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"Zampa apre", anzi no: con un contagiato si ferma il campionato

Il sottosegretario alla Salute: "Se la curva cala si potrà valutare di giocare la Serie A» Ovvio. Ma poi: «Basta un solo positivo e tutta la squadra va in quarantena"

09 Maggio 2020 - 07:00

Ormai funziona così: basta che apra bocca un qualsiasi personaggio pubblico tra quelli accreditati di un certo peso nell'infinito e a volte sterile dibattito sul futuro del calcio in tempi di Coronavirus e subito i tifosi di uno schieramento o dell'altro sono pronti a interpretare le parole a loro piacimento infestando i social network con concetti vuoti e spesso fuorvianti. Così le logiche parole spese ieri dal sottosegretario alla Salute Sandra Zampa all'agenzia Ansa hanno autorizzato i festeggiamenti di chi "tifa" per la ripresa immediata e senza condizioni del campionato di serie A.

Leggiamole insieme: «Non è stato trovato ancora un accordo, e il protocollo non è stato licenziato, ma si va verso una prima soluzione per gli allenamenti delle squadre di calcio; successivamente, se dopo il 18 maggio i dati epidemiologici saranno positivi e confermeranno il trend di decrescita, si potrà eventualmente valutare una riapertura del campionato di calcio». Logico, persino ovvio, e soprattutto in linea con la più recente letteratura sul tema.

In più, ha ricordato la strategia alla quale si sta lavorando: «La soluzione prevederebbe di testare l'intera squadra e l'entourage che l'accompagna, con test e tamponi. Una volta verificato che tutti i giocatori e gli accompagnatori sono negativi e sani, la squadra può andare in ritiro per gli allenamenti per due settimane». Per molti lettori evidentemente poco attenti al dibattito che si è sviluppato in questi giorni, questa è stata l'evidente "apertura" alla ripresa del campionato.

Poi Zampa ha continuato, affermando che una fase successiva di valutazione si avrà poi dopo il 18 maggio: se a partire da quella data, in cui sono previste ulteriori aperture, «i dati della curva epidemiologica saranno positivi e si confermerà il trend di decrescita, allora si potrà immaginare un ulteriore allentamento, con una prosecuzione degli allenamenti per altri 15 giorni. E poi, eventualmente, si potrà valutare una riapertura del campionato».

Persino banale, nell'esposizione. Una sorta di riassuntino da terza media dello stato della situazione. Ma poi è arrivata la vera notizia, chissà perché ignorata dai tifosi della ripresa. L'Ansa annota infatti che emerge invece una posizione contraria rispetto al cosiddetto «modello tedesco», che prevede di isolare il solo giocatore che dovesse risultare positivo, mentre il resto della squadra può proseguire l'allenamento.

Su questo, il sottosegretario è stata chiara: «Siamo contrari, e per una questione di sicurezza, se risulta positivo anche un solo giocatore, anche tutti gli altri devono andare in quarantena». Bum. Dunque la questione al centro dell'incontro di giovedì tra il Comitato Tecnico Scientifico del Governo e la Commissione dei Saggi federali si è già chiarita: in caso di nuovo contagiato, si fermerà la squadra intera e, presumibilmente, anche quella che lo ha affrontato più recentemente. Dunque, si decreterà lo stop al campionato. Dunque, se non si rivedrà questa decisione, il campionato non si potrà riprendere. Dunque, le parole di "apertura" del sottosegretario Zampa in realtà sembrano tanto parole di chiusura. In ogni caso si vedrà, la questione passerà per i ministeri e sarà poi comunicata dal presidente Conte direttamente al presidente della Figc Gravina.

Di altre notizie ufficiali, non interpretabili, dal mondo del calcio ieri poca roba. La Lega di Serie A ha convocato la sua assemblea "urgente" per mercoledì 13 alle ore 12. Ed è tornato a farsi sentire Damiano Tommasi, presidente dell'Assocalciatori, intervistato da Fanpage.it. Filosoficamente resta scettico sulla ripresa della Serie A, ma ovviamente si mette alla finestra. Sulla questione "contagiati" però si capisce da che parte sta: «È l'uniformità dei comportamenti che garantisce la sicurezza. La gestione della positività di un calciatore non può essere diversa da quella che riguarda altri ambiti del paese. Ci saranno dei protocolli, in questo senso, che dovranno essere confermati da chi ci autorizzerà a tornare a fare l'attività. Questo però ce lo dovranno dire i medici». L'altra preoccupazione riguarda i timori dei calciatori: «Stiamo parlando di persone come le altre. Sono timori legittimi specialmente nei riguardi dei familiari».

Infine va registrato il parere del presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Brusaferro: «Allo stato epidemiologico attuale è difficile immaginare di poter riempire gli stadi, sono raduni di massa. Il Comitato tecnico-scientifico sta valutando i protocolli che la Figc sta analizzando, quando ci sarà completezza su tutti i dati disponibili il comitato potrà prendere una una posizione, ma intanto sono stati autorizzati gli allenamenti individuali». Il compitino. Chissà le interpretazioni.

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