Serie A

Il Como che diverge: identità, idee e una Generazione Z fuori dal coro

I risultati della squadra di Fàbregas restano tutt'altro che scontati, nonostante i soldi investiti. E il tecnico è solo la punta dell'iceberg di un modus operandi efficace

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Paielli
13 Dicembre 2025 - 16:11

È vero, i soldi investiti dal Como in due stagioni inducono quasi a dare per scontato tutto il percorso fin qui ottenuto. Sono diverse, a dire il vero, le cose tutt'altro che scontate. La programmazione, le idee, il coraggio di fare una scelta e la forza di continuare a perseguirla. Partendo dall'intuizione in tempi non sospetti di affidare la panchina a Cesc Fàbregas. Anche se parlare solo di panchina sarebbe riduttivo. Il tecnico, non ancora quarantenne, rappresenta il fulcro dell'area sportiva e tecnica del club. L'allenatore catalano è solo la punta dell'iceberg di un modus operandi innovativo, moderno ed estremamente efficace, messo in atto dalla società in tutti i suoi reparti e in tutte le sue categorie. Dalla Prima Squadra alla Primavera, passando per le Under e la Femminile. 

Un lavoro meticoloso, basato sull'analisi e sullo studio dei dati, senza però abbandonare lo scouting tradizionale. Strutture con fondamenta ben salde, che permettono ai lombardi di sognare in grande. Anzi, di poter veramente credere ai propri sogni, grazie a una catena di lavoro ben precisa. Si percepisce anche nel lato più in rilievo e visibile agli occhi esterni, quello della squadra. Un vestito su misura, elegante ma spregiudicato, ideato da Fàbregas in persona. A colpire è l'importanza dello scambio tra generazioni: tanti giovani talentuosi e con grandi aspettative, affiancati e sostenuti da chi, però, fa il lavoro sporco. Un lavoro fatto di esperienza, di intelligenza tattica, di guida in campo ma soprattutto nello spogliatoio, in allenamento durante la settimana. Un modo per poter lasciare libero sfogo alla tecnica, alla classe e al talento, ma soprattutto di poter contribuire alla crescita totale di quei "wonderkid" che rappresentano il futuro del Como. A confermarlo è anche l'ottavo posto nella classifica delle squadre più esperte della Serie A, nonostante l'età media in campo sia di 25,5 per partita (quarta nel campionato). 

Sorprende, in realtà, il coraggio di essere in controtendenza. Di cercare qualcosa di diverso. O meglio, di tornare puntare su ideali sempre più abbandonati, quasi dimenticati. Il Como punta forte sui valori tecnici, non rinuncia al talento puro per restare al passo coi tempi in un calcio sempre più basato sull'atletismo e sulla fisicità. E quindi spazio alle giocate, a un'idea di interpretare il gioco che sembrava sulla via del tramonto. Spazio all'illuminazione di Nico Paz, alla ricerca quasi ossessiva dell'uno contro uno, come Diao, Jesus Rodriguez, Addai, Kuhn. Spazio alle geometrie e alla duttilità di Da Cunha, Perrone e Caqueret, alla completezza di profili difensivi come Valle e Ramon. Probabilmente, però, niente di tutto questo sarebbe possibile senza l'apporto dei profili esperti come Morata, Butez, Sergi Roberto, Alberto Moreno, Diego Carlos e Vojvoda. Un mix di ex campioni d'Europa e del Mondo, come gli spagnoli, ma anche di stacanovisti dediti al lavoro con ancora molto da dare. Fa tutto parte di un'identità ostinata, non negoziabile, precisa.

Il divergere della Generazione Z, fiera di rappresentare l'opposto della nuova normalità. Ma con le spalle coperte da chi sa prendersene cura, da Fàbregas e i suoi eletti. Dalla possibilità di poter sbagliare, ma farlo sempre seguendo i propri principi. In questo modo si diventa grandi.

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