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Il protagonista

Zaniolo gol e fascia: dal campo la verità e i segnali sul futuro

Entra nel secondo tempo, colpisce una traversa e segna ancora una volta. Pellegrini gli lascia la fascia da capitano, lui la onora e fa parlare il pallone, ciò che conta

Zaniolo esulta dopo il gol con il Portimonense

Zaniolo esulta dopo il gol con il Portimonense (As Roma via Getty Images)

Leonardo Frenquelli e Matteo Vitale
17 Luglio 2022 - 07:00

Tra le chiacchiere e la realtà, tra strilloni di mercato e il campo, che alla fine è sempre il migliore specchio della realtà. Due partite, due legni, due gol e tanta voglia di fare bene. Questo è quello che Nicolò Zaniolo ha detto sul rettangolo verde nelle prime amichevoli del ritiro portoghese romanista, queste le certezze che stanno pian piano allontanando le voci che fino a pochi giorni fa circolavano velenosamente sul futuro del marcatore decisivo dell’unica finale Uefa vinta dalla Roma nella sua storia. 

Come era accaduto contro il Sunderland, Mourinho ha buttato dentro il 22 all’intervallo anche contro il Portimonense quando ha cambiato tutti gli undici che erano in campo al 45’. Zaniolo si è messo vicino ad Abraham a spaziare tra trequarti e il ruolo di seconda punta, dando all’attacco romanista profondità e forza fisica. Quella forza innata che la Roma ha curato e ricostruito insieme a lui anche nei momenti più bui della  giovane e già sfortunata carriera del talento ex Inter. Per la seconda amichevole consecutiva ha colpito un legno quando il risultato era ancora di 1-0: si è buttato nello spazio su un filtrante di Perez e ha scaricato un destro potente che si è stampato sulla traversa. Poi ha continuato a darsi da fare e al 71’ ha annichilito fisicamente il pressing di Villyan e battuto il portiere avversario con un sinistro preciso, sancendo il definitivo 2-0. Rispetto alla sfida coi Black Cats però, ieri c’è stata una differenza sostanziale: al momento del cambio la fascia da capitano che era sul braccio di Pellegrini l’ha presa proprio Zaniolo (col Sunderland era toccata a Zalewski). Anche questo, in qualche modo, è un segnale inequivocabile del campo. Gli era già successo, curiosamente proprio 15 luglio, ma del 2021, quando quel pezzo di stoffa attorno al bicipite in un’altra amichevole estiva sanciva il suo ritorno a pieno regime dopo l’infortunio. Adesso, mentre è ancora negli occhi di tutti la potente immagine del colloquio tra Nicolò e Pellegrini seduti al centro di un campo sportivo vuoto, i gradi di capitano sono un sintomo che (ri)avvicinano simbolicamente e non solo il talento giallorosso alla Roma, qualcosa che sa di permanenza. Al netto di qualche chiacchiera di troppo degli scorsi giorni, è in linea anche con il comportamento della società (che non lo ha mai messo in vendita e comunque non ha ricevuto offerte) e della linea attuale dell’entourage che ora parla più di voglia di cercare il rinnovo che di orizzonti torinesi.
La realtà è ancora una volta quella che racconta il campo, quella che dice che Zaniolo è un calciatore della Roma, di una potenza fisica e un talento come pochi altri, al servizio della squadra che lo sta aiutando a diventare grande.

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