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Dichiarazioni

Diego Solinas, Console a Londra: "Spero di vedere una Roma senza paura"

L'intervista: "La tifo dai tempi di scuola, dalla Farnesina erano 5’... Il 3-0 al Barcellona lo vidi in Eritrea, con fioretto: pellegrinaggio a 15 km da Asmara"

Giacomo Paoloni
28 Aprile 2022 - 09:09

Questa sera la Roma torna a calcare il suolo inglese. Un anno dopo il ko con il Manchester United, quattro dopo la notte di Anfield, quando nella semifinale di andata i cinque gol del Liverpool misero la Roma con un piede fuori dalla Champions League. Di quella cavalcata europea resterà nel cuore anche l'impresa di Stamford Bridge, quando una Roma strepitosa trascinata da Dzeko strappò al Chelsea un 3-3 che le stava stretto. Stanotte, una Roma più inglese che mai (Abraham, Smalling e Maitland-Niles, ma per esperienza anche Mourinho e Mkhitaryan) si presenta a Leicester in una partita carica di significati. Tra i tanti italiani residenti nel Regno Unito che tiferanno per lei, anche un tifoso d'eccezione: il Segretario di Legazione Diego Solinas, diplomatico dal 2013, in precedenza vice-ambasciatore d'Italia ad Asmara, in Eritrea, e dal 2019 Console a Londra.

Console Solinas, come nasce la sua passione per la Roma?
«Da quando ho ricordi coscienti, sono sempre stato tifoso della Roma. Penso sia una passione nata nei primissimi anni di scuola. Quando ero a Roma andavo spesso allo stadio. Lavorando alla Farnesina, uscivo e facevo cinque minuti a piedi... Qui a Londra di recente ho avuto la fortuna di vedere l'Italia a Wembley durante lo scorso Europeo contro l'Austria e in finale contro l'Inghilterra. Un'emozione che non dimenticherò mai».

C'è un ricordo giallorosso a cui è affezionato mentre prestava servizio all'estero?
«La vittoria per 3-0 sul Barcellona in Champions League nella partita di ritorno dei quarti di finale nel 2018. Una gioia indescrivibile. All'epoca ero vice-ambasciatore in Eritrea e la vidi assieme ad altri colleghi e amici romanisti. Prima della partita con uno di loro facemmo una scommessa: se la Roma avesse passato il turno, saremmo andati e tornati a piedi a Durfo, un villaggio a una quindicina di chilometri da Asmara, seguendo le rotaie della vecchia ferrovia italiana. Scommessa debitamente onorata».

Se c'è una persona che rappresenta la sfida di stasera, questa è Claudio Ranieri. Il campionato inglese sembra aver maturato una passione per gli allenatori italiani. Che impatto hanno avuto sul calcio inglese a suo dire?
«Enorme. I primi italiani a venire in Inghilterra come Vialli, Zola, Di Matteo e Ravanelli hanno avuto un ruolo fondamentale per il rilancio della Premier League nella seconda metà degli Anni 90 e non è un caso che siano rimasti nel cuore dei tifosi inglesi, specialmente quelli del Chelsea. Poi sono arrivati anche gli allenatori, tutti vincenti: Capello, Conte, Ancelotti, Sarri, Mancini, gli stessi Vialli e Di Matteo in veste di allenatori, per non parlare di Ranieri, che proprio con il Leicester City ha realizzato una delle imprese sportive più belle di sempre, e non mi riferisco solo al calcio. Per quanto riguarda gli allenatori, nel Regno Unito si guarda al "modello Coverciano" come un'eccellenza italiana, che produce allenatori di livello straordinario. Proprio su questo tema la nostra Ambasciata a Londra ha organizzato per oggi un evento sul rapporto tra Serie A e Premier League. Per chi volesse avere una prospettiva inglese sul calcio italiano, invece, consiglio il libro "Calcio", scritto dallo storico John Foot, appassionato di storia del nostro Paese e della Serie A. Una vera e propria antologia sul calcio italiano dalla fine dell'Ottocento al mondiale del 2006».

Facendo il percorso inverso, cosa porterebbe del calcio inglese nel calcio italiano?
«Gli stadi, il fair play e la capacità di promuovere il campionato inglese in tutto il mondo, che poi è alla base della potenza economica e calcistica delle squadre inglesi».

Stasera tra 1.500 e 2.000 giallorossi saranno a Leicester. Da Console, che consiglio si sente di dare ai suoi connazionali?
«Può sembrare paternalista, ma il mio consiglio è quello di comportarsi bene. Nel Regno Unito ci sono leggi che puniscono severamente i comportamenti lesivi dell'ordine pubblico in occasione dei grandi eventi sportivi. Purtroppo in occasione di altre partite di squadre italiane in Inghilterra abbiamo dovuto assistere connazionali colpiti da queste sanzioni, a volte anche con condanne in carcere. Raccomando inoltre di seguire le indicazioni diramate dall'AS Roma e dal Consolato, tra cui quella di recarsi presso il meeting point stabilito dalle autorità».

Londra è una circoscrizione consolare che comprende una delle comunità italiane più grandi all'estero. Ci sono talmente tanti italiani che non basta un solo Roma Club per soddisfare il bisogno di riunire i romanisti. Che impatto ha avuto la Brexit sulla crescita della comunità italiana?
«Prima della pandemia mi è capitato di seguire alcune partite con i Roma club londinesi. È un'atmosfera incredibile. Fuori dal pub c'è Londra, ma dentro è come trovarsi a Trastevere, Testaccio, Garbatella o San Lorenzo. Realtà come AS Roma Club UK e Lupi di Londra svolgono un lavoro prezioso per la nostra comunità. Quanto alla Brexit, è un processo che ha certamente rallentato la crescita della comunità italiana, che tuttavia prosegue: il nuovo regime migratorio in vigore permette comunque a studenti e lavoratori qualificati di trasferirsi nel Regno Unito, che è un Paese che a prescindere dalla Brexit esercita un fascino irresistibile per tanti cittadini italiani. Al momento gli iscritti all'AIRE, l'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero, che vivono nel Regno Unito sono quasi mezzo milione, e tanti anche se vivono qui da anni ancora non si sono iscritti».

Un suo augurio per stasera.
«Spero che i giocatori siano concentrati dall'inizio alla fine. Il calcio inglese ha un livello di intensità agonistica superiore a qualunque altro. Tuttavia, spero anche di vedere una Roma che gioca senza paura. Le squadre italiane in Europa rendono di più quando riescono a imporre il loro calcio, piuttosto che quando subiscono quello altrui. La Roma ha individualità tali che la rendono pericolosa per chiunque. Ma Mourinho queste cose le sa... Forza Roma!».

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