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Falsini: "Nella finale Scudetto contro l'Inter, l'Under 17 deve puntare tutto sul gioco"

L'ex tecnico dei ragazzi che questa sera sfideranno i nerazzurri a Il Romanista: "Vincere le finali fa piacere a tutti, gli auguro di giocarsela bene"

Gianluca Falsini

Gianluca Falsini

20 Giugno 2019 - 14:19

Si giocheranno lo scudetto Under 17 Roma e Inter questa sera (ore 20.30, diretta tv su SportItalia) al Bruno Benelli di Ravenna, lo stesso stadio che proprio un anno fa, il 20 giugno 2018, vide il trionfo giallorosso, ottenuto dai vari Cangiano, Silipo, Bucri e Greco, contro l'Atalanta. I 2002, che portano sul petto lo scudetto vinto dai 2001, si erano fermati il giorno prima, a Savigliano sul Rubicone, perdendo 2-1, con gol di Sebastiano Esposito e Oristanio, nonostante il vantaggio trovato al primo minuto da Bove.

Saranno tutti in campo stasera, sono cambiati solo i tecnici: sulla panchina della Roma c'è Fabrizio Piccareta, che ha preso il gruppo dei 2002 da Gianluca Falsini. L'ex terzino sinistro di Verona, Parma e Siena ci risponde da Coverciano, in una pausa del Supercorso. «Sto prendendo il patentino per allenare in serie A, coi vari Camoranesi, Maresca, Muzzi e Morgan De Sanctis. Tra una decina di giorni ci sarà la fine delle lezioni, e la discussione della tesi. Da settembre sarò pronto per allenare in tutto il mondo».

Un anno fa, di questi tempi, l'Inter le negava la finale scudetto. Che ricordo ha di quella gara?
«Un dirigente dell'Inter, a fine partita, mi venne a dire che non aveva vinto la squadra più forte. Aveva vinto quella con i singoli migliori».

Quest'anno ha avuto occasione di rivedere i suoi ragazzi?
«Ero a Milano quando hanno giocato il quarto di andata con il Milan, hanno vinto 3-1. Una squadra forte, è stato un piacere e una fortuna allenarli. Anche se devo dire che mi ha un po' deluso il Milan: doveva avere un atteggiamento diverso, e invece aveva timore della Roma. Anche se per onestà, fino all'80' ha avuto lo stesso numero di occasioni della Roma, e ha sbagliato due-tre gol clamorosi».

E la Roma come l'ha trovata?
«Rispetto alla mia, almeno in quella gara, mi sembra costruisca un po' meno, ma al tempo stesso è più efficace. E poi ha due giocatori in più, rispetto alla mia...»

Boer e Agostinelli. Portiere e centravanti.
«E visto che quella semifinale la perdemmo per un gol, spero che due giocatori bastino per avere un risultato diverso. Ma gli auguro di ripetere la prestazione dello scorso anno. Creammo almeno 6-7 gol, ma non riuscimmo a concretizzarle. Proprio perché un centravanti di ruolo ci mancava».

Era una bella Roma.
«Il risultato arriva da tanti fattori, ma la prestazione non è mai casuale. La Roma con i giocatori che ha può e deve dominare il gioco».

Chi ha trovato migliorato, dei suoi ragazzi, un anno dopo?
«Tomassini, il terzino destro: è migliorato veramente tantissimo. Gli altri bravi erano e bravi li ho ritrovati. E mancava Zalewski, uno che ha altissima qualità. Milanese ha fatto molto bene come mezzala, di Bove è inutile parlarne: semplicemente, è il giocatore che ogni allenatore vorrebbe avere a disposizione. Travaglini era partito molto bene, Ciervo ha avuto un po' di alti e bassi».

Non è la prima volta, che Ciervo ha alti e bassi. Ma in semifinale, col Napoli, è stato decisivo.
«Se Ciervo non andasse a corrente alternata, non giocherebbe nella Roma Under 17: sarebbe titolare in Primavera, sotto età. È un giocatore che devi mettere in preventivo che esce ed entra dalla partita. Quando riuscirà a evitare queste uscite mentali, diventerà un super giocatore. Ah, e quel giorno mancava anche Cancellieri, un altro talento di livello assoluto».

