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La partita

Un anno dopo Bodø: fiordi rivoluzione nella Roma di Mourinho

Il 21 ottobre 2021 la tremenda serata norvegese. Da allora tutto è cambiato. Giocatori, modulo, cammino europeo fino al trionfo. E soprattutto la mentalità del gruppo

La formazione iniziale di Bodø-Roma

La formazione iniziale di Bodø-Roma (As Roma via Getty Images)

21 Ottobre 2022 - 11:30

Araba fenice. Simbolo di resilienza. Plasmata, non creata dal suo mentore dopo quella notte da tregenda. Ognuno ricerchi la chiave di lettura più efficace, sta di fatto che dal 21 ottobre 2021 a oggi, un anno esatto di distanza dalla disfatta di Bodø, la Roma è diventata tutt’altra squadra, assumendo sempre più le sembianze della sua guida carismatica: José Mourinho da Setubal. Ancora lontano dal compimento, il percorso indicato dallo Special One è stato tuttavia intrapreso con convinzione, come confermano risultati, statistiche e costanti progressi negli uni e nelle altre. Come se quel clamoroso quanto tremendo 1-6 incassato fra i fiordi nell’incredulità generale, avesse sortito l’effetto tabula rasa del più devastante dei cortocircuiti. Da batoste simili spesso si fa fatica a riprendersi completamente anche sulle lunghissime distanze. La Roma si è invece rigenerata a stretto giro, riuscendo perfino a esorcizzare nella stessa stagione lo spauracchio norvegese e confinandolo nei ricordi che col senno di poi cambiano segno. Con un beffardo sorriso sulle labbra, dopo aver sollevato al cielo di Tirana il trofeo della Conference League.

Ma il tragitto si è rivelato denso di ostacoli, a partire dall’immediato post-partita. Quando Mou si è assunto la responsabilità non soltanto pubblica, ma anche pratica di scaricare mezza rosa, già ristretta in partenza. Con tutto quel che poteva conseguirne, dalle scelte obbligate o quasi di formazione al mercato. Cinque epurati (diventati sei nell’estate successiva con la cessione di Perez), Darboe relegato ai margini assieme ai correi. I soli Rui Patricio e Ibañez superstiti fra i titolari di Bodø - parte prima.  Strategia da all in. Che però ha pagato. El Shaarawy e Kumbulla, che completavano l’undici iniziale, hanno recepito il messaggio forte del tecnico mettendosi a disposizione del gruppo. E i titolari hanno serrato i ranghi, ben sapendo che avrebbero avuto poche alternative e ancora meno bonus da giocarsi. La prima dopo il crollo norvegese contro il Napoli a mille (corsi e ricorsi), fermato con carattere e sostanza. Poi alti e bassi orientati anche da diverse nefandezze arbitrali, compresa la prima rivincita col Bodø. Fino al ricorso alla difesa a tre - pressoché inedita per José - smontata dopo la sosta natalizia per 3 gare e subito ripristinata grazie anche alla scoperta Zalewski, lanciato in pianta stabile nella formazione-tipo. Il gruppo ha cambiato pelle riconoscendo in Capitan Pelle il proprio fulcro di campo e nello Special One il centro di gravità permanente. Non sempre perfetta, quasi mai orientata a concessioni estetiche fini a se stesse; ma coriacea, tignosa, protesa a superare i propri limiti e le avversità: il chiodo scaccia Bodø ha forgiato la Roma in un anno.

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