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La storia

Isaac, abbonato in Curva da Siviglia: «Romanista grazie ai tifosi della Sud»

Spagnolo, 38 anni, tifa i giallorossi dal 1999: «Appena maggiorenne mi sono fatto la tessera. Sapere che all'Olimpico c'è un seggiolino che mi appartiene mi fa stare bene»

Isaac in occasione dell'ultima partita giocata dalla Roma a Siviglia: l'amichevole contro il Betis del 7 agosto 2021

Isaac in occasione dell'ultima partita giocata dalla Roma a Siviglia: l'amichevole contro il Betis del 7 agosto 2021

08 Ottobre 2021 - 17:41

A volte basta una scintilla per far scoccare un amore, sentimento ingovernabile che travolge, rapisce, conquista. Sono quei legami che nascono quasi per caso, ma che poi diventano duraturi, indissolubili, e che spingono a superare distanze, ostacoli, difficoltà, perché l'obiettivo ultimo è stare il più vicino possibile a quella fonte di calore che scalda l'animo e il cuore. È nata esattamente così la storia d'amore tra Isaac Muñoz Pineda e la Roma, in un lontano giorno del 1999, quando il 38enne di Siviglia non ha potuto resistere al richiamo del cuore, e per la squadra capitolina ha deciso di macinare letteralmente chilometri. Oggi, a distanza di 22 anni, Isaac non esce di casa senza avere con sé, oltre alla carta d'identità spagnola, un altro importante documento: la sua tessera da abbonato alla Curva Sud.

Isaac, tu sei nato a Siviglia ma sei un tifoso della Roma: com'è nata questa passione per i giallorossi?
«Come ben dici sono nato e cresciuto nella città andalusa e fin da piccolo sono stato un grande appassionato di calcio, soprattutto perché mio nonno viveva praticamente accanto allo stadio del Siviglia. Seguivo spesso le partite della Liga, ma quando in Spagna nacque la piattaforma del canale satellitare e iniziarono a trasmettere le gare della Serie A (una a domenica) mi capitò quasi per caso di vederne una della Roma: correva l'anno ‘99, e mi impressionarono lo stadio e i tifosi. Fu quello il momento in cui rimasi folgorato e iniziai a seguire la squadra con una certa continuità. Avevo 16 anni, e ricordo che ogni giorno dicevo a mia madre di voler andare a Roma per vedere una partita dal vivo: mi rispondeva sempre che prima di prendere un aereo avrei dovuto compiere 18 anni. Non riusciva a crederci neanche lei che mi fossi appassionato così tanto alla Roma».

Ci fu un giocatore in particolare che ti colpì facendoti innamorare della Roma?
«Devo essere sincero: non fu un giocatore specifico, anche se in quegli anni c'era un grande campione come Francesco Totti, che chiaramente seguivo con grande interesse. Furono proprio i tifosi giallorossi a farmi capire di amare la Roma, quella Curva Sud che non smetteva mai di incitare la squadra anche quando il risultato era sfavorevole».

Un'ammirazione che ti ha portato a venire a Roma per seguire le partite all'Olimpico.
«Sì, volevo assolutamente provare sulla mia pelle l'impatto dello stadio Olimpico. Ricordo la prima volta come se fosse oggi: si giocava Roma-Livorno, match che i giallorossi di Delneri vinsero per 3-0. Avevo 22 anni, e per me ebbe un sapore doppiamente speciale: perché per la prima volta uscivo dal mio Paese per visitarne uno straniero e, soprattutto, perché fu impressionante la grande emozione che mi travolse quando mi ritrovai a tifare per la Roma dal vivo, e non dalla tv come ero solito fare. All'epoca il mio italiano era pessimo, ma per fortuna mi ero iscritto a un forum di tifosi della Roma (il portale romanista) che furono molto gentili, perché mi aiutarono a organizzare il viaggio e mi accompagnarono anche allo stadio».

