Cogito Ergo Sud

"La Roma più bella"

Così Agostino Di Bartolomei definì la sua squadra dopo il 3-1 al Milan all'Olimpico. Avevamo il Tricolore sul petto, prima della gara la Coppa scudetto e il ricordo di Anna Magnani

PUBBLICATO DA La Redazione
16 Maggio 2025 - 07:00

Lei (è inquadrata Anna Magnani, nda) è Roma, con quel che di materno e di amaro, di mitologico e di devastato che l’accomuna all’Urbe… Anna! Anna! Vuoi dire anche tu qualcosa su Roma? Tu che sei quasi un simbolo».
«A Federì, va’ a dormì, va! Nun me fido! Ciao! Buonanotte!».
Dialogo tra Federico Fellini e Anna Magnani nel film Roma, 1972

Stadio Olimpico, la gara con il Milan è finita da pochi minuti, Francesco Campanella chiede: 
«Di Bartolomei, davvero la più bella Roma di tutti i tempi?»
Agostino: «Può darsi (…)».
Corriere dello Sport, 26 settembre 1983.

È questo il tono dei discorsi e dell’atmosfera di un momento magico della storia della Roma, con una squadra che dispone dell’organico più forte al mondo. Se c’è un ideale a cui ogni Roma, di ogni tempo, deve ambire, ebbene la terra promessa è questa: un centrocampo che schiera Ancelotti, Falcao, Cerezo e Conti… sì, manca nell’undici-base il campione del mondo Graziani, ma chi se ne accorge? La gara con il Milan, poi, permette la congiunzione astrale di tanti momenti di Roma, anche lontani, lontanissimi tra loro, eppure visceralmente legati. Il pre-partita ospita infatti la “presentazione” ai tifosi della Coppa dello Scudetto 1983 (consegnata al presidente Viola il 23 settembre). Da quando Guido Masetti, Amedeo Amadei, Aristide Coscia e gli altri campioni d’Italia della Roma avevano mostrato il trofeo del trionfo al pubblico romanista (il 6 settembre 1942 nell’amichevole contro la Bagnolese, giocata sul terreno dell’attuale Flaminio, davanti a «non poche migliaia di persone») erano passati più di quarant’anni. 

Una delle trasferte fondamentali del campionato vittorioso del 1942, quella a Venezia, era avvenuta nel mese di aprile. Anna Magnani in quel periodo era a Roma, al Teatro Valle, “in compagnia” con un certo Totò. Telefonando al 53-794, si poteva prenotare un bel biglietto per lo spettacolo Volumineide che vedeva i due, spalla a spalla, in scena. E a proposito, l’attrice – simbolo universale di Roma, volto che tutto il mondo associa alla Capitale – be’, ovviamente era romanista. 

Lo si era capito anche nel 1951, quando aveva girato Bellissima. La location era il ristorante Al Biondo Tevere all’Ostiense. “Nannarella” – nel film Maddalena Cecconi, madre che sogna un futuro cinematografico per la figlioletta – era insidiata da tale Annovazzi (Walter Chiari), uomo senza arte né parte che approfittava delle ambizioni della donna. I due, seduti a tavola, parlavano sul sottofondo di una radiocronaca di un Lazio – Roma (quello del 25 febbraio 1951). Il cameriere si avvicinava al tavolo e, rivolto alla Magnani, diceva:

«Ecco la frutta, signora Maddalena. Forza Roma!».
«Forza Roma… Tu sei diventato romanista mo! Ammazza che ’mpunito. Cerca d’annattene, cammina. Tutte s’adano vedé!»

Il dialogo va avanti e i due si trasferiscono sul greto del fiume, a poche decine di metri dal ristorante e dalla radio, che a un certo punto annuncia un nuovo gol. Maddalena Cecconi chiede silenzio: 

Che quaggiù nun se sente niente (…) Speriamo che vincano».
«La Lazio» (azzarda Walter Chiari, nda).
«Nun cominciamo a litigà. Guai si nun vince la Roma!».

Anna Magnani era romanista, e lo sa bene Manfredini che ricordava, sul finire degli Anni 50, di averci giocato a pallone a Piazza del Popolo. L’attrice, divertita sino alle lacrime, si era addirittura sfilata le scarpe. Anna Magnani era romanista ed è allo stadio Nazionale a tifare la Roma allenata da Masetti nel 1951 contro la Sampdoria perché la Roma sta andando in B. 

A Dino Viola questi ricordi non sfuggivano e, in occasione del decennale della morte dell’attrice premio Oscar, aveva deciso di associare, alla presentazione della Coppa dello Scudetto, l’omaggio al più grande simbolo femminile della romanità. Anna Magnani più che Mamma Roma è stata Roma (che poi mamma è di tutti). 
Al centro del campo Luca Magnani – l’amatissimo figlio che Anna aveva accompagnato ovunque, anche ad assistere al concerto dei Beatles al Teatro Adriano – aveva ritirato dalle mani del presidente dell’AS Roma una targa con il seguente testo: «Ad Anna Magnani, artista universale, che nel suo grande cuore ha sempre nutrito la passione giallorossa. La Roma Campione d’Italia dedica il suo ricordo affettuoso».
Dopo queste enormi emozioni, le squadre scendono in campo. La Roma, forse, gioca la sua più bella partita di sempre in campionato. Il Milan fa l’errore di passare in vantaggio e la Roma, che fino a quel momento aveva sonnecchiato, diventa travolgente. Prima Maldera (quasi l’ex per antonomasia) con una botta da 35 metri, centra il palo, quindi Vincenzi pareggia. Poi arriva anche il gol di Maldera e quello strepitoso di Falcao: una specie di triangolazione volante in paradiso senza mai far toccare la palla per terra se non in rete. Scrive Ezio De Cesari: 

“Falcao, gran maestro di cerimonia, ancora una volta regista impagabile ed insostituibile ma anche “mattatore autentico”, ha inventato e siglato personalmente anche il colpo del KO. Da Falcao a Nela a Vincenzi a Conti ad Ancelotti. Il Campione del mondo ha appena appoggiato la palla al brasiliano che con un pezzo di bravura non facile da descrivere l’ha allargata istintivamente ancora verso destra per lo smarcato Ancelotti. Sul cross impeccabile Falcao si è fatto trovare puntualissimo per spingere di testa in gol con l’Olimpico in delirio in un tripudio indescrivibile”.

La Roma, con una facilità irrisoria, piega il Milan che non batteva sul terreno amico, dal 10 aprile 1966 con un gol di Tomasin; eppure, ora, tutto sembra logico, scontato, addirittura inevitabile.
Negli spogliatoi è un coro di elogi: «La Roma è davvero una grande squadra. Immensa», dice Luciano Spinosi al «Corriere dello Sport». Lo stesso giornale ospiterà un editoriale di Giorgio Tosatti, che a sua volta osserva: «La vittoria della Roma ha la naturalezza di un evento scontato».
A Nils Liedholm, maestro del paradosso, maestro di quei nostri anni, chiedono invece come faccia a far giocare la squadra in questo modo. Il “Barone”, senza smentirsi, risponde serafico: «Quando La Roma scende in campo io non so mai come giocherà perché recita a soggetto». E sembrava veramente la più grande di tutte, come Anna Magnani.

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