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La partita

Incanta la Roma di De Rossi

Reti di Pellegrini, Dybala due volte e Huijsen. Quarto posto a un punto e l’Olimpico non crede ai suoi occhi

L'esultanza di Dybala e Pellegrini contr il Cagliari

L'esultanza di Dybala e Pellegrini contr il Cagliari (GETTY IMAGES)

06 Febbraio 2024 - 07:00

Non crede ai suoi occhi l’Olimpico mentre segue le scorribande corsare di una squadra all’improvviso verticale, tecnica, entusiasmante. Alla fine quattro sono i gol segnati al Cagliari, due quelli annullati per altrettanti fuorigioco di misura al culmine comunque di azioni bellissime, un palo, un altro pacchetto di conclusioni pericolose, schemi su palle inattive nuovi e produttivi e tre punti presi senza che venissero mai messi in discussione, con la partita già in discesa dopo 64 secondi con Pellegrini, al terzo gol in tre gare, poi lo show di Dybala (doppietta con il secondo su rigore, nono gol in stagione, otto in campionato) e il sigillo finale di Huijsen, a staccare di testa su calcio d’angolo appena entrato. Una festa passata attraverso il rendimento sicuro di Angeliño al debutto da terzino con la sicurezza del veterano e l’esordio nel finale di Tommaso Baldanzi, due mancini che arricchiscono il bagaglio di qualità e forniscono nuovi spunti tecnici a De Rossi, al termine della partita contento come un bambino che ha tra le mani un fiore sbocciato grazie alle sue cure. Ora il quarto posto è a un punto (a prescindere dai turni da recuperare) e dopo nove punti nelle prime tre gare da esordiente subentrato (record eguagliato di Burgess, 95 anni dopo) ha adesso quattro giorni per preparare la sfida con l’imbattibile Inter di questa stagione, un bel crash-test senza troppo da perdere.

Che la Roma adesso sia una squadra diversa lo avevano testimoniato solo parzialmente le prime due partite della gestione De Rossi, ma l’ha confermato sin dalle prime battute anche la sfida con il Cagliari, messa in discesa da uno schema su calcio d’angolo perfettamente riuscito dopo 64 secondi di gioco: il corner battuto forte da sinistra da Dybala, la deviazione dal primo palo di Paredes, con la palla sfilata addosso a Petagna e Pellegrini pronto a metterla in porta da mezzo metro per il vantaggio salutato con entusiasmo da un pubblico ancora emozionato per il suggestivo omaggio concesso in memoria dell’indimenticabile Giacomo Losi. Terzo gol in tre partite per il capitano, tornato ai suoi livelli con la plastica dimostrazione realizzativa in coincidenza dell’arrivo di De Rossi sulla panchina della Roma. E in barba alla spiegazione gossippara e un po’ miserabile che i più superficiali vogliono consegnare ai posteri, pensiamo che il ritorno di Lorenzo a una migliore condizione abbia tratto giovamento ulteriore dalle diverse trame di gioco che ora la Roma ricerca con maggior accuratezza. Come da previsioni, Ddr aveva tenuto fuori inizialmente Bove fidandosi delle qualità tecniche del centrocampo con Paredes in regia e Cristante e Pellegrini intermedi e cercando di supplire all’inevitabile carenza dinamica con il movimento incessante del resto della squadra, pronta a ripiegare per quanto possibile dietro la linea del pallone, di fronte a una manovra del Cagliari che in certe occasioni è stata inizialmente persino brillante. Ranieri aveva facilmente ingannato gli osservatori delle cose cagliaritane che avevano pronosticato l’adozione di un 4321 che è invece rimasto nelle bozze della strategia, orientata poi decisamente su un 532 in fase di non possesso con Zappa e Azzi esterni a presidio dei tre centrali Dossena, Mina (impegnato in un muscolarissimo duetto con Lukaku) e Obert, con un centrocampo a tre Nandez, Prati e Makombou, e due punte particolarmente attive, Lapadula e Petagna: aveva sperato così di poter inibire l’efficacia della manovra romanista nel corridoio centrale, ma è rimasto scottato per la velocità della manovra e per le soluzioni di uscita individuate in questi giorni di duro lavoro sul campo dall’innovativo tecnico della Roma, Daniele De Rossi, che bello scriverlo.  In pratica la partita è cominciata sull’1-0, per via del gol realizzato in avvio, ma la Roma non ha abbassato l’intensità del suo nuovo sviluppo di gioco e con manovre sempre molto partecipate senza mai perdere l’equilibrio (Angeliño e Karsdorp non scendevano mai contemporaneamente fin sul fondo), ha preso facilmente il possesso del pallone nella metà campo avversaria frustrando poi con autorevolezza ogni tentativo di ripartenza. Al 9’ il nuovo terzino spagnolo ha fatto subito vedere la prima lezione di cross, pescando con un bel tracciante tagliato di collo interno sul secondo palo Cristante, la cui conclusione si è infranta sul palo. Al 23’ è arrivato il bellissimo raddoppio, con un’azione partita con un’uscita mirata su Lukaku, scarico e sviluppo esterno con il velo geniale di Dybala per Karsdorp, rapido passaggio interno di Cristante per El Shaarawy dalla parte opposta, tocco in area per Pellegrini, assist per Lukaku che ha fatto un altro velo proprio per Dybala che in area ha incrociato il suo mancino all’incrocio.

