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Il 6

L'importanza di chiamarsi Smalling, leader della difesa e insostituibile per Mou

Il numero 6 negli ultimi mesi è tornato ad essere il calciatore ammirato nella sua prima stagione in giallorosso. Già 6 gare in più del 2020-2021

Smalling (As Roma via Getty Images)

Smalling (As Roma via Getty Images)

25 Marzo 2022 - 06:40

Tutti gli scongiuri scaramantici del caso sono ammessi, ma Chris Smalling negli ultimi mesi è tornato ad essere il calciatore ammirato nella sua prima stagione in giallorosso. L'inglese, falcidiato dagli infortuni tra la fine del 2020 e praticamente tutto il 2021, come testimoniano le sedici gare consecutive giocate da titolare nelle ultime diciassette di campionato: saltata solamente la gara casalinga contro il Cagliari, per il resto sempre in campo dall'inizio. E per tutti i 90 minuti, ad eccezione della sfida contro lo Spezia del 13 dicembre scorso: partita in cui, dopo aver trovato il gol del vantaggio, l'ex Manchester United veniva sostituito al 64'.

Per il resto, almeno in Serie A, è sempre stato in campo, fedelissimo della retroguardia giallorossa al pari di Mancini, al fianco del quale gioca da ormai tre stagioni. Il passaggio alla difesa a tre lo ha reso ancor più imprescindibile di quanto già non fosse e Mou, con il quale ha vinto un'Europa League ai tempi dei Red Devils, non se ne priva mai. Anche per Chris, come per Mkhitaryan, era stato ipotizzato l'addio la scorsa estate, in virtù di presunti rapporti non idilliaci con lo "Special One". E invece, proprio come l'armeno, è diventato una colonna nell'undici titolare che il portoghese manda in campo di volta in volta.

Continuità

L'ottimo rendimento del trentaduenne londinese, com'è ovvio, passa anche dalla continuità che sta avendo da quattro mesi a questa parte. Lo dimostra il fatto che, in questa stagione, conta già 6 presenze in più rispetto a tutto il 2020-21: 27 quest'anno, 21 l'anno scorso. Perché, come detto, il 2021 è stato un anno da incubo per Smalling, perseguitato dagli infortuni (muscolari e non): cinque stop, peraltro piuttosto lunghi, nello scorso anno solare. Dopo un buon precampionato agli ordini di Mou, che gli aveva affidato le chiavi della difesa, il numero 6 si è fermato proprio nella partita di presentazione all'Olimpico contro il Raja Casablanca, ultima amichevole prima dell'inizio ufficiale della stagione. Poi il rientro e, a inizio ottobre, l'ennesimo guaio al flessore a fermarlo. Tornato a disposizione a fine novembre, ha avuto solo un leggero problema che a gennaio lo ha costretto a saltare due gare.

Con lui in campo, la Roma subisce meno: lo testimoniano (anche) i soli due gol subiti nelle ultime sei partite. Nel derby ha giganteggiato su Immobile - e non è la prima volta - così come contro l'Atalanta aveva giganteggiato su Pasalic prima e Muriel poi: avversari di tutto rispetto, che in questa stagione e in passato hanno messo in crisi molti difensori. Ma Smalling è abituato a fare i conti con avversari ben più forti di quelli appena citati fin da quando era poco più che ventenne. Del resto parliamo di un giocatore che vanta 81 presenze in carriera nelle coppe europee (tra i giallorossi solo Mkhitaryan ne conta di più) e 31 nella nazionale inglese.

La sua intelligenza nella marcatura uno contro uno e nel guidare la difesa fanno il resto. Esperienza, personalità e le doti tecniche di un grande difensore, che veste un numero di maglia particolarmente importante a Roma, visto l'illustre predecessore brasiliano. Pur essendo piuttosto silenzioso, ha la stoffa del leader e sa come farsi sentire: in un squadra nel complesso molto giovane come la Roma (soprattutto in difesa), la personalità di chi è abituato a certi palcoscenici è fondamentale. Soprattutto in ambito europeo, dove la Roma spera di potersi togliere qualche bella soddisfazione.

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