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La partita

La dura legge del Mou

El Shaarawy e Kumbulla inattesi protagonisti di un’altra serata memorabile. Quarti di Europa League opzionati, tra 6 giorni il bis all'Anoeta

La rete di El Shaarawy che ha aperto le marcature

La rete di El Shaarawy che ha aperto le marcature (GETTY IMAGES)

10 Marzo 2023 - 09:13

Colpisce ancora la spietata legge dell’Olimpico, ma forse dovremmo dire di Mourinho: 2-0 alla Real Sociedad, un gol di El Shaarawy in apertura e uno di Kumbulla in chiusura, due gregari che non sono abituati alla copertina ma che stavolta la meritano tutta, Real Sociedad respinta con perdite e piede già nei quarti, a patto ovviamente di difendere il doppio vantaggio tra sei giorni all’Anoeta di San Sebastian, incastrati tra il Sassuolo e il derby, con lo spirito che ha guidato i giallorossi ieri sera in un primo tempo perfetto e in un secondo tempo di sapiente contenimento. È la specialità della casa ormai, e se pensate che tutti questi indizi non facciano una prova allora niente potrà convincervi: settima vittoria del 2023 su otto partite (incredibile dictu, l’unica sconfitta con la Cremonese in Coppa Italia), e settimo clean sheet, con le squadre di ogni censo che sbattono contro un muro e non riescono a tessere gioco, neanche chi è abituato a farlo come questi poveri baschi.

Stavolta poi Mourinho ha dovuto preparare la partita dell’Olimpico con l’incognita di ogni gara d’andata, senza il conforto di un risultato già maturato, come invece gli era capitato in tutte le sfide dentro o fuori dagli ottavi in poi l’anno scorso in Conference League e anche nel playout col Salisburgo di quest’anno. Ma quando hai plasmato una squadra tanto matura sotto il profilo tecnico e tattico puoi stare tranquillo che il più del lavoro è già svolto, si tratta sono di non sbagliare impostazione strategica con l’avversario e non permettergli di godere mai di qualche comfort zone inattesa.

Così mago Mou stavolta ha impostato la squadra in vigile attesa, puntando su Dybala e Pellegrini quasi ali in fase di non possesso, pronti a schermare più centrali la prima impostazione in non possesso e chiedendo all’inesauribile capitano anche il sacrificio di abbassarsi a fare la mezzala nello sviluppo più profondo degli spagnoli, quando la Roma come spesso fa tende ad abbassarsi con gli esterni ad affiancare i centrali in una linea compatta di cinque uomini, e allora c’è bisogno di un terzo di centrocampo a sostenere anche dal punto di vista dinamico l’impegno gravoso dei professori del centrocampo giallorosso, Matic e Cristante. Dietro ha fatto il suo esordio Diego Llorente, uno su cui si potrà contare nei momenti in cui dovrà tirare il fiato uno dei tre titolari, com’è capitato ieri sera allo squalificato Ibanez. Piede pulito, grande serenità psicologica, buona attitudine difensiva (giusto una sbavatura), splendida propensione offensiva: questo è sembrato Diego Llorente nei primi 45 minuti, prima dell’infortunio che l’ha tenuto negli spogliatoi.

In più Mou ha anche il vantaggio di saper indovinare il momento giusto per cambiare qualcosa degli altri titolari: per esempio El Shaarawy, un po’ sacrificato da Salisburgo in poi (“Mi spiace per lui, l’ho tenuto fuori dalla gara di ritorno per tenermi un piano B”, disse lo Special One), ieri è sembrato come se non si fosse mai assentato: suo il gol al 13’ del primo tempo, tanto per mettere subito in chiaro le cose perché quest’anno nella Roma chi gioca gioca il prodotto finale non cambia, anzi si arricchisce di qualcosa di nuovo ogni volta. Alguacil aveva invece disegnato un prevedibile 4312 per la sua celebratissima Real Sociedad, con David Silva a fare il Dybala sulla trequarti, ma senza un Pellegrini al fianco, con il solido norvegese Solroth ed il veloce giapponese Kubo a dividersi l’onere dell’attacco, con la difesa puntata su Gorosabal, Zubeldia, il francese Le Normand e Rico, e un centrocampo a tre invero un po’ povero di fantasia con Zubimendi in cabina di regia, Merino e Illaramendi intermedi. 

Bellissimo il gol che ha spaccato la partita al 13’: Real sbilanciata in pressione offensiva, Dybala sconsideratamente lasciato solo a ricevere a destra senza alcuna pressione, mentre El Shaarawy intuiva la potenzialità dell’azione e partiva in una corsa senza freni (88,7 metri conterà poi Sky), conduzione di pallone rapida e ficcante di Paulo, apertura su Abraham in taglio in area, finta di rientro e affondo dell’inglese e perfetto assist sul secondo palo proprio per il commovente salto di El Shaarawy, a segno in acrobazia ormai a porta vuota.
Così la gara si è messa subito nella direzione giusta, ma la Roma non si è mai accontentata di puntare solo su quello: ha difeso con attenzione senza concedere niente e senza mai rinunciare alla transizione offensiva, così da far tenere alta la tensione ai baschi e togliendo loro ogni certezza su cui sono abituati a contare.

