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Per la Roma

Nessun altro se non Mourinho: queste sono le sue partite

Lo Special One allena la testa dei suoi uomini meglio di chiunque: adrenalina, non ansia. L'ideale per sfide importanti come quella contro il Leicester

Il tecnico della Roma José Mourinho (AS Roma via Getty Images)

Il tecnico della Roma José Mourinho (AS Roma via Getty Images)

27 Aprile 2022 - 10:04

Un turno di coppa non dura centottanta minuti ma tutto il tempo che intercorre tra l'inizio dell'andata e il triplice fischio del ritorno. E così, dentro, ci finisce tutto: le motivazioni, i timori, la condizione fisica, la pretattica, qualche imprevisto e – il primo maggio –la gara di campionato contro il Bologna. E tutto questo messo insieme lo ritroveremo, poi, in campo nella partita di Leicester e in quella dell'Olimpico. Fondamentale, allora, come sempre sarà la testa dei calciatori e quel sottile, ma determinante, confine che distingue l'adrenalina per una semifinale dall'ansia da prestazione: la prima ti fa concentrare, ti fa allenare meglio, ti fa avere la capacità di bruciare come una fiamma viva, ma non riduce in cenere le energie mentali.

L'ansia, invece, le gambe le rende molli e ti fa sentire il battito del cuore fino in gola, ti fa stordire dalla confusione dei tifosi avversari piuttosto che farti esaltare con il sostegno di chi è dalla tua parte. E così arrivi per secondo sul pallone, anzi il pallone non lo prendi proprio e colpisci l'avversario: fallo, cartellino giallo e l'agitazione sale ancora. Un cortocircuito, insomma. Sì, sono professionisti e in una sola stagione guadagnano quello che i comuni mortali non riuscirebbero ad accumulare in tre generazioni. Ma se adoriamo il calcio è proprio perché, in questo sport, la componente emotiva gioca un ruolo molto importante

E arrivo, allora, alla figura dell'allenatore che, di questa componente emotiva, deve esserne l'alchimista riuscendo a convogliare – in maniera positiva – l'energia di ogni singolo, e più in generale della squadra, verso l'obiettivo primario. Credo non ci sia nulla di più stimolante del cercare la giusta chiave per motivare ogni calciatore: quello permaloso, quello pugnace, quello introverso, quello narciso…così come quello più giovane o, al contrario, il più esperto. Manco a dirlo, perciò, a uno come Smalling, solo per fare un esempio, saranno dedicate parole, attenzioni e atteggiamenti completamente differenti rispetto a quelli utilizzati con Zalewski.

Come un professore con gli alunni della sua classe, un direttore d'orchestra con i suoi orchestrali, un regista con il cast di un film e così ogni allenatore con i suoi ragazzi. Sapete una cosa? Il nostro, di allenatore, si chiama José Mourinho e anche su questa capacità motivazionale, e psicologica, ha costruito una carriera costellata di successi. Per questo, allora, durante tutta questa settimana i giocatori non dovranno ascoltare nessun altro se non lui. Come fossero tutti inghiottiti dentro una bolla capace di tenere fuori chiunque altro possa generare confusione, patemi, inutili nervosismi. Perché quel signore, nato a Setúbal, la strada per arrivare a giocarsi, e vincere, una finale europea – che a noi manca da trentuno anni – la conosce bene. Conviene seguirlo. 

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