L'Inter è la squadra più forte d'Italia?
«Non penso. Forse è la squadra che ha i singoli più forti d'Italia. E contro di noi ha vinto con le giocate dei singoli: quella gran punizione di Esposito, e una grande giocata dell'attaccante sulla sinistra, sul 2-1. Hanno talmente tanti talenti, che paradossalmente è difficile metterli tutti insieme, e farli giocare come squadra. Esposito è fortissimo, e quest'anno è cresciuto ulteriormente: i numeri e le immagini dicono che potrebbe essere il 2002 più forte d'Italia. Hanno Pirola che è molto bravo dietro, e poi Squizzato al centro della mediana, che magari non avrà un grande passo, ma è molto stutturato, sarà alto 1,91. E Stankovic, il portiere, è molto bravo: lo scorso anno su Zalewski fece davvero una grande parata. Molto bravo anche Cester, che giocava esterno di centrocampo, e ora credo che giochi mezzala, o trequartista. È una squadra molto forte, anche se non si sacrificano tantissimo in fase di non possesso di palla. Ma entrambe le finalise hanno giocatori molto validi: i loro sono bravissimi, ma io mi sarei sempre tenuto i miei ragazzi».

Non ce n'è neppure uno nel giro della nazionale, dei 2002 della Roma.
«E qui secondo me c'è qualche valutazione opinabile. Gente come Bove o Cancellieri lo meriterebbe sicuramente, se avesse continuità mentale anche Ciervo, pure Buttaro è su quei livelli. Come Milanese, anche se deve aumentare il livello di intensità mentale, e sacrificarsi di più. Tripi è andato bene sia quest'anno che l'anno scorso. Ora so che gioca difensore centrale, ma per me è più centrocampista. E mi fa piacere che uno dell'esperienza di Alberto De Rossi, quando lo ha utilizzato sotto età in Primavera, lo abbia schierato pure lui sulla linea mediana. Ciucci per me è forte, bisogna dargli fiducia: con me avrà sbagliato una partita in tutto l'anno, forse due. Morichelli è più acerbo, ma ha bisogno di giocare, perché le qualità le ha: è molto alto, ma deve riempire il fisico, e mettere qualche chilo di muscoli. Ma è uno applicato, e cattivo. E Tripi, davanti alla difesa, ha tirato il gruppo: oltre che bravo, ha anche personalità da leader».

Mister, perché non allena più alla Roma?
«Non lo so, davvero. Ti dico la verità: tutte le persone che incontro mi fanno i complimenti per come sono andate le cose nella scorsa stagione, sia nella Roma che fuori, ma se tu mi chiedi il motivo per cui non ci lavoro più, faccio fatica a dirtelo. Avevo un contratto di un anno, la mancata riconferma è stata un fulmine a ciel sereno, perché tutti sembravano contenti di come stavo lavorando. E infatti nessuno mi ha imputato qualcosa sul lavoro sul campo. Ma la cosa che mi ha dato fastidio è che mi è stato comunicato con moltissimo ritardo. Era il 28 giugno: un po' tardi per trovare una squadra. E così quest'anno mi sono dedicato al Supercorso, che comunque un po' di tempo te lo porta via. Ringrazio, comunque, chi mi ha dato la possibilità di allenare in un grandissimo settore giovanile come quello della Roma».

È la stessa persona che l'ha mandata via?
«Mi ha portato Tarantino, il responsabile del settore giovanile. Ma non credo che sia stato lui a decidere di non confermarmi».

Da dove ripartirà?
«Mi piacerebbe fare qualche categoria giovanile, ma non troppo giovane, magari partire da una Berretti o da una Primavera. O dalle categorie inferiori: so bene che non ho il curriculum per iniziare in B. Ma la cosa importante sarà trovare persone su cui fare affidamento per sviluppare un progetto. Per me la cosa importante è sviluppare il gioco. Basta vedere quello che è successo in serie A: il Parma si è salvato, con un allenatore giovane, bravo e rampante come D'Aversa, l'Empoli è retrocesso. Ma l'Empoli giocava meglio: D'Aversa come offerte aveva solo il Parma, Andreazzoli, che pure per età sarebbe quasi a fine carriera, per il gioco che ha fatto vedere, aveva tre offerte. E continuerà ad allenare in serie A, anche se è retrocesso».

Guarderà la finale U17?
«Mi piacerebbe, ma devo vedere gli impegni qui per il corso. Se posso, sicuramente. E faccio un grande "in bocca al lupo" ai ragazzi. Anche se l'augurio resta sempre lo stesso: vincere le finali fa piacere a tutti, ma io gli auguro soprattutto di giocarsela bene».

Ma lei, se avesse lo scudetto, invece di perdere la semifinale con l'Inter, pensa che sarebbe stato confermato?
«Non ho mai avuto questa impressione: non credo che sia stata quella la discriminante. E infatti Francesco Baldini, con l'Under 17, lo scudetto lo ha vinto, eppure è andato via lo stesso».

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