto il primo tempo mentre la Roma, per via di un giro palla lento e prevedibile, non riusciva ad un certo punto neanche a guadagnare la propria metà campo. Urgeva l’intervento choc, De Rossi lo ha fatto all’intervallo.

Al via della ripresa due giocatori nuovi e le idee schiarite: dentro Pellegrini e Llorente, fuori lo stanchissimo Lukaku e l’anomalo protagonista Huijsen. Roma sul più naturale 433 (con Azmoun unica punta e il capitano mezzala sinistra) e Frosinone in difficoltà nell’ambientarsi subito alla nuova realtà. Così i giallorossi di nero vestiti, trascinati da un settore ospiti pieno (1020 biglietti venduti) e dai numerosi romanisti presenti in tribuna, hanno riconquistato il possesso palla, hanno preso a palleggiare più alti e hanno tenuto il Frosinone lontano dalla porta di Svilar. Al 9’ ci ha provato Mazzitelli a dare la carica calciando alto un bel pallone preso al volo di collo pieno, al 10’ una ripartenza romanista è stata vanificata da un’incomprensibile scelta di El Shaarawy (solo in due contro uno non ha servito subito Cristante e si è fatto recuperare), al 18’ lo stesso Faraone ha cercato gloria personale calciando alto. Al 21’ Svilar ha rischiato di vanificare la sua grande partita scivolando su un disimpegno, ma ha recuperato calciando lontano la palla. Di Francesco ha provato allora a riprendere il pallino del gioco con i cambi: dentro Caso, Cheddira e Harroui per Kaio, Lirola e Brescianini e 433 con Gelli terzino destro, De Rossi ha risposto con Celik al posto di Kristensen acciaccato (il problema del ruolo non è ancora risolto). Al 26’ il gol che ha definitivamente indirizzato la partita, con spazio libero per Cristante, gran destro respinto da Turati sui piedi di Azmoun e 2-0, con tanto di linguaccia alla curva del Frosinone e immediate scuse. Di Fra ha messo allora Barrenechea per Reinier tornando al 4231, ma su una ripartenza di Baldanzi con rientro sul sinistro e tiro Okoli ha respinto di braccio (largo) e Giua ha avuto bisogno del conforto della review per assegnarlo: Paredes ha spiazzato Turati e la partita è finita. Non prima però di rivedere in campo Aouar e Smalling (per Baldanzi e Angeliño) e la Roma sul 352, l’assetto di mezza stagione, così vicino, così lontano. Alla fine Pellegrini ha avuto anche la palla del 4-0, ma l’ha mandata alta, rimproverato da El Shaarawy per l’egoismo. Buon segno anche questo.

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