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Faraone sempreverde

La costante ElSha

Tornato a giocare in avanti, si sta rivelando prezioso anche col nuovo tecnico. Dopo aver agganciato Dzeko a 260 gare, Stephan sfida due avversari che evocano bei ricordi

El Shaarawy in azione all'Olimpico

El Shaarawy in azione all'Olimpico (GETTY IMAGES)

13 Febbraio 2024 - 08:03

Cambiano i compagni, cambiano i tecnici, i dirigenti, gli allenatori e persino i proprietari; eppure Stephan El Shaarawy è una costante. Così come lo sono il suo spirito di sacrificio, il suo impegno, la sua freschezza, le sue doti tecniche e la sua disponibilità. Non è un caso che il Faraone abbia raggiunto Edin Dzeko a quota 260 presenze in maglia giallorossa: lo ha fatto segnando un gol, il suo 61° con la Roma, che purtroppo è risultato ininfluente, ma che ha evidenziato l’ottimo momento che l’ex Milan sta vivendo.

Con l’arrivo in panchina di De Rossi, Elsha è tornato in un ruolo a lui più congeniale: non quello naturale di ala sinistra, ma un ibrido tra un trequartista puro e una seconda punta, con licenza di attaccare lo spazio e - se le circostanze lo permettono - di allargarsi come piace a lui, per sgasare nei pressi della linea laterale. Dopo due anni abbondanti da quinto con Mourinho, e solo qualche rara apparizione in avanti, ora Stephan può dare libero sfogo alla sua velocità, alla sua abilità nel dribbling, nell’uno contro uno e nel puntare la porta. Già contro il Verona, alla prima di DDR, il numero 92 aveva fornito i due assist per i gol romanisti. Confermato titolare anche nelle altre tre gare con Daniele in panchina, Stephan si sta confermando un’arma preziosissima per la tipologia di calcio più propositivo che il nuovo allenatore sta mettendo in mostra. Presumibilmente, nel prosieguo della stagione, potrà alternarsi con Baldanzi, oppure sostituire Dybala quando l’argentino avrà bisogno di rifiatare: in ogni caso, non sarà un problema per lui trovare spazio. Del resto, nei suoi confronti De Rossi ha usato parole al miele proprio alla vigilia della sfida con l’Inter, parlando di un’«evoluzione mentale» che ha portato Stephan a maturare: «Una volta - ha aggiunto DDR - mi ci arrabbiavo a morte perché era troppo buono e morbido, adesso invece è un calciatore vero per ciò che dà alla squadra». La stima, tra i due, è sempre stata altissima: quando Elsha salutò per trasferirsi in Cina, nel 2019, De Rossi commentò il suo post di saluto alla Roma così: «Una delle persone più buone ed educate mai incontrate in carriera merita tutte le soddisfazioni del mondo, economiche e non solo». Il destino ha voluto non solo che Stephan tornasse in giallorosso, ma anche che - nel giro di 5 soli anni da quel botta e risposta - ritrovasse il suo ex compagno, stavolta in veste di allenatore.

Settimana clou
Archiviato il ko con l’Inter, l’imperativo è ripartire al più presto: bisognerà farlo a partire da giovedì, quando il ritorno dell’Europa League ci fa incontrare il Feyenoord per la terza volta in due anni. I precedenti evocano bei ricordi a Elsha e ai tifosi romanisti, ma ora conta soltanto il presente. Stephan ha già colpito gli olandesi, l’anno scorso, nei tempi supplementari del ritorno dei quarti di finale: il suo gol, quello del momentaneo 3-1, indirizzò la qualificazione dalla nostra parte. La speranza del trentunenne di origini egiziane è quella di replicare quella serata. Così come spera di fare anche contro il Frosinone, prossimo avversario di campionato, domenica allo Stirpe. Contro i ciociari Elsha giocò la sua prima partita con la Roma, trovando anche il gol. E che gol: di tacco, sotto la Curva Sud: un debutto da sogno. Da allora sono passati otto anni: De Rossi era in campo, quel giorno, nell’inedito ruolo di centrale difensivo. Del resto sia lui sia Elsha non hanno avuto mai problemi a sacrificarsi per questa maglia.

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