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LA PARTITA

Ci voleva il bacio di Guida

Un rigore regalato dall’arbitro con la complicità del Var. Banti indirizza la partita e poi Bonaventura fa il bis, Roma stanca e rassegnata

Marco Guida, arbitro di Serie A (Getty Images)

Marco Guida, arbitro di Serie A (Getty Images)

10 Maggio 2022 - 08:07

Chi ci libera dai «Banti di questa vita»? Sono le parole di Mourinho, ma le facciamo nostre ripensando a tutte le volte in cui arriva il Var di turno e ci ricaccia all'indietro, anche se pensavamo di meritare una posizione migliore, nel calcio e nella vita. Ora indietro è finita la Roma, sesta a tre punti sotto alla Lazio, che invece al Var si vede regalare gol della vittoria irregolari (a La Spezia), e sullo stesso piano dell'Atalanta e ora anche della Fiorentina, che ieri ha fatto la sua bella partita viva e aggressiva, come da calcio di Italiano, ma che è stata platealmente aiutata nel compito dall'inadeguatezza della coppia Banti-Guida, uno al Var, l'altro in campo, l'ultima coppia comica del calcio italiano. Ci sarebbe da pensare davvero solo all'Europa, dove, per fortuna, arbitri italiani non possono esserci, ma la Roma non può mollare perché non si sa mai come finirà a Tirana e allora i punti intanto vanno presi sul campo anche in Italia per riguadagnare l'Europa. Ieri tra le stregonerie di Banti e la stanchezza/pigrizia/rassegnazione che dopo quell'ignobile inizio sono subentrate nella Roma la partita è finita dopo dieci minuti, il tempo per Bonaventura di fissare il risultato sul 2-0 (con relativa incertezza difensiva di Zalewski e Ibañez) e tutti a casa alè. Peccato per i 3000 romanisti saliti di lunedì al Franchi a beccarsi gli insulti ritmati e cantati per tutta la partita dagli altri spettatori. Ora restano due partite, contro il Venezia e poi in trasferta col Torino. Chissà se basteranno a riprendersi il passaporto per l'Europa che ieri Banti ha rimesso nel cassetto.

Peccato, insomma, ma in questi casi c'è poco da fare. C'è voluto il coraggio di Guida, e soprattutto del suo collega al Var, per indirizzare la partita nel canale preferito da Italiano, con la Roma che immaginava tutta un'altra partita e invece è stata costretta dall'infinita fantasia dei nostri arbitri a giocarne un'altra. È successo che dopo neanche due minuti di gioco il simulatore Nico Gonzalez (ricordiamo feroci polemiche al riguardo, anche recentemente dall'Empoli, con il presidente Corsi che in tribuna se la prese col designatore Rocchi), dopo aver resistito caracollando ad un primo contrasto fuori area con Mancini è crollato a terra dopo un tentativo di Karsdorp in area di togliergli il pallone (pallone non toccato, ma contatto davvero risibile): l'argentino è crollato a terra contorcendosi come se fosse stato abbattuto da una mandria di bufali contromano, in qualche modo cominciando l'opera di convincimento dell'arbitro Guida che ovviamente in prima battuta aveva considerato del tutto irrilevante il contatto. Il capolavoro è stato compiuto però dal var Banti (48 anni, 8 in più dell'arbitro in campo Guida, 8 anni in più di vita e di esperienza, e di peso politico) che invece ha preteso di convincere il collega del calcione portato da Karsdorp, come se non spettasse all'arbitro di campo decidere la portata di un contatto tra due calciatori. E allora alla playstation è cambiato tutto: niente ammonizione al simulatore, ma addirittura rigore, che ovviamente lo stesso argentino ha trasformato in oro, e cioè nel vantaggio iniziale della Fiorentina. Chiaro che Italiano non aspettasse altro. Il suo problema ieri era quello di sbloccare il risultato, poi sarebbe stato tutto più facile. Soprattutto se alla successiva occasione, all'11°, una percussione di Bonaventura è stata valutata malissimo da Zalewski in prima battuta e da Ibañez in seconda, col primo ad evitare il contrasto per paura di uno scarico sull'esterno Ikoné e il secondo lento ad accorciare, così Bonaventura (anzi, «Jack», come amichevolmente lo chiamano gli "amici" di Dazn) ha avuto il tempo di piazzare il sinistro aperto sul secondo palo, lontano dalle grinfie di Rui Patricio, per andare poi ad esultare direttamente in tribuna in mezzo ai suoi insultanti tifosi.

Così dopo 11 minuti la Fiorentina si è ritrovata sopra di due gol: che partita vuoi giocare sapendo quanto hai appena vissuto all'Olimpico e quanto vivrai tra un paio di settimane a Tirana? Non è una giustificazione, sia chiaro, ma una spiegazione. A poco è servito il fatto che Mourinho avesse scelto di presentarsi al Franchi praticamente con la formazione titolare, col solo Veretout in campo da trequartista al posto di Zaniolo, e tutti gli altri al loro posto. Italiano ha risposto col suo 433 offensivo e ordinato, che forse non avrebbe neanche avuto bisogno dei regali dell'Aia per vincere questa partita, con il veloce ma approssimativo Ikoné a destra, l'improduttivo Cabral in mezzo e il simulatore Gonzalez a sinistra. Al 20° ci ha provato Pellegrini a rimettere le cose a posto, con una punizione delle sue deviata in corner da Terracciano. Al 24° è arrivato pure il terzo gol della Fiorentina, ancora di Bonaventura, ma al Var stavolta si sono accorti del fuorigioco di partenza di Biraghi. Al 45° la coscienza sporca del sestetto arbitrale (con Sacchi che a bordo campo ha provato più volte a convincere Mourinho dell'inconvincibile) ha favorito Ibañez che si è goffamente gettato su Ikoné, mancando completamente l'impatto.

Nella ripresa Mourinho ha provato a cambiare qualcosa (ma forse avrebbe avuto un senso cambiare molto prima) inserendo Zaniolo al posto di Oliveira, ma la Roma ha partorito il topolino di un'unica azione da gol, al 9°, su cross di Zalewski perfettamente incornato da Abraham, peccato che la schiacciata abbia fatto rimbalzare il pallone a pochi centimetri dall'incrocio. E anche stavolta il tempo si è chiuso così, tra qualche velleitario tentativo viola (Amrabat, Biraghi, Maleh) e le sostituzione di Mourinho, tra cui spiccava quella di Spinazzola, al rientro dopo dieci mesi di assenza: per lui tre minuti di recupero in campo da esterno sinistro, il suo ruolo, col suo sorriso, l'unico di una serata davvero storta, piegata prima del tempo dall'inadeguatezza di due brutti ceffi.

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