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Nzonzi: "A Roma accoglienza fantastica. Razzismo? Non dovevano punire Koulibaly"

Il francese risponde alle domande dei tifosi: "Il club e i tifosi sono fenomenali. Nello spogliatoio parliamo tante lingue, in campo De Rossi mi guida in inglese"

, di LaPresse

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La Redazione
24 Gennaio 2019 - 13:50

Steven Nzonzi ha risposto alle domande dei tifosi sulla piattaforma social Reddit. Ecco cosa ha detto il francese:

Come trascorri la tua giornata?
"Di solito abbiamo un allenamento al giorno. Arrivo all'ultimo minuti - beh un po' prima dell'ultimo minuto - poi mi alleno e  dopo passo molto tempo a fare le cose che mi servono per arrivare pronto alla gara, come stretching e la fisioterapia. Poi a casa faccio un pisolino e per il resto della giornata dipende: mangio, mi rilasso con la mia famiglia e qualche volta vado a fare un giro in centro".

Visto il caso Koulibaly, il calcio italiano ha un problema di razzismo?
"Io credo che ci sia un problema di razzismo perché è successo già tante volte. Ci dovrebbero veramente lavorare su. Sicuramente non avrebbero dovuto punire Koulibaly perché in queste situazioni ti devi mettere nelle condizioni del calciatore. Nessuno può sapere come reagisci fino a quando non succede a loro. È veramente doloroso per ogni calciatore subire i "boo" in quella maniera.

Come credi che i club e la lega debbano gestire il problema?
"Lasciare il campo potrebbe essere una soluzione per questi episodi. Penso che la reazione debba essere dura e ferma, altrimenti non cambierà nulla. Una reazione cosi forte li farà riflettere due volte prima di compiere certe azioni".

Qual è la cosa più difficile da imparare per un giocatore del tuo ruolo?
"Forse la tattica e la posizione in campo. Ci vuole tempo per imparare tutto. Non è cosi diverso in Italia, ma ogni allenatore ha il suo modo di giocare e questo va' imparato. Ma la tattica aiuta a migliorare".

L'allenatore migliore che ha avuto?
"E' una domanda impossibile per un giocatore! Non ho un allenatore preferito, tutti mi hanno aiutato in modi diversi. Tony Pulis (allenatore di Nzonzi allo Stoke City ndr) mi è stato sicuramente d'aiuto, ha fatto uscire lo spirito combattivo che era in me e la voglia di vincere in ogni modo.

Il problema della lingua in campo?
"Alla fine quasi tutti i giocatori parlano un po' di inglese e si trova sempre una soluzione. I sudamericani se la cavano anche con l'italiano, quindi è un problema risolvibile. Quando siamo in campo, durante una partita, De Rossi o chi per lui può sgridarci in inglese per far valere le sue ragioni!"

Come ti stai adattando a Roma?
"Roma è una città bellissima, mi ricorda Parigi. Le strutture del club sono fenomenali e i tifosi sono anche loro fantastici. Alcuni erano ad aspettarmi all'aeroporto al mio arrivo a Roma, qualcosa di mai visto prima. E' stata una bella sensazione".

Com'è Kolarov di persona?
"Kolarov è un grande, è veramente un ragazzo simpatico e divertente. In campo può essere serio, ma di solito è divertente...".

Il giocatore più forte che hai affrontato in Premier? Le differenze con la Serie A?
"Sono campionati molto diversi, il calcio inglese è più fisico e si gioca di più all'attacco. Ma questo forse dipende anche dal clima e dalle condizioni dei campi. Cito gente come Drogba, Rooney, van Persie, che erano già dei giocatori fantastici quando arrivai lì. E anche Yaya Toure, semplicemente un grande"

Dal punto di vista mentale, quando è difficile essere un calciatore?
"Forse è l'aspetto più duro, anche più di quello fisico o tecnico. Ci sono le aspettative, la necessità di stare sempre al meglio... Che è quasi impossibile. Anche se vinci, dopo due mesi puoi essere criticato se non stai andando bene. Si dimentica tutto in fretta, nel calcio come nella vita. Proprio per questo bisogna essere forti dal punto di vista mentale".

Come ti sentivi prima della finale del Mondiale: eri nervoso? 
"Sicuramente un po', ma la squadra ha reso tutto meno stressante. Ero molto concentrato. Prima del riscaldamento sentivo un po' la pressione, ma una volta entrato in campo lì conta solo il calcio e dimentichi tutto il resto. Nello spogliatoio poi alcuni dei discorsi fatti dai miei compagni ci hanno davvero caricato: non eravamo nervosi, quindi, tutti noi, dai titolari alle riserve, non vedevamo l'ora di poter giocare la partita".

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