Europa League

Roma-Helsinki, tre stelle di velluto nero

Con i finlandesi in dieci dopo 13’ i giallorossi alla prima con la terza maglia sfondano solo nella ripresa con Dybala, Pellegrini e Belotti

I giocatori della Roma si abbracciano dopo un gol

I giocatori della Roma si abbracciano dopo un gol (As Roma via Getty Images)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
16 Settembre 2022 - 09:04

Riparte di slancio anche in Europa la Roma in maglia nera, dopo la vittoria di Empoli in campionato ecco il secco 3-0 all’Helsinki in Europa League, classifica riaggiustata e secondo posto agguantato, a tre punti dal Betis capolista (che ha battuto a fatica il Ludogorets): ci si giocherà il primato nel girone nel prossimo doppio confronto, il 6 ottobre all’Olimpico, l’occasione per riprenderli, e poi il 13 in Spagna. Ieri è arrivato invece il ventesimo risultato utile consecutivo casalingo in Europa (quattordicesima vittoria più sei pareggi), ma con i poveri finlandesi ridotti in dieci dopo tredici minuti è stato necessario aspettare il cambio con Dybala ad inizio secondo tempo per sbloccare il risultato, poi è stata una lunga festa senza alcun rischio di vederla rovinata. 

In pratica la partita è stata un’unica grande attesa verso un gol che ha molto tardato ad arrivare e che però è parso esito inevitabile quasi subito, esattamente quando, dopo 13 minuti, il primo errore in palleggio dei finlandesi in costruzione bassa è costato il rosso a Tenho, il capitano dei gialli: Belotti aveva preso il pallone e saltato l’unico avversario rimasto, che l’ha abbattuto con una spallata in petto. Sul momento il pignolo arbitro romeno Petrescu ha estratto il giallo, ma poi richiamato al Var dal collega olandese van Boekel ha virato sul rosso, constatando la chiara fattispecie del Dogso, in pratica il fallo a stroncare una chiara occasione da gol. Il Gallo sarebbe andato dritto in porta, pochi dubbi sull’esattezza della decisione, santo Var. Sulla relativa punizione la barriera finlandese ha respinto il gran destro di Pellegrini: peraltro, una curiosa scelta tattica avrebbe forse vanificato l’eventuale riuscita della conclusione, visto che in tre romanisti si erano messi un metro dietro la barriera degli ospiti e Cristante non era stato abbastanza svelto da rientrare on-side. A quel punto Koskela ha dovuto rimediare alla sanzione, prima sistemando i suoi dal 3421 iniziale ad un più coperto e razionale 441, poi togliendo il trequartista Hostikka (che aveva spaventato Rui Patricio al 5’ con un doppio tentativo di tiro) per far entrare un mediano, Peltola. E Mourinho, che era partito con quattro cambi rispetto ad Empoli, con Viña terzo difensore, Karsdorp in fascia destra, Zaniolo sulla trequarti e Belotti al centro dell’attacco, si è risistemato sul 4231, con Spinazzola rialzato sul piano dei trequartisti, Pellegrini dietro il Gallo e, appunto, la difesa a 4. È così cominciato un prima lento e poi deciso assedio romanista al fortino avversario, rotto solo al 26’ a causa di uno sventato intervento falloso di Ibañez su Hetemaj che ha determinato una punizione sugli sviluppi della quale Hoskonen è andato a svettare di testa su Spinazzola e per poco non ha beffato Rui Patricio: la palla ha sbattuto sulla parte esterna del palo facendo correre un brivido sulla schiena dei 60.193 presenti, tra cui anche un centinaio di imperterriti e sudatissimi, vista l’umidità vietnamita, finlandesi. I tentativi del primo tempo si sono esauriti con un nulla di fatto: ci hanno provato in tempi e modi diversi soprattutto Zaniolo (svirgolato un bel triangolo con Belotti al 24’), Pellegrini di testa al 27’ su cross di Viña (fuori di poco), Belotti col destro al 32’ e al 39’ (respinto), Cristante al 41’ (deviato in corner) e ancora Belotti su spizzata di Cristante da calcio d’angolo (fuori di poco, ma dietro c’era Zaniolo che avrebbe potuto battere a rete facilmente di piatto). 

Così c’è stato bisogno di attendere i cambi dell’intervallo di Mourinho per vedere finalmente la porta gonfiarsi: e chi poteva cambiare l’inerzia della sfida se non Dybala, entrato con Smalling a rilevare Viña e Ibañez? Ci ha messo settanta secondi per l’esattezza a spedire uno scarico di Pellegrini dall’area a fuori area giusto all’angolino opposto, col suo magico sinistro. E quando ancora i festeggiamenti per l’ormai indiscusso beniamino dell’Olimpico (peraltro il numero delle maglie vendute numero 21 dev’essere esploso, ieri allo stadio ce n’erano a migliaia), Zaniolo ha strappato sul fondo e rimesso forte in area per Pellegrini, favorito da un rimpallo di un difensore sullo stomaco, e 2-0. I cambi di Koskela sembravano a quel punto orientati solo ad aumentare la cerniera di contenimento, due file da quattro spesso intrecciate tra loro al limite dell’area. Oltretutto il tecnico finlandese ha esaurito gli slot anche in maniera imprudente al 24’ del secondo tempo, col rischio di lasciare i suoi addirittura in nove in caso di qualsiasi altro contrattempo muscolare. L’assedio a quel punto si è fatto feroce, con la Roma costantemente proiettata nella trequarti avversaria e le occasioni sono chiaramente fioccate. Al 6’ ci ha provato ancora Zaniolo, ma Hazard ha respinto. Al 16’ una bellissima transizione tra Belotti, Dybala e Zaniolo ha portato Nicolò al tiro di punta, una sorta di veloce pallavolistica, con la palla uscita a un centimetro dal palo. Al 18’ ci ha provato ancora il Gallo, con un diagonale di sinistro da sinistra terminato alla sinistra del portiere. Al 19’ Camara ha fatto riposare Cristante, al 20’ Matic ha esploso il suo sinistro costringendo ancora Hazard al superlavoro. Al 23’, attesissimo, il primo gol giallorosso di Belotti, talmente facile nella sua realizzazione che ha rischiato persino di sbagliarlo, deviando a porta vuota da un metro l’ennesimo prezioso assist di Zaniolo da sinistra. Mou ha richiamato allora i suoi gioielli, prima Pellegrini e poi Zaniolo, mandando in campo Bove e Abraham, per l’ultimo cambio di modulo, poggiandosi sul 433. E fino alla fine ci hanno provato Abraham in un’inedita versione su punizione da fuori area (davvero niente male il suo interno destro a sfiorare la traversa), Camara, stavolta con un collo esterno da lontano a uscire, sfilato vicinissimo al palo, e infine Dybala col destro, tentativo frustrato dal bravo Hazard, forse il migliore dei suoi.

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