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Il valore della sconfitta aiuta a ritrovare fiducia

Dalla Spagna a Neymar e CR7, vacillano le certezze se a cadere sono i vincenti abituali. Ma i passi falsi mostrano cosa evitare a chi ha il successo nel dna e già pensa al successivo. Come Mou

Neymar, Thiago Silva e Dani Alves

Neymar, Thiago Silva e Dani Alves (GETTY IMAGES)

Federico Vecchio, avvocato e scrittore
13 Dicembre 2022 - 13:10

Dopo che è finita, ti rendi conto che ti dispiace per la Spagna, ma anche per il Brasile e per il Portogallo. È come se non accettassi che quella Spagna possa perdere. E che la sconfitta possa riguardare il Brasile, che gioca come se non vi fosse un avversario, ed il Portogallo, che può permettersi il lusso di mandare in panchina Ronaldo. Ti dispiace. Cambi canale, guardi una serie, fai zapping. Ma ti rendi conto che ti rimane addosso quella sensazione di dispiacere. Ma perché ti dispiace? Sei tifoso del Brasile, della Spagna, del Portogallo? Oppure ti dispiace perché il Marocco e la Croazia non avrebbero meritato di andare avanti? No, non è questo. Se ti interroghi bene, se vai a fondo, ti rendi conto che è altro. Sei dispiaciuto perché guardi il calcio proiettandoci dentro quello che vorresti che fosse. 

E quello che vorresti è che, come nella vita, il presente confermasse le tue certezze, senza sorprese. E quelle certezze ti consentono di accettare, serenamente, il successo di chi riconosci essere più bravo di te, non di chi è come te. Perché se vince, al posto tuo, qualcuno che stava lì, seduto al banco con te, che prendeva i tuoi stessi voti, a cui non hai mai riconosciuto alcun particolare merito, allora la sua vittoria diventa il tuo fallimento. 
Mentre è rassicurante che a vincere sia il secchione, quello che tu non avresti mai potuto essere. Perché questo non ti toglie il sonno. Anzi, questo ti conferma che va bene così, che hai fatto il massimo, che, se vince il campione, vince perché è tale, perché in possesso di doti che la natura ha dato soltanto a lui. È rassicurante che vinca Ronaldo. È rassicurante che vinca Neymar. Ci sta. È nelle cose. Ma se loro perdono, se loro diventano, anche solo per una volta, come te, allora quella sconfitta entra nella tua vita molto di più di una loro vittoria. 

Ti rimbalza dentro. Perché ti fa comprendere come non sia scontato vincere. Che vincere non sia appannaggio di chi nella vita abbia avuto la fortuna di avere di più, ma possa essere di tutti. Anche di coloro che sono abituati a perdere. E che nelle loro sconfitte hanno trovato il significato non dei loro fallimenti, ma delle loro convinzioni. E che da lì sono, ogni volta, ripartiti. Per arrivare a battere anche gli invincibili. A dimostrazione di come non sia vero che vincere sia l’unica cosa che conti. Per vincere, difatti, devi avere imparato dalle sconfitte. Perché sarà nella sconfitta che troverai non solo il significato più pieno delle vittorie che avrai ottenuto e che dovrai ottenere, ma anche la possibilità di comprendere come poterle ottenere. E questo vale per tutti. Per te, come per Ronaldo e Neymar. Che hanno vinto tanto, e vinceranno ancora, non per grazia ricevuta, ma per i sacrifici che, ogni giorno, hanno fatto e faranno.

Dimostrandoti, così, che forse sbagli ogni volta che imputi le tue sconfitte alla colpa di qualcun altro. E le vittorie del tuo compagno di banco alla fortuna. Quando sarebbe bastato guardare, le une e le altre, in maniera diversa. Per scoprire che le vittorie vanno meritate. E le sconfitte accettate. E questo vale per tutti. Quindi, adesso che a gennaio si riparte, quella fiducia che avevamo ad agosto dovrà restare immutata. Perché i passi falsi che abbiamo sin qui avuto hanno detto molto. Soprattutto a chi ci guida. Che - e statene certi - non sta pensando alle coppe che ha alzato, ma a come poterne alzare altre. Imparando proprio dagli errori.

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