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Un'altra brutta figura dopo Udine: ora tocca a Mou

Nella passata stagione lo Special One cambiò modulo e uomini, è chiamato a ripetersi. La Roma di queste ultime 2 sfide è stata la brutta copia di quella che avevamo immaginato

José Mourinho

José Mourinho ((As Roma via Getty Images))

09 Settembre 2022 - 10:37

Incidente di percorso. Così un po’ tutti avevamo provato a consolarci dopo le quattro pappine rimediate a Udine. Una partita nata male e finita peggio, si era detto, non succederà una seconda volta. Invece è successo. Nella prima europea della stagione, sul campo di un Ludogores che farà pure quello che gli pare in Bulgaria (undici scudetti consecutivi), ma che certo sulla carta non poteva rappresentare un avversario da far tremare i polsi a una Roma che si è presentata in campo (in condizioni da ufficio inchieste) con una maglia con tanto di adesivo quale vincitrice della passata Conference League. Una vittoria che aveva rinsaldato quel concetto di squadra da qualche anno più europea che da campionato. 
Invece siamo andati incontro a una seconda brutta figura, altri due gol sul groppone, sei in centottanta minuti, con il risultato di mettere subito in salita (il Betis ha vinto in Finlandia) il cammino in un girone in cui vincerlo è garanzia di ottavi di finale, arrivare secondi vuole dire andare a fare lo spareggio con una delle retrocesse dalla Champions League, finire terzi vorrebbe dire un altro spareggio ma per retrocedere nella nostra Conference. 

Forse l’onda lunga di un entusiasmo crescente, la vittoria europea, il mercato da applausi a scena aperta, i ripetuti sold out, i dieci punti nelle prime quattro partite di campionato con tanto di pareggio in rimonta sul maledetto campo della Juventus, hanno falsato il senso delle cose in tutti noi. E la conseguenza è che la Roma di queste ultime due partite è stata la brutta copia di quella che avevano immaginato solo qualche settimana fa. Lenta, impacciata, con poche idee, pericolosamente lunga quando prova a fare la partita (le ultime due gare perse sono state le uniche in cui i giallorossi hanno avuto il maggior possesso palla), incapace di mettere insieme cinque passaggi con un senso. E’ come se fosse tornata quella della prima parte della passata stagione, quando dopo le tre vittorie iniziali in campionato, cominciò progressivamente a zoppicare andando incontro a più di qualche brutta figura. Il nostro augurio è che pure quest’anno ci possa essere un’inversione di tendenza che garantisca di poter inseguire gli obiettivi stagionali, una qualificazione per la prossima Champions League, un cammino importante in Europa, una coppa Italia finalmente da protagonisti dopo anni di anonimato e brutte figure (non solo in campo).

Intendiamoci, siamo soltanto all’inizio di una stagione ancora lunghissima per quanto atipica con quel Mondiale da smaltire tra novembre e dicembre, ma se lo scorso anno ci si mise un po’ a trovare una soluzione, sarà il caso che ora la soluzione venga trovata in tempi possibilmente più rapidi. Senza dimenticare che ieri pomeriggio in Bulgaria, la Roma si è presentata in campo dopo aver lasciato a casa sei giocatori (Wijnaldum, Abraham, Zaniolo, Karsdorp, El Shaarawy e Kumbulla) di cui tre-quattro titolari indiscutibili nel momento in cui si è costruita questa squadra. A parte l’olandese, gli altri cinque sono recuperabili nelle prossime settimane, ma sarà comunque il caso che Mourinho, come fatto lo scorso anno, si inventi qualcosa per modificare un percorso che così non può andare avanti.

Nella passata stagione, come si ricorderà, lo Special One dopo aver cominciato schierando la sua prima Roma con quattro difensori, due mediani, tre trequartisti e una punta, prese atto che quel modulo era poco propedeutico per sfruttare al meglio le qualità dei suoi giocatori. E allora, soprattutto dopo le due ultime sconfitte consecutive della Roma (Milan e Juventus), nel mese di gennaio ribaltò la squadra, tre difensori in linea, Zalewski inventato esterno sinistro al posto di un Viña che ne imbroccava sempre meno, due mediani di cui uno almeno di dinamicità, Pellegrini e Zaniolo a far compagnia ad Abraham nella fase offensiva. Il risultato lo ricordiamo tutti.

Ecco, ora ci sembra il caso di ripensare a questa Roma che, fin qui, tutto è stata meno che convincente. Allora, ci permettiamo di suggerire: perché non provare a tornare a una linea difensiva a quattro considerando pure che il tanto richiesto quinto centrale molto difficilmente arriverà (se arriverà) a Trigoria prima di gennaio? E, anche, perché non mettere in piedi una linea di centrocampo a tre con Matic vertice basso (insieme a Cristante ora non può giocare) con Pellegrini e Camara (o Bove) interni in modo da non rischiare la costante inferiorità numerica in mezzo al campo? E poi, in attacco, i tre tenori, Zaniolo e Dybala alle spalle di Abraham, liberi di poter mettere in campo i loro effetti speciali. Il tutto scegliendo una formazione titolare e cominciare a giocare con quella pur nel rispetto di un turnover che con cinque cambi può garantire spazio anche a una panchina lunga mai come in questa stagione. Forza Roma.

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