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l'intervista

Trent'anni senza Dino Viola, il figlio Riccardo: "Lui e la Roma, una storia d'amore"

"Il cuore della mia famiglia è romanista, ma c’è sempre stata simpatia per lo Spezia. Mia madre è nata lì, Dino a pochi chilometri. Incredibile che la ricorrenza cada proprio nel giorno della partita contro i liguri"

Vittorio Cupi
19 Gennaio 2021 - 14:20

A trent'anni esatti dalla scomparsa di Dino Viola, la Roma gioca contro la squadra della città dove era nata Flora, la moglie, divenuta presidente della Roma proprio dopo la morte del marito. Il destino a volte disegna percorsi più difficili da considerare casuali piuttosto che da capire. C'è materiale per toccare tante corde tutte insieme, per tutti i romanisti, figuriamoci nella famiglia Viola. «Quando sono usciti i calendari e ho realizzato questa coincidenza, mi sono fermato e mi sono seduto un attimo a pensare».

Parole di Riccardo Viola, uno dei figli del presidente del secondo Scudetto, che nella Roma ha iniziato la sua esperienza di dirigente sportivo che prosegue ancora oggi, come prosegue il suo amore per lo sport. Si è infatti ricandidato a guidare il comitato regionale del Coni, che presiede dal 2013, dopo essere stato alla guida del comitato provinciale dal 2003. La Roma che gioca contro lo Spezia proprio oggi, però, impone una pausa. «È incredibile. Nell'anno in cui lo Spezia torna in Serie A, gioca con la Roma nel trentennale dalla scomparsa di Dino Viola. È una situazione strana ed emozionante».

Il legame della famiglia Viola con Roma e con la Roma è noto. Raccontiamo però quello con La Spezia.
«Mia mamma, Flora, era spezzina. Papà è di Aulla, che è a pochi chilometri da lì. Come la casa di campagna a Terrarossa, che a suo modo fa parte della storia della Roma. Dopo ogni trasferta al Nord, infatti, la domenica sera lui andava lì. Era un'abitudine consolidata e nota tra gli addetti ai lavori. E lì, in quelle occasioni, spesso riceveva giornalisti, direttori sportivi, allenatori e giocatori».

Il filo con quelle terre quindi non si è mai spezzato.
«Mai. I miei genitori si sono sposati proprio a La Spezia, nel 1942. Tutta la famiglia di mamma è sempre rimasta lì, quindi Io sono nato nel 1943 a Fiumetto, vicino Viareggio. La famiglia era già romana di adozione, ma proprio in quel periodo sfollammo a Comano, sulle Alpi Apuane, lì sopra. Ho frequentato la terza elementare proprio lì, stando presso i miei nonni. Da ragazzini con i miei fratelli passavamo le estati a Terrarossa e per andare al mare andavamo sul golfo di La Spezia».

Anche calcisticamente, quindi, un occhio alle vicende della squadra spezzina non è mai mancato.
«Il cuore è romanista, ma per forza di cose lo Spezia è una squadra che abbiamo sempre seguito con simpatia, a distanza, proprio perché rappresentava un senso di familiarità. Ogni tanto sono capitato allo Stadio "Alberto Picco". Tra l'altro una delle prime amichevoli organizzate dopo che Dino Viola era diventato presidente della Roma fu, non a caso, proprio lì. Era agosto del 1979, vincemmo 2-0 con una doppietta di Pruzzo. Disputammo anche un'altra amichevole nella primavera del 1982».

Stavolta, invece, è di nuovo Roma-Spezia ufficiale.
«E proprio il 19 gennaio. Fatale che tornino in mente tanti ricordi. E peccato per il libro mai uscito, poteva essere l'occasione per raccontare anche alcuni di questi aspetti della storia di Dino Viola. Che è una storia di affetto, amore e passione».

Sono passati trent'anni, ma il ricordo di Dino Viola è più vivido che mai.
«La cosa mi fa venire i brividi. Sono sempre rimasto nello sport, anche dopo che la mia famiglia cedette la Roma. E mi è sempre capitato, e mi capita ancora oggi, di incontrare persone che quando realizzano il mio cognome, o mi riconoscono, mi raccontano aneddoti di episodi che magari non ricordo perché è passato tanto tempo. A volte mi viene da rispondere: "Ma lei si rende conto che mi sta chiedendo di episodi di oltre trent'anni fa?". È impressionante il segno che ha lasciato in chiunque ha avuto a che fare con lui, sia come persona sia come presidente. Sia in chi lo ha frequentato, sia in chi magari ha avuto solo brevi contatti con lui, ma è veramente così. Era uno che lasciava il segno».

E che segno, sulla Roma.
«Lui ha rappresentato qualcosa di importantissimo per la Roma. Lo dicono i risultati, e già questo basterebbe. Ma non solo. Lui ha sempre speso tutto se stesso per dare alla Roma dignità e rispettabilità ai livelli più alti. Questo gli è sempre stato riconosciuto e rimarrà per sempre. Ma credo che abbia rappresentato qualcosa di importante anche in assoluto per la città di Roma. E ci tengo a dirlo proprio pochi giorni dopo un derby perso».

Ne ha sofferto?
«Noi non ce l'abbiamo mai avuta con la Lazio. Probabilmente dipende anche dal fatto che il primo derby della presidenza Viola è stato quello della morte di Vincenzo Paparelli. Naturalmente ci ha segnato profondamente e non abbiamo mai alimentato alcuna polemica legata alla rivalità tra Roma e Lazio. I nostri derby, le nostre polemiche, erano con la Juventus».

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