Una folgorazione che ti ha portato addirittura ad abbonarti alla Curva Sud della Roma, nonostante tu viva a Siviglia.
«Sì, perché dopo la prima partita che vidi allo stadio, in tribuna Tevere, avevo un solo obiettivo: tornare il prima possibile per tifare insieme ai ragazzi della Curva Sud. Mi era capitato altre volte di venire a Roma in occasione delle partite: partivo il giorno prima per assicurarmi i biglietti, ma capitava che a volte finivano in fretta, oppure erano troppo cari per me che dovevo sostenere anche le spese per l'aereo e l'hotel. Nel 2008 decisi dunque di abbonarmi in Distinti Sud, perché la Curva era sempre esaurita, ma poi nel 2015 sono riuscito a conquistare la Sud: così ogni volta che avessi avuto la possibilità di raggiungere Roma avrei avuto il mio posto assicurato nel cuore del tifo giallorosso».

Ricordi quale fu il primo impatto con la Curva Sud?
«Semplicemente qualcosa di unico: ogni volta che parlo della Curva mi rivedo mentre salgo le scalette che portano agli spalti e mi viene la pelle d'oca. Quella prima volta devo ammettere che ebbi un po' di preoccupazione: conoscevo poco la città e la lingua, dunque avevo un po' di timore, ma quando poi sono entrato e ho preso posto mi sono reso conto fin da subito di trovarmi al centro del cuore pulsante della Roma: non una curva qualsiasi, la Curva Sud».

Che significa per te essere abbonato in Curva Sud e vivere a Siviglia?
«Essere abbonato alla Roma per me significa essere legato alla mia squadra del cuore, nonostante io non sia romano né italiano. La Roma fa parte della mia identità, la sento dentro di me, anche se non è facile vivere a circa 2.500 km di distanza: in parecchi a Siviglia mi dicono che sono un pazzo perché anziché tifare per le squadre della mia città (Betis o Siviglia) sostengo la Roma. Ma il mio riscatto arriva quando riesco a organizzarmi per venire nella Città Eterna, di solito 4, 5 volte l'anno, a seconda degli impegni di lavoro e del costo dei voli: il solo pensiero di sapere che all'Olimpico c'è un seggiolino che mi appartiene mi fa stare bene, perché appartenere alla Curva Sud è una sensazione praticamente impossibile da descrivere a parole. È un sogno per me».

Hai avuto difficoltà linguistiche durante i tuoi viaggi a Roma?
«Italiano e spagnolo sono lingue piuttosto affini, non ho mai avuto particolari problemi. I romani parlano molto veloce, ma è stato grazie a loro e alla Roma che ho imparato la lingua: inizialmente grazie al forum di tifosi giallorossi, poi leggendo tante notizie su internet riguardanti la squadra. I miei amici di Roma, quando sono nella Capitale, mi obbligano sempre a parlare in italiano, e in questo modo ho migliorato sensibilmente la mia abilità linguistica. Sono molto grato alla Roma e ai suoi tifosi per avermi regalato anche questa soddisfazione».

Qual è il giocatore della Roma a cui sei più legato?
«Sarebbe molto facile per me citarti i calciatori nati e cresciuti a Trigoria, come Totti, De Rossi, Bruno Conti. Ma ce n'è uno in particolare che mi ha colpito in maniera profonda, leggendo tutte le narrazioni delle sue gesta: Agostino Di Bartolomei».

Il tuo sogno nel cassetto da tifoso della Roma?
«In tanti anni che tifo per la Roma ho sempre avuto un sogno: che la squadra e la società possano essere all'altezza dei loro tifosi, i migliori che ci siano. Il calore, il trasporto, il sostegno che la Curva Sud dà alla squadra in ogni partita è unico. Chiaramente spero che la Roma possa vincere un titolo, magari anche in Europa cominciando dalla Conference League, che va presa sul serio perché per i giallorossi potrebbe essere un primo passo per iniziare a mettere trofei in bacheca, e di certo cominciare con un titolo europeo sarebbe molto prestigioso».

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