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Le parole

Mourinho: "70 minuti di controllo assoluto, poi c'è stato un collasso psicologico"

L'allenatore giallorosso: "Manca personalità, sul 3-2 sono comparsi complessi e paure. Va costruita una squadra con una panchina all'altezza"

La Redazione
09 Gennaio 2022 - 20:16

José Mourinho, allenatore della Roma, ha parlato dopo la gara con la Juventus:

Mourinho a Dazn

Dal punto di vista dell'impegno non può criticare i suoi, ma sul 3-1 la partita sembrava vinta. Cosa è successo?
Purtroppo posso criticare, non voglio farlo sul piano individuale ma posso farlo. Ci sono stati 70' di controllo assoluto con la mentalità di fare il gioco, sia nel primo sia nel secondo tempo abbiamo avuto la voglia tattica di organizzazione di gioco, di avere controllo e abbiamo fatto molto bene per 70'. Dopo c'è stato un collasso psicologico. Il 3-2 mi ammazza perché Felix ha fatto una partita straordinaria. Finisce la sua partita con uno sprint con Cuadrado per riprendere una situazione offensiva, lo cambio e il giocatore che entra sbaglia. Per una squadra con mentalità e personalità forte, qual è il problema di prendere un gol sul 3-1? Nessuno. Eravamo in vantaggio a 15' dalla fine, qual era il problema? 3-1 è un risultato e 3-2 è un altro ma per me non è un problema, per loro sì. In quel momento lì sono venuti fuori la fragilità psicologica, le paure, magari anche dei complessi. Non è successo senza motivo quello che è successo l'anno scorso e quello che sicuramente succederà anche quest'anno: non vincere contro con le big. Contro il Milan c'è qualcosa in più del gioco. Poi, fatemelo dire dire: critichiamo sempre gli arbitri ma oggi mi pare giusto dire che Massa ha fatto un lavoro fantastico: discreto, tranquillo, ammonizioni da una parte e all'altra per controllare la partita. E non ho visto il rigore, ma sicuramente lo sarà, ha fatto molto bene. La mia squadra, scusate la parola, quando è già nella merda si rialza e viene di nuovo fuori il carattere buono. Un'altra cosa è la mentalità debole, un'altra la gente che non è buona. E nello spogliatoio c'è solo gente buona. Ho detto ai miei che se fosse finita al 70' sarebbe stata una partita straordinaria. Purtroppo non è stato così e poi vengono fuori tutte le cose negative, anche i limiti in panchina: Maitland-Niles appena arrivato, un altro ne arriverà la settimana prossima, più Zaniolo, El Shaarawy, Mancini e Karsdorp fuori. Va costruita una squadra con una panchina all'altezza di partite di questo livello. Mi fa male all'anima, perché non sono abituato a questo tipo di squadra, ma sono qui per aiutare i ragazzi a migliorare".

Una curiosità: la posizione di Felix è stata studiata in funzione di Cuadrado?
"Prima di tutto ricordiamoci che tre mesi fa Felix giocava nel campo sintetico a Trigoria con la Primavera. È un ragazzo umile, vuole imparare e dal punto di vista tattico ha bisogno di fare cose semplici, non si può tornare alle cose complesse. Ha fatto quello che doveva, ha creato qualcosa in transizione e problemi a Cuadrado. Ha fatto anche un lavoro difensivo importante, Viña poteva entrare dentro il campo grazie al lavoro di Felix. Purtroppo la benzina non è sufficiente per 90', quando esce sbagliamo una cosa semplice: un'ala che deve seguire il terzino, non serve il talento ma la concentrazione. È finita lì".

Pensava potesse bastare la sua personalità per poter risollevare la Roma?
"Ho pensato potesse essere più facile. Il gioco fatto per 70' e in altre partite è la conseguenza di talento, ma la rosa non ha il potere e anche nei giocatori che giocano spesso c'è mancanza di personalità e di gestire le emozioni e il gioco. Nel tempo che mi è stato dato, 3 anni, voglio fare tutti i giorni di questi 3 e non uno di meno, ho bisogno dell'aiuto della società ma arriva con il nostro ritmo. Adesso prendiamo due giocatori in prestito, uno è Maitland-Niles e l'altro è un centrocampista che penso arriverà nella prossima settimana e deve avere personalità, con un profilo diverso e adatto ad avere responsabilità. Questa comfort zone di giocare per essere al quinto-sesto-settimo posto è troppo facile per qualche tipo di personalità e dobbiamo uscire da questa comfort zone. Come ho detto ai ragazzi dopo il Milan sono loro a dover venire nella mia direzione, non sono io a voler andare verso il loro profilo psicologico".

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