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la crisi societaria

Roma, Petrachi resta in bilico: ora rischia per un sms a Pallotta

Il ds ha consumato il suo strappo con un durissimo messaggio inviato al presidente. Stamattina rientrerà da Lecce e si confronterà con Fienga

Il direttore sportivo della Roma Gianluca Petrachi, di Mancini

Il direttore sportivo della Roma Gianluca Petrachi, di Mancini

15 Giugno 2020 - 07:00

Resta appeso a un filo il futuro di Petrachi alla Roma, dopo l'improvvisa crisi scoppiata tra giovedì e venerdì in seguito al caso che anche a distanza di anni, quando sarà ricordato, non potrà che strappare un amaro sorriso. Lo strano caso del direttore sportivo licenziato per un equivoco. Si potrebbe intitolare così, ammesso e non ancora concesso che poi vada davvero a finire col divorzio, dopo neanche un anno di lavoro (ufficiale), tra il direttore sportivo e la società giallorossa.

Perché al netto di alcuni comportamenti non sempre graditi che però ormai erano entrati a far parte dell'aneddotica legata all'immagine del dirigente un po' ruspante («mio padre mi ha insegnato - ha detto proprio pochi giorni fa in un'intervista a Sky - ad amare chi ti fa piangere, non chi ti fa ridere»), se Petrachi lascerà la Roma sarà soprattutto per colpa di un durissimo messaggio di testo inviato direttamente a Pallotta nella notte tra giovedì e venerdì, in seguito ad un equivoco generato da un ringraziamento "monco" dello stesso presidente a Fonseca.

La storia è ormai (tristemente) nota, almeno per i lettori del Romanista: per celebrare il primo anniversario della firma del contratto di Fonseca, la società ha pubblicato una lunga intervista in cui l'allenatore ha ricordato i tratti salienti della stagione vissuta prima dell'interruzione per il Coronavirus. Subito dopo la pubblicazione sul sito ufficiale, è arrivata una comunicazione di Pallotta a ringraziamento del lavoro svolto dal tecnico, in cui tra le altre cose il presidente sottolineava il feeling spontaneo sorto con Guido (Fienga, l'ad) e Manolo (Zubiria, il responsabile organizzativo).

Ma questa dichiarazione non era stata dettata dal patron a qualcuno del media center (cosa che avrebbe configurato quanto meno l'ineleganza dell'omissione, peraltro non solo nei confronti del ds, ma anche di altri dirigenti apicali quali ad esempio Calvo, capo del commerciale, e Baldissoni, vicepresidente), ma è stata estrapolata da una ben più ampia intervista che Pallotta aveva appena concesso a Paul Rogers e che il club si apprestava a pubblicare nei giorni successivi.

Nell'intervista ovviamente Pallotta aveva anche elogiato il lavoro svolto da Petrachi, ma si vede che, alla domanda su Fonseca, aveva limitato i suoi ragionamenti al feeling con gli altri due dirigenti. Insomma, niente di più che un piccolo incidente diplomatico, risolvibile con una battuta e una (virtuale) pacca sulle spalle magari a distanza, visto che peraltro tra Pallotta e Petrachi non c'è alcuna familiarità visto che il ds non parla inglese e il proprietario del club non parla l'italiano.

E invece il ds l'ha presa malissimo e già nella notte tra giovedì e venerdì ha inviato un durissimo messaggio direttamente sul telefonino del presidente. Poi se n'è ovviamente lamentato con l'ad Fienga e a nulla sono valse le rassicurazioni circa la circostanza degli elogi rivolti in un'altra parte dell'intervista. Come primo effetto la pubblicazione dell'intervista è stata ovviamente sospesa (anche perché sarebbe inevitabilmente sembrata una "riparazione" e un'implicita ammissione al torto perpetrato), ma la cosa più grave è che a questo punto la questione è diventata un'altra: la durezza del messaggio ha indispettito Pallotta e ora Petrachi rischia il licenziamento per giusta causa.

Nel weekend il dirigente si è recato a Lecce e per quanto Fienga si sia prodigato per rimediare allo strappo la situazione non sembra troppo modificata. Il confronto tra i due ci sarà stamattina a Trigoria, bisognerà capire quanto sia ancora possibile provare a ricucire e quanto invece sarà inevitabile trattare un'eventuale uscita indolore (leggi: senza conseguenze legali) del dirigente. E sarà comunque un peccato se dovesse finire perché sul mercato non sembravano esserci dissidi tali da scavare questo solco tra le parti.

Al netto di qualche inevitabile momento di tensione (dialettica di prassi per ogni società di calcio, soprattutto nel rapporto proprietà-dirigente delegato al mercato), le questioni principali erano state già affrontate e quasi tutte risolte: era fondamentale per la Roma centrare l'obiettivo Pedro e la cosa è considerata ormai fatta, così come si voleva accontentare Fonseca che aveva richiesto la conferma di Smalling e Mkhitaryan e anche questo duplice obiettivo era ormai raggiunto.

Adesso bisognava solo aspettare la ripartenza del campionato, magari con qualche auspicabile novità relativamente alla possibilità di scalare un posto in classifica, e provare a raggiungere qualche accordo in uscita sui giocatori ritenuti non indispensabili. L'obiettivo potrebbe adesso essere affidato a Morgan De Sanctis.

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