La Roma non si è fermata e al 36’ un tracciante visionario di Dybala per Karsdorp ha costretto Scuffet al tuffo in uscita liberatorio, poi sul successivo corner uno schema ben congegnato ha portato Dybala a uscire dal primo palo, suggerimento di Angeliño per Pellegrini che ha scaricato proprio per Paulo che ha aggiustato il pallone per calciare verso il secondo palo ma fuori misura di poco. Poco più tardi un’altra uscita strepitosa dal basso ha portato ad un gol segnato in fuorigioco da Lukaku, poi nel finale Rui Patricio ha respinto un tentativo di Lapadula e subito dopo l’attento Marcenaro (quello della stabilità emozionale di Mourinho) ha visto un rigore che in realtà era un fallo di Lapadula su Llorente: Abisso al Var gli ha fatto notare l’errore.

Così dopo l’intervallo De Rossi ha monitorato i malanni dei suoi (Llorente e Pellegrini, peraltro diffidato, in sofferenza), ma ha aspettato la sicurezza del 3-0 per fare i cambi. Intanto al 6’ un’incornata di Cristante ancora su calcio d’angolo è stata fermata di mano da Petagna: inevitabile il rigore e inevitabile la conclusione perfetta della Joya che ha atteso ancora il primo movimento del portiere e poi ha cambiato l’angolo di tiro, stavolta incrociando con sinistro il gol del 3-0. E dopo un’altra azione vertiginosa culminata con un sinistro di Dybala respinto da Mina su assist dal fondo di Angeliño sono arrivati i primi tre cambi, a cui ha fatto subito seguito il quarto: dentro Zalewski per El Shaarawy («gli ho voluto dare un po’ di minuti nel ruolo in una partita ben indirizzata, dopo averlo messo in difficoltà nelle due precedenti partite», dirà alla fine Ddr), Huijsen e Bove per i sofferenti Llorente e Pellegrini, e dopo tre minuti pure Kristensen per Angeliño, preda di crampi. Neanche il tempo di mettersi bene in campo e su un altro calcio d’angolo è arrivato un altro gol: corner di Paredes, incornata dell’appena entrato Huijsen, classe 2005 di proprietà (purtroppo) della Juventus, e 4-0. La partita è praticamente finita così, Ranieri ha provato ad aprire un altro po’ la stalla passando adesso a uno schieramento assai più spudorato con tre cambi offensivi (Viola, Gaetano e Luvumbo per Azzi, Prati e Dossena) e il Cagliari si è sistemato con una specie di 4231 con Nandez terzino destro (poi sostituito anche lui inevitabilmente con Di Pardo). E nonostante l’ingresso anche di Wieteska per Mina (e una ammonizione per proteste rimediata da Paredes che ha fatto infuriare De Rossi), la Roma ha difeso bene e trovato spazi invitanti per segnare ancora, ma Dybala, Lukaku, e poi Baldanzi, entrato nei 17 minuti finali al posto di Paulino, non sono riusciti a trovare il varco giusto per battere ancora Scuffet. In realtà c’è riuscito Bove a tre minuti dalla fine, al termine di un’altra azione bellissima, partita con un lancio millimetrico da 50 metri di Huijsen, rapida sgroppata da destra verso sinistra in diagonale di Karsdorp, assist inedito tra le linee a servire il liberissimo Bove in un movimento opposto e conclusione perfetta del centrocampista. Ma la bandierina alzata dell’assistente Pagliardini ha smorzato la gioia del marcatore e soprattutto del rifinitore che stava esultando come se avesse segnato lui un gol decisivo. E anche questo è sembrato l’ennesimo segnale di una squadra entusiasta e focalizzata sull’obiettivo di restituire il senso ad un campionato che sembrava perduto appena tre settimane fa. E invece...

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