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Europa, sponsor, tifosi: la nuova dimensione della Roma

Club, tecnico, giocatori. I risultati trascinano la squadra in prima fascia. Pallotta: "Sono orgoglioso di questo gruppo"

04 Maggio 2018 - 09:08

Grazie. Lo ribadiamo subito il nostro titolo di ieri mattina. Perché questa Roma che ci ha regalato un sogno, se lo merita, dal presidente all'ultimo dei magazzinieri, passando per i dirigenti, lo staff tecnico, i calciatori, i tifosi.

Una nuova dimensione

Grazie per aver ridato alla Roma quello che è di Roma, prescindendo dal doppio, triplo, quadruplo scippo arbitrale che è stato perpetrato da una classe arbitrale degna di quella di Calciopoli. Grazie di aver restituito a questa città, a questa squadra, a questa tifoseria, quella dimensione internazionale che da troppo tempo ci era stata negata. C'era una Roma da terza-quarta fascia prima di questa Champions, c'è una Roma adesso cresciuta nelle fasce e nella considerazione internazionale. È stato fatto un ulteriore step, continuando in quel percorso di crescita che dovrà proseguire nei prossimi anni. Non saremo più la squadra sorpresa che arriva in una semifinale di Champions, sarà più difficile confermarsi ma ci rispetteranno di più, speriamo che lo faccia anche la classe arbitrale.

Numeri

Ci sono numeri che neppure i nostalgici del nulla potranno più contestare. Rispetto al bilancio dello scorso anno, la società giallorossa potrà contare su quasi 120 milioni in più, 100 dalla Champions, quasi 17 per i nuovi sponsor che compariranno sulla maglia (Qatar già c'è, presto ci sarà pure il back sponsor). Successi che non possono essere negati per la soddisfazione del presidente Pallotta. Che, ieri, prima di ripartire per Boston, ha rilasciato un'intervista alla radio americana preferita, Sirius, tornando a chiedere l'introduzione del Var: «Sono orgoglioso di questa Roma. Abbiamo fatto una grande Champions. Anche se ho visto interessanti non chiamate da parte degli arbitri. Ero molto arrabbiato, difficile da accettare quello che è successo. Certi problemi possono essere risolti con l'introduzione del Var. Ce la siamo giocata contro squadre che hanno il doppio, il triplo, il quadruplo del nostro fatturato. Ora abbiamo altre tre partite, l'obiettivo è tornare in Champions»

Fatturato e stadio

Appunto, il fatturato. Servirà la stadio per accorciare ulteriormente le distanze. Intanto è una Roma che, scalino dopo scalino, è tornata ai livelli che le competono. E se qualcuno continuerà a dire zero tituli, ce ne faremo una ragione sicuri che non dovranno ripassare trentaquattro anni per ritrovarci tra le grandi d'Europa. Una Roma di nuovo caput mundi, capace di entrare nell'elite di quel calcio europeo che fattura il doppio (minimo) di quanto (per ora) si faccia dalla parti di Trigoria. Ora è soltanto questione di tempo.

Grazie alla società

Il primo grazie va alla società, dal presidente a una dirigenza capace di continuare a credere, lavorare, costruire, progettare, migliorare, nonostante qualche errore che pure c'è stato, ma soprattutto nonostante sia stata circondata da cattiverie, malafede, bugie, critiche, polemiche. La crescita è nei numeri: si è partiti da un fatturato intorno ai 130 milioni, si è arrivati a oltre 250; da un valore del parco dei giocatori di pochi decine di milioni all'attuale che supera abbondantemente i duecento. Si è partiti con un'idea di un progetto stadio che ha superato qualsiasi ostacolo e sta per vedere la prima pietra; da una maglia senza sponsor ora impreziosita da un marchio come Qatar (e non è finita), da uno sponsor tecnico italiano rispettabilissimo ma sostituito da quello più importante al mondo; da accuse di massoneria e lazialità che solo i delinquenti potevano partorire, smentite dai fatti e dalla storia. Ora dateci lo stadio e poi ci sarà da divertirsi.

Grazie Eusebio

Il secondo grazie va a Di Francesco. Capace di fare quello che agli altri non era riuscito, con Luis Enrique e Spalletti che hanno preferito alzare bandiera bianca. Cioè dare alla Roma la mentalità da grande squadra anche a costo di andare incontro a qualche brutta figura. Giocare per vincere, sempre. Una mentalità che ha trasmesso alla squadra. Ora è un patrimonio della Roma. Compreso il dopo partita quando, da straordinario signore qual è, il tecnico più che sulle nefandezze arbitrali ha preferito concentrarsi su errori che non dovranno più essere commessi. Era alla sua prima partecipazione da allenatore alla Champions, ha superato l'esame con la lode.

Grazie alla squadra

Il terzo grazie va ai calciatori, capaci di regalarci notte di coppe e di campioni indimenticabili. Il Chelsea triturato, lo Shakhtar battuto, il Barcellona, oh il Barcellona, cancellato, il Liverpool strabattuto e non eliminato solo a causa di arbitri incompetenti (eufemismo). In più, in tutti, c'è stata la presa di coscienza di essere forti, più forti di quello che credevano loro stessi.

Grazie ai tifosi

Ultimo ma non ultimo, il quarto grazie va ai tifosi giallorossi. Meravigliosi in tutta questa cavalcata europea, in grado di zittire Stamford Bridge, essere presenti ovunque, colorare e riempire l'Olimpico come non lo vedevamo da anni. Noi che siamo vecchi naviganti giallorossi, non avevamo dubbi. Sono loro il patrimonio più grande. Ancora più importanti di quei cento milioni che ci porterà questa Champions League.

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