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il caso

Tosel: "Diawara? La norma è troppo rigorosa"

L’ex giudice sportivo: "La buona fede è palese, ma conta solo l’obiettività del fatto: ricorso difficile"

24 Settembre 2020 - 08:50

Per nove anni ha occupato lo scranno di giudice sportivo. Ammende, squalifiche di atleti e campi, penalizzazioni, accoglimento e rigetto dei ricorsi: dal 2007 al 2016 tutto lo scibile in materia giuridico-sportiva riguardante la Serie A è passato dalle mani di Gianpaolo Tosel.

Compresa l'ormai famosa irregolarità di Sassuolo-Pescara sull'utilizzo da parte dei neroverdi di Antonino Ragusa, non comunicato alla Lega nei termini previsti. Episodio che negli ultimi giorni è stato indicato come "precedente giurisprudenziale" per il caso Diawara. Il Romanista ha interpellato lo stesso Tosel per sapere se è davvero così.

Giudice, la vicenda Diawara in cosa somiglia e in cosa differisce da quella di Ragusa sulla quale si espresse lei?
«La materia è la stessa, le irregolarità nella compilazione delle liste. In quel caso era qualcosa di apparentemente più sostanziale. Per Diawara si tratta di un errore sugli over 22, una questione di parvenza inferiore che oltretutto è cavillosa su pochi mesi di differenza».

La pena sembra eccessiva rispetto all'errore commesso.
«Non c'è dubbio che la norma sia fin troppo rigorosa per consentire la linea di difesa più ovvia, che traccia una distinzione fra buona e cattiva fede. La mancata intenzione della Roma di trarre vantaggi è palese».


Nella giustizia ordinaria dolo e colpa differenziano anche le rispettive pene.
Nell'ordinaria è ovvio che sia così: chi spara per uccidere non può avere la stessa punizione di chi investe con un'auto, tanto per fare l'esempio più banale. Ma la giustizia sportiva rivela soltanto l'obiettività del fatto, prescindendo dalle questioni soggettive».

L'ammissione di negligenza dalla Roma può rappresentare un'attenuante?
«Assolutamente no. Da due a sei punti di penalizzazione si considerano vari elementi che possono portare anche a rivedere la pena. La sconfitta a tavolino si commina o meno, non può esserci una riduzione del provvedimento».

La mancata incidenza sul risultato invece?
«Irrilevante».

Il presunto corto circuito sull'alert fra Lega e club, se fosse verificato cosa cambierebbe nella fattispecie?
«Francamente non lo so. Questo punto è stato introdotto di recente, quando io ero già in vacanza da qualche tempo».

Cosa prevede possa accadere in fase di ricorso?
Faccia pure gli scongiuri, ma credo non abbia alcuna possibilità di essere accolto. Esiste una violazione obiettiva, punto e basta. Si parla di una cattiva interpretazione, ma il contenuto della telefonata con la Lega è tutto da verificare».

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