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Per La Roma

L'unica cosa da dire: basta

In attesa che qualcuno rimanga col cerino in mano assumendosi la responsabilità, lo diciamo noi: stop

24 Aprile 2020 - 11:00

Chissà quante volte si può ripetere la stessa parola in un articolo. E chissà, pure, se quel numero è semplicemente figlio della consuetudine o se, invece, esiste per davvero una vera e propria regola. Proviamo, comunque, ad ipotizzare: due, tre, cinque volte? Dieci? E allora facciamo così… smettiamo di farci la domanda e, anzi, portiamoci avanti con il lavoro: basta! Basta.
Basta pantomime legate alla ripresa del calcio.

Basta, davvero.

Basta presidenti che contano i punti in classifica della loro squadra e poi parlano di conseguenza. Perché tutti quelli che li ascoltano sanno, e bene, che se ne avessero avuti, di punti, cinque in più o in meno avrebbero detto cose diametralmente opposte.

Basta irresponsabili della comunicazione che usano le parole come fossero macigni, la penna come fosse un randello, la priorità dei propri datori di lavoro quella di tutti gli altri.
Basta, dai: un po' d'amor proprio. Perché questo goffo ballo in maschera neanche diverte più… sempre che prima abbia fatto sorridere qualcuno. E allora, quella maschera, calatela. Ma calatela alla vostra maniera, da chiassosi magnate: io magno, tu magni, egli magna, noi magniamo. Voi magnate.

Basta allora, cameriere il conto. E il conto, lo sappiamo, sarà salato per tutti. Purtroppo. Perciò fareste bene a parlare di quello. Anzi, di quelli: soldi. Denaro. Sponsor, accordi. Di cosa, a cascata, accadrebbe se la giostra dovesse fermarsi per davvero. Parlate di posizioni in classifica e ambizioni, smanie e manie personali, orgoglio e personalismi.

Parlate di quello.

Ma fatela finita di scomodare il "Buonsenso", il "Divertimento per i cittadini", lo "Svago", le "Due ore di serenità" e altre supercazzole del genere perché mai come questa volta, udite udite, sono proprio i tifosi a dare il buon esempio. Aspettando, in silenzio. Senza pretendere nulla ma guardandosi intorno e capendo la situazione perché proprio i tifosi, che poi altro non sono che la popolazione, questa volta vivono la loro di emergenza e non hanno testa di pensare alla… vostra.

Perciò, basta antani. Che a guardarvi da fuori, e a starvi a sentire, sembrate uno di quei pittoreschi gruppi di vecchietti seduti ai tavolini dei bar di paese che si sfidano a carte tra imprecazioni e carichi, segni convenzionali e litigi, veri o presunti tali, risolti – il più delle volte – da quello che c'ha l'asso nascosto nella manica e lo cala, per ultimo, nel modo più fragoroso possibile: sbaaaam!

Non siamo nati ieri, lo sappiamo: non è facile. Molto di più, invece, trincerarsi dietro qualche frase fatta e molti slogan, invettive e proclami da bar: aridaje. Nell'attesa che sia qualcun altro a rimanere con il cerino in mano assumendosi, lui, tutta la responsabilità della scelta.

La scoperta dell'acqua calda, si chiama inerzia sociale: la teoria secondo la quale la responsabilità scorre su tutti senza fermarsi su nessuno. Ecco il punto. Tutto sta a cercare quel qualcuno. Ma prima che sia lui a dirlo… lasciatecelo fare a noi: basta.

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