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L'evento

Bruno Conti si racconta: ieri la presentazione della sua biografia

Marazico: "Prima della Roma sono stato vicino ad andare a giocare a baseball in America. Con Maradona c'era stima reciproca, Di Bartolomei un idolo"

Da sinistra, Matteo Vespasiani, Giammarco Menga e Bruno Conti sul palco del teatro Manzoni a Roma

Da sinistra, Matteo Vespasiani, Giammarco Menga e Bruno Conti sul palco del teatro Manzoni a Roma

Danilo Guidozzi
26 Marzo 2022 - 09:17

«Raccontare la mia vita attraverso questo libro è stato un modo, per me, di trasmettere i valori della famiglia e dello sport». Così Bruno Conti ha cominciato la presentazione della sua biografia «Un gioco da ragazzi», scritta con Giammarco Menga ed edita da Rizzoli, al teatro Manzoni di Roma davanti a fotografi, giornalisti e qualche vecchio amico e compagno di squadra (Roberto Pruzzo e Ubaldo Righetti). Nonostante quella di Marazico sia stata una carriera ricca di soddisfazioni, con l'indimenticabile scudetto della stagione 1982-1983, le cinque coppe Italia con la Roma e il trionfo mondiale raggiunto con l'Italia nell'estate del 1982, l'ex ala da Nettuno non ha mancato di emozionarsi raccontando aneddoti e storie della sua vita calcistica. Tutto è cominciato con l'America. Sì, l'America, perché il giovane Conti durante le estati della sua gioventù era solito praticare anche, il baseball: «Ero un discreto lanciatore. Mi volevano oltreoceano. Una sera si presentò a casa con mio padre un dirigente del Santa Monica che mi offrì di andare a giocare per loro. Mia madre non sapeva nemmeno dove fosse l'America e fu mio padre a rifiutare poiché ero troppo giovane». Mettere da parte la passione per il baseball, ha favorito lo sbocciare di quella per il calcio e la Roma: «La storia con la Roma nasce dopo tante bocciature. Tutti mi dicevano che ero forte tecnicamente, ma fisicamente non adatto. Inizialmente non volevo nemmeno fare il calciatore. Poi una sera, due anni prima che mi prendesse la Roma, in una partita di calcetto organizzata a Lavinio, c'era anche Agostino di Bartolomei. Lui per me è stato un idolo e ritrovarlo nello spogliatoio è stato incredibile». Proseguendo con il racconto di quegli anni, è intervenuto come ospite Riccardo Viola, figlio dello storico presidente Dino: «In quegli anni la Roma è stata una grande famiglia e le vittorie sono arrivate soprattutto grazie a questo. Per noi Bruno è stato molto importante e con mio padre non ci furono mai problemi, tranne quando dovette trattare per il rinnovo (ride ndr.). Assieme a lui voglio ricordare anche Ago, ci manca troppo». Bruno Conti la Roma l'ha anche allenata: «Ho detto subito di sì. Andare avanti è stata dura, ma non dimenticherò mai l'abbraccio con Rosella Sensi a Bergamo». Fra gli ex compagni di squadra e amici sono intervenuti Ubaldo Righetti e il bomber Roberto Pruzzo. L'ex attaccante ligure ha raccontato del bellissimo rapporto che li lega: «Ci conosciamo da 40 anni. Fra noi c'è empatia. Anche se ci sentiamo una volta l'anno, so che se ne avrò bisogno potrò contare su di lui. Oltre a questo, c'è stata un'intesa in campo incredibile: quando vedevo la prima finta, sapevo di dover stare fermo; così la seconda e la terza. Alla quarta ero pronto per fare il movimento».
La classe che contraddistingueva il numero 7 era ben nota anche a tutti i migliori colleghi e avversari sul campo da calcio. Tra questi, c'era anche Diego Armando Maradona: «Con Diego - ha ricordato il Sette - c'era un'enorme stima. Ogni volta, nel momento dello scambio dei gagliardetti prima di Roma-Napoli, mi diceva sempre di raggiungerlo per giocare assieme. C'era amicizia e una volta mi disse "Tu sei il calcio"». Infine, non poteva non spendere due parole per i ragazzi più giovani, lui che da anni lavora nel settore giovanile della Roma: «A loro e le loro famiglie voglio dire di stare tranquilli e di imparare il rispetto». Perché di Bruno ce n'è uno.

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