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l'intervista

"Rudi" compie un anno: «La nostra è una comunicazione amichevole e intima»

Patrizio Cacciari, fondatore della "newsletter dei romanisti" con Valerio Albensi: «Ci sono troppe divisioni: è l’ora di tornare a raccontare la Roma in un altro modo»

27 Novembre 2019 - 09:00

"A message to you Rudy", cantavano gli Specials alla fine degli Anni 70. Oggi, a mandare il messaggio è invece Rudi: lo fa da un anno esatto, alle 19.27, nelle caselle email dei romanisti. Il 27 novembre 2018 i giornalisti Patrizio Cacciari e Valerio Albensi hanno fondato "Rudi, la newsletter dei romanisti". Un'esperienza alternativa e inedita nel panorama della comunicazione legata alla Roma e al calcio, che in dodici mesi si è espansa ed è divenuta anche un sito web, trovando uno spazio in radio. Ne parliamo con Patrizio, che ci racconta com'è il mondo giallorosso visto da Rudi.

Chi è Rudi: Voeller, Garcia o Rüdiger?
«Rudi è un nome che è familiare all'orecchio dei romanisti. Volevamo trovare un soggetto che divenisse amico di ogni tifoso giallorosso. Anche perché attraverso questo nome abbiamo cercato di unire tre generazioni di romanisti: Garcia e Rüdiger per la Roma recente, Voeller per qualche decennio fa e, facendo un salto nel passato, ci mettiamo dentro anche Rodolfo Volk».

Come nasce questa idea?
«Nasce dopo le esperienze professionali che abbiamo condiviso io e Valerio. Abbiamo seguito il calcio per conto di vari media, la Roma in particolare per una vecchia free press che si chiamava ePolis. Nell'ultimo anno abbiamo avvertito molto distacco tra la Roma e il mondo della comunicazione e dei tifosi. Perciò abbiamo sentito l'impulso di dover agire per aiutare a ricompattare un ambiente sfaldato».

Il bilancio dopo un anno.
«Siamo nati come semplice newsletter: un esperimento editoriale atipico. Un anno fa non esistevano newsletter specifiche su una singola squadra. Abbiamo aggregato soprattutto su Twitter: lì è dove ritroviamo il nostro pubblico. Poi abbiamo capito che la newsletter non era abbastanza. Rudi piano piano è divenuta una voce riconoscibile e perciò abbiamo deciso di dare spazio anche alle nostre opinioni, mettendo su un sito web».

E poi la radio.
«Contemporaneamente, è arrivato il contatto con la Roma che ci ha proposto di entrare a Roma Radio come opinionisti. Hanno apprezzato il nostro modo di ragionare sulla Roma e hanno voluto che contribuissimo a creare un dibattito sano all'interno dell'house organ della Roma. Da settembre quindi siamo in studio nel palinsesto pomeridiano».

Chi è il lettore di Rudi?
«Un lettore che ama la Roma ma non vuole fermarsi a una lettura superficiale delle situazioni. Che ama approfondire le dinamiche attuali e conoscere la storia della Roma. Un tifoso che vuole avere una capacità critica di analisi su quello che accade al momento».

Perché una newsletter?
«Abbiamo scelto questa formula perché volevamo capire se poteva essere uno strumento utile per il tifoso, che magari è indaffarato e la sera si ritrova la mail con tutto quello che c'è da sapere sulla Roma: un riepilogo dei fatti del giorno, alcuni reminder utili nel calendario, eccetera. È l'amico che incontri a fine giornata e ti racconta quello che è successo».

Ci sono progetti da cui avete preso ispirazione?
«Per esperienza nostra ci siamo ispirati alla newsletter de "Il Post", che è un resoconto della giornata politica. Poi c'è una newsletter molto interessante che si chiama "Wolf", a cui sono abbonato, che racconta il mondo della comunicazione. Infine c'è n'è un'altra americana che segue Valerio, "The Hustle", che parla di tecnologia ed economia. Per quanto riguarda il racconto sportivo, abbiamo intercettato delle affinità con alcune realtà editoriali che esistono già: sicuramente la vostra, che è abbastanza affine a noi come filosofia e linguaggio. Poi ci sono anche delle pagine social, messe su da alcuni tifosi, che indirettamente ci hanno dato alcune indicazioni. Ad esempio la pagina Facebook di Danilo "Per la Roma", che tiene anche una rubrica su "Il Romanista"».

La scelta delle 19.27 per l'invio delle mail è di facile interpretazione. Invece, come mai siete partiti il 27 novembre?
«Un anno fa eravamo pronti per partire, ma aspettavamo un evento da raccontare. L'occasione è arrivata il 27 novembre 2018, Roma-Real, quando Totti è entrato nella Hall of Fame. Tutta la storia di Francesco in questi due anni è stata un po' simbolo di un ambiente lacerato. Noi vogliamo cercare di restare lucidi anche quando parliamo di una ferita profonda come quella tra Totti e la Roma, che speriamo si possa presto rimarginare».

E se esce una notizia alle 19 cosa fate?
«Cerchiamo sempre di inserirla. Per questo a volte abbiamo "sforato" l'invio delle 19.27: crediamo sia più utile mandare la mail in ritardo ma includendo la notizia del giorno che il contrario».

La newsletter è un mezzo di informazione a tutti gli effetti, anche se non è una testata giornalistica. Cosa sentite di aver apportato alla comunicazione che gira attorno alla Roma, spesso definita "malata"?
«Il racconto della Roma non è solo tossico. Questo è lo spirito che abbiamo cercato di tirare fuori. Inizialmente abbiamo creato la newsletter, questo carteggio intimo che sembra scritto da un amico giallorosso. Poi, quando abbiamo fatto il sito, alcuni lettori ci hanno scritto in privato che si sentivano un po' traditi. Erano dispiaciuti che si perdesse quella "clandestinità" esclusiva della comunicazione intima. Questa è la testimonianza che abbiamo intercettato un sentimento: è qualcosa di positivo. Secondo me, grazie alle realtà che ho citato sopra e che riteniamo affini, stiamo facendo un grande lavoro per cambiare la comunicazione che ruota attorno alla Roma. La tifoseria della Roma ha la capacità di dividersi su tutto: sulla maglia blu, sul nuovo volto della mascotte Romolo… Questa cosa, a un certo punto, stanca. Io da ragazzino ho vissuto la Roma in maniera viscerale».

Che tipo di romanisti siete?
«Io la vivo ancora molto male. In privato soffro tanto, faccio cose assurde in modo da far passare il tempo. Ho frequentato per tanti anni lo stadio, le trasferte, sono sempre stato un appassionato del mondo ultras… Ma quel fenomeno oggi lo riesco a leggere in maniera più distaccata. Valerio uguale, ma forse è un po' più lucido di me. E poi ha due figli a cui sta tramandando la tradizione del tifo. Siamo stati tutti insieme all'addio di De Rossi, gli ha comprato la prima sciarpa… Una bellissima esperienza».

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