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Amarcord

Roma-Torino, la sfida speciale: non sarà mai come le altre

Contro i granata le due Coppe Italia conquistate ai calci di rigore. E poi la festa del 15 maggio 1983, la coppa per il terzo Scudetto e quel gol di DDR

L’accoglienza riservata dallo Stadio Olimpico alla Roma  appena laureatasi campione d’Italia il 15 maggio 1983, in occasione della sfida contro il Torino

L’accoglienza riservata dallo Stadio Olimpico alla Roma appena laureatasi campione d’Italia il 15 maggio 1983, in occasione della sfida contro il Torino (GETTY IMAGES)

13 Novembre 2022 - 10:45

Non sarà mai una partita come le altre: Roma-Torino sarà sempre un tuffo al cuore, perché porta con sé tutta una serie di ricordi, di emozioni e di momenti indelebili nella mente di ogni tifoso romanista, a prescindere dall’età. Roma-Torino è Francesco Totti che sposta il pallone con la suola e dribbla Bucci in quell’1-0 del 6 gennaio 2002, ma è anche Bruno Nicolè, che con un suo gol ci regalò nel 1964 la prima Coppa Italia della nostra storia. A proposito di Coppa Italia: Roma-Torino sarà sempre la nostra Coppa Italia, sarà sempre quella doppia serie di calci di rigore, Franco Tancredi che vola come un gatto, Sergio Santarini che alza al cielo un trofeo atteso troppo a lungo. Un trofeo che fa da spartiacque, che regala consapevolezza non solo alla squadra, ma anche ai tifosi, in vista di un’estasi che arriverà dopo 41 anni.

Già, perché Roma-Torino sarà sempre e per sempre il 15 maggio 1983: quello Stadio Olimpico stracolmo di gente, bandiere e gioia che sembra riversarsi fisicamente sul campo da gioco quando la squadra che è appena diventata campione d’Italia fa il suo ingresso in campo. È il giorno della festa, del ringraziamento ad Agostino, al Barone, a Bruno e a Roberto, ad Aldo e a Paulo Roberto. È il ringraziamento a tutti, è l’abbraccio collettivo di un popolo a sé stesso. Ancora non c’eravamo cuciti il tricolore sul petto, ma ce lo portava - fatto di fiori - Beppe Dossena, che lo consegnava a “Dibba” prima del fischio d’inizio. Sì, perché Roma-Torino è anche una storia di fiori: quelli che ci portarono in dono i granata (forse per aver avuto la meglio sugli odiati cugini bianconeri), ma anche quelli che Di Bartolomei lanciò - con tutto il vaso - verso la Curva Sud durante il giro di campo.

Il Principe e il Dieci

Ma Roma-Torino è anche lacrime: quelle del “Principe” Peppe Giannini, quando i sogni di rimonta giallorossi si infransero sul palo, in quella maledetta finale di ritorno della Coppa Italia 1992-93. Dopo il ko per 3-0 dell’andata sembrava impossibile, ma i ragazzi di Boskov arrivarono a un soffio dall’impresa, e soltanto un legno impedì che il 5-2 diventasse 6-2 e ci regalasse il trionfo. Quelle lacrime del Principe sono forse simboliche, oltre che dolorose, se si tiene conto che arrivarono al termine della stagione in cui fece il suo esordio Francesco Totti. Una lunga storia, quella tra il Dieci e la squadra granata, che attraversa almeno quattordici anni. Il 6 gennaio 2002, nel giorno in cui la Roma riceve la coppa per il terzo Scudetto conquistato pochi mesi prima, la leggenda firma uno dei gol più belli della sua carriera. Roba da leccarsi i baffi, per autentici gourmet.

È invece fantascienza pura ciò che accade il 20 aprile 2016: Francesco entra all’86’ con la Roma sotto per 2-1; passano pochi secondi e al primo pallone toccato fa 2-2. Quindi calcia il rigore del 3-2 in pieno recupero. Finisce con il delirio dell’Olimpico, con la gente in lacrime che immortala un momento unico nel suo genere. Succede tutto sotto la Curva Sud, e dove altrimenti? È lì che il romanismo tende per sua natura, perché è da lì che è partito.

Ecco, Roma-Torino non sarà mai una partita come tutte le altre perché affonda talmente tanto le sue radici nella nostra storia da esserne parte integrante. Ai granata abbiamo conteso il primo Scudetto della nostra storia, nel 1942, poco prima che quella squadra scrivesse la storia del calcio italiano. A loro abbiamo strappato la nostra prima gioia tricolore, e di fronte a loro abbiamo festeggiato la seconda. C’erano ancora loro, quando la terza venne ratificata con il trofeo consegnato al nostro Capitano. 

Roma-Torino è la magia di un Nicolò Zaniolo ancora giovanissimo, che esulta come esulterebbero i bambini che coronano un sogno il 19 gennaio 2019, in una rocambolesca vittoria per 3-2. Roma-Torino. Roma-Torino è il primo centro in Serie A di Daniele De Rossi, e ovviamente non può arrivare che a maggio, per chi come lui è nato nel 1983, con la Roma campione d’Italia in carica. Un tiro da fuori, da lontano, che bacia il palo della porta sotto la Curva Sud e finisce dentro. Ecco, forse non c’è immagine migliore di questa, per raccontare questa partita speciale: il tiro di un ragazzo, romano e romanista, che sta coronando il sogno di una vita; la traiettoria che cambia, il pallone che finisce dentro e quel ragazzo che alza le braccia al cielo, quasi fosse incredulo di quanto è appena accaduto. 

Roma-Torino non sarà mai una sfida come tutte le altre, e chi non lo capisce forse non ha proprio capito cosa significhi questa squadra che è molto più di una squadra. Chi non lo capisce forse non ha capito Agostino Di Bartolomei e Daniele De Rossi, Francesco Totti e Giacomo Losi, Franco Tancredi e Giuseppe Giannini, Bruno Conti e Paulo Roberto Falcao, Nils Liedholm e Gianfranco De Sisti. Loro, che sono la storia della Roma, sono il motivo per cui gli incroci con i granata - specie se all’Olimpico - saranno per sempre speciali.

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