Kubo ha provato a rompere da solo gli indugi, entrando in area a destra al 22’ approfittando di una leggera crepa nel dispositivo difensivo e presentandosi solitario da posizione quasi impossibile, da cui ha infatti tentato un tiro balisticamente improbabile, che è finito sul palo esterno ma che in realtà non aveva alcuna possibilità di bucare Rui Patricio. Al 24’ la Roma in inconsueta pressione altissima ha puntato sull’errore dell’impreciso Zubimendi e per poco non riusciva nel blitz, con Dybala pronto a rubare il pallone e a cercare in area Pellegrini che per un soffio non ha controllato il pallone che sarebbe stato facilissimo tramutare in gol. Poi un cross al 28’ di Kubo ha trovato Smalling un po’ affannato nella marcatura di David Silva, l’anticipo dell’inglese è stato svirgolato ed è terminato di poco a lato, col soffio dei 60000 romanisti presenti a spingerlo fuori. Al 31’ un altro taglio da fuori a dentro di Dybala è culminato con un sinistro dell’argentino verso la porta su cui si è avventato Pellegrini in spaccata, ma col pallone impossibile da addomesticare. Al 42’ un’altra pressione alta combinata di Abraham e Dybala ha complicato il rilancio di Remiro, ancora fortunato nell’epilogo rimpallato.

Diego Llorente ha provato a rientrare dopo l’intervallo, ma con una smorfia di disappunto per un significativo richiamo di dolore dell’adduttore ha dovuto lasciare il campo a Kumbulla, che entrando non poteva sognare un epilogo migliore. Dopo un gran sinistro di Rico da lontano deviato in angolo da Rui Patricio c’è stato un episodio che avrebbe potuto togliere certezze alla Roma, per via dello scontro di testa tra Pellegrini e Zubeldia, con il capitano ko (brutto taglio sull’arcata sopracciliare), sostituito nel ruolo e nelle responsabilità da Wijnaldum, non ancora del tutto a proprio agio soprattutto nei tempi delle giocate della Roma. Per rinsaldare testa e gambe, Mou ha provveduto a cambiare anche El Shaarawy e Abraham, protagonisti dell’azione del vantaggio e fin lì bravissimi, solo per non permettere di abbassare la tensione emotiva, puntando quindi sull’apporto che avrebbero garantito anche sotto il profilo emozionale Spinazzola e Belotti. E infatti dopo pochi minuti Belotti è andato a raccogliere un lungo lancio di Karsdorp e da posizione assai defilata ha sparato un destro che ha scheggiato la traversa. 

Nessun dorma, con l’Olimpico così ruggente e l’adrenalina in circolo a comandare la scena: a un certo punto Cristante e Matic non paghi di aver bullizzato ogni avversario se la sono presa uno con l’altro per un richiamo di posizione non gradito dal serbo, Wijnaldum s’è dovuto mettere in mezzo e i due si sono calmati. Alguacil ha provato a risistemare in campo la sua squadra, senza cambiare assetto: dentro Oyarzabal e poi Ali Cho e Brais Mendez per Sorloth (un fantasma), Kubo (dopo Silva, il migliore dei suoi) e Illarramendi, ma era sempre la Roma a ripartire e i difensori baschi a fare superlavoro per tamponare ogni buco, esagerando anche con l’agonismo: quattro i gialli rimediati in 16 minuti. Al 37’ il momento sliding doors: sul lancio di Mendez, Mancini infatti per una volta non è arrivato a deviare e alle sue spalle Merino si è trovato sul sinistro la palla del pareggio, ma la sua deviazione di piatto non facile per fortuna nostra è terminata fuori e la Roma ha colto il segnale che attendeva.

Non per caso Mou non aveva ancora tolto dal campo Dybala: così Paulo è andato a battere al 42’ un corner guadagnato da Karsdorp con una percussione coatta (strappo insistito a destra, scarico per Cristante e destro deviato), precisa la parabola disegnata dall’argentino e splendida capocciata in solitario per Kumbulla sul secondo palo, un gigante in un campo di papaveri. Poi sì che sarebbe potuto uscire Dybala, al suo posto Bove a rinforzare il centrocampo e un altro guardiano disposto a tutto pur di non far tirare gli avversari. Che infatti, assai intimoriti, ci hanno provato solo da lontano, prima con Sola, entrato poco prima per Gorosabal, e poi con Turrientes, chiamato in campo a sostituire David Silva, il loro Dybala: un po’ poco per impensierire uno come Rui Patricio.

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