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La conferenza

Mancini: "Infortuni? Non ci condizionano, scendiamo in campo per dare il massimo"

Il centrale giallorosso in conferenza stampa: "Ho sempre avuto la caratteristica di parlare in campo. Non mi riesce stare zitto con i miei compagni"

La Redazione
23 Ottobre 2019 - 11:53

Il difensore giallorosso Gianluca Mancini ha parlato in conferenza stampa a Trigoria alla vigilia della sfida di Europa League contro il Borussia Mönchengladbach, in programma giovedì alle ore 18:55 allo stadio Olimpico. Ecco le sue parole: 

Come procede il tuo percorso con la maglia della Roma?
«Il mio percorso è iniziato come tutti i nuovi percorsi in maniera lenta, perché dovevo capire quello che mi chiedeva il mister, abituarmi con i miei compagni, ma sono contento di giocare con questa squadra e imparare tante cose nuove dal mister».

Come state vivendo nello spogliatoio la situazione degli infortuni? È un fattore che vi condiziona durante le partite?
«Non ci condiziona, noi scendiamo in campo per giocare le partite e dare il massimo. Come ha detto il mister, siamo sfortunati perché gli infortuni vengono da contrasti di gioco che fanno parte del calcio. Prendiamo la botta e ci facciamo male. Speriamo che passi molto velocemente questo momento».

C'è in voi il timore di andare in contrasto in allenamento? In questa situazione può capitare inconsapevolmente di tirare indietro la gamba?
«Noi ci alleniamo con intensità, facciamo i contrasti giusti, senza farci male perché non possiamo romperci da soli. Ma siamo liberi mentalmente, queste botte procurano fratture e non possiamo farci niente. Abbiamo avuto sfortuna finora, ma speriamo che tutto vada per il meglio».

Il passaggio alla difesa a tre pensi possa valorizzarti o esserti adattato a una difesa a quattro ti valorizza di più?
«Io ho avuto la fortuna di giocare due anni con una difesa a tre, con concetti differenti da ogni altro tipo di difesa a tre. Con il mister qua sto imparando tante cose nuove nello schieramento a quattro. Mi trovo bene e deciderà il mister con quale modulo mandarci in campo. L'importante è dare sempre il massimo, metterci tutto l'impegno per provare a vincere anche questa partita».

Uno degli aspetti che sta funzionando è il reparto difensivo, non solo per il numero di gol subiti ma anche per le poche occasioni concesse. Nel precampionato avevamo visto una Roma più offensiva, mentre sembra più accorta nelle ultime gare. Il risultato è legato al lavoro tattico, o state crescendo voi come qualità e confidenza?
«Abbiamo cambiato tanti giocatori, il mister era nuovo e ci spiegava tanti concetti suoi a cui non eravamo abituati. Vedendo i video e lavorandoci in settimana abbiamo migliorato questo aspetto, ma dipende da tutta la squadra, perché se vediamo le partite sono undici giocatori che ripiegano, stanno stretti e corrono. Anche quando segniamo tanto è perché da dietro costruiamo bene e permettiamo a centrocampisti e attaccanti di fare bene».

Con Gasperini c'era più attenzione all'uomo, mentre con Fonseca più alla zona. Cosa hai imparato con il nuovo allenatore?
«Il gioco di Gasperini in Italia lo fanno in pochi: particolare, uomo contro uomo, ci sono scalate precise, ti devi focalizzare sul singolo. Con il mister ho imparato a marcare a zona, ma allo stesso tempo a essere aggressivo. Prima avevo l'intenzione di vincere il duello anche andando fuori tempo, ma era sbagliato perché se giochi contro grandi squadre e attaccanti non puoi fare uomo a uomo. Sono migliorato anche nell'uno contro uno e sono sicuro che se seguo il mister e osservo dai miei compagni più esperti potrò migliorare di più».

Rivedendo il video di lei e Kolarov in allenamento, è emerso che vi toccavate l'inguine: per qualche motivo in particolare? Osservandola in campo, appare un giocatore che comunica molto. È una sua caratteristica personale o gli è stato detto dal tecnico?
«Per quanto riguarda l'inguine va tutto bene, ci tocchiamo senza farci caso. Per il resto, ho sempre avuto la caratteristica di parlare in campo e rompere le scatole ai compagni, non mi riesce proprio di stare zitto. Il mister mi stimola a farlo anche di più, perché mi ha detto che un difensore deve parlare da dietro per aiutare i compagni, vede tutta la squadra come si muove ed è una cosa che mi ha chiesto espressamente e che voglio fare anche io, perché aiuta me stesso e la squadra».

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