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A volte ritornano, Andreazzoli e l'Empoli: la fine di un incubo

Arrivò a Trigoria con Spalletti, sostituì Zeman nel febbraio 2013 Una vita da vice, fino a dicembre, quando subentrò a Vivarini e venne promosso in A

Andreazzoli, di LaPresse

Andreazzoli, di LaPresse

05 Ottobre 2018 - 09:37

A renderlo celebre per primo fu Rodrigo Taddei che gli dedicò una finta col pallone, ribattezzandola proprio ‘Aurelio'. Era il 10 ottobre 2006: da quel giorno la maggior parte dei tifosi della Roma imparò a conoscere Aurelio Andreazzoli, con un dribbling incredibile che al brasiliano riusciva sempre in allenamento. "Vediamo se riesci a farlo durante una partita vera", gli disse Andreazzoli. Taddei lo accontentò e si esibì in una giocata perfetta in Champions League contro l'Olympiacos ad Atene. Era la Roma del primo Spalletti e Andreazzoli era nel suo staff. Assistente tattico, questo era il suo ruolo. La svolta della sua carriera era avvenuta nel 2003, quando Spalletti, che in quegli anni allenava l'Udinese, lo volle al suo fianco, dopo averlo conosciuto al corso di Coverciano. Aveva allenato più che altro in Toscana, la Primavera della Lucchese, gli Allievi della Fiorentina, e Massese, Aglianese e Grosseto tra i grandi.

Spalletti lo portò a Roma, rimase a libro paga anche dopo l'addio dell'attuale allenatore dell'Inter, e dopo il flop di Zeman, si ritrovò sulla panchina più importante. Ad Andreazzoli, 65enne tecnico di Massa partito dalla gavetta, non sembrò vero di essere chiamato a guidare Totti e compagni, ma la stagione finì con una sconfitta nella finale di Coppa Italia. Dietro il suo esonero non ci furono solo aspetti tecnici (Pjanic e Osvaldo in panchina) ma anche la gestione dello spogliatoio. Celebre il suo scontro con l'attaccante italo-argentino, accusato dal tecnico di essere un piagnucolone in privato. Osvaldo replicò dandogli dell'incapace. Questo "lavare i panni in piazza" non piacque a calciatori e dirigenti e ad Andreazzoli non rimase che tornarsene nell'ombra come collaboratore di Rudi Garcia. Dopo l'ultimo addio di Spalletti, anche Andreazzoli fece le valigie e decise che fosse tempo di tornare in Toscana e gustarsi il frutto del suo lavoro. Ma la pausa durò poco perché dopo neppure sei mesi arrivò la chiamata del riscatto.

A Empoli, Andreazzoli è approdato subito poco prima di Natale, al posto di Vivarini: i soliti bene informati dicono sia stato segnalato al presidente Corsi proprio da Spalletti. In Toscana adesso lo considerano un mago: ha preso in mano una formazione dall'andamento altalenante e l'ha trasformata in uno schiacciasassi che travolge ogni avversario, conquistando trionfalmente la serie A senza la macchia di una sconfitta. Una rinascita in piena regola per un uomo che rischiava di essere ricordato solo per le sue sconfitte. Un riscatto dietro al quale c'è una città e una società specializzata in lanciare nuovi allenatori. Spalletti, Sarri e Giampaolo prima di spiccare il volo per il grande calcio hanno allenato a Empoli. Per Andreazzoli, invece, la Toscana ha rappresentato la fine di un incubo.

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