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Il confronto

Pau Lopez e Kolarov: ecco i fedelissimi di Fonseca

Solo di due uomini finora il tecnico ha mostrato di non poter fare a meno: sono il portiere spagnolo e il terzino serbo. E contro la Samp si ricomincerà da loro

Pau Lopez e Aleksandar Kolarov sono i due giocatori più utilizzati da Fonseca, di LaPresse

Pau Lopez e Aleksandar Kolarov sono i due giocatori più utilizzati da Fonseca, di LaPresse

15 Ottobre 2019 - 13:58

Quando butti giù la probabile formazione della Roma, per non sbagliare non ti scordar di loro. Di solito quattro nomi non mancano mai, poi un altro paio ci sono comunque anche se non con continuità. Fuori i nomi: i quattro sempre presenti sono Pau Lopez, Kolarov, Cristante e Dzeko. Gli altri due, Kluivert e Zaniolo, sono comunque tenuti in considerazione dal tecnico anche quando partono dalla panchina. Così delle 9 partite ufficiali giocate sin qui, quelli che hanno sempre timbrato la presenza sono Kolarov, Cristante e Zaniolo, mentre Dzeko, Pau e Kluivert ne hanno saltata solo una. Ma in termini di minutaggio sono in due a spiccare sugli altri: il terzino serbo, con 730 minuti giocati, e il portiere spagnolo, staccato di appena 10 minuti.

Dzeko è terzo a quota 704, Cristante quarto a 698. Se poi volessimo allargare il quadro alle amichevoli estive Pau resterebbe un po' indietro ma solo per le diverse necessità di portare in condizione un portiere rispetto a un calciatore: i minutaggi più alti d'estate sono stati registrati da Fazio (638), Cristante (611), Jesus (585), Ünder (581), Kolarov (565), Florenzi (551) e poi Lopez (540). Mancini d'estate ha giocato meno (appena 372 minuti) perché ha faticato ad entrare in forma, Smalling non c'era neanche. Insomma tra tanti nomi quelli più costanti e che, anche con la Sampdoria, saranno al loro posto sono proprio Pau e Aleksandar, i veri fedelissimi dell'allenatore portoghese.

Con Lopez la Roma s'è messa in mani sicure. O, almeno, solide. Dopo il trauma per la separazione con Alisson, l'esperienza vissuta lo scorso anno con Olsen non è stata certo delle più rassicuranti. Non per il valore assoluto del portiere svedese (e chi l'ha tanto criticato forse si sarà ricreduto dopo averlo visto parare il parabile una settimana fa proprio contro la Roma all'Olimpico), quanto per le difficoltà strutturali della squadra che hanno ovviamente reso più fragili tutti i singoli componenti della rosa.

In ogni caso d'estate si è deciso di cambiare e la scelta del club, su espressa richiesta di Fonseca, è ricaduta sul portiere del Betis Siviglia, uno senza alcuna esperienza col calcio italiano (se non per un doppio confronto in Europa League col Milan di Gattuso, con vittoria in trasferta a San Siro e pareggio al Benito Villamarin, e per la splendida gara giocata dall'under 21 spagnola con proprio Pau tra i pali il 27 marzo del 2017, con vittoria iberica per 2-1 e sigillo azzurro del suo futuro compagno di squadra Lorenzo Pellegrini), ma con le stimmate del predestinato. Sono anni ormai che si parla in certi termini di Lopez e Fonseca non ha avuto esitazioni ad affidarsi a lui.

Fiducia ben ripagata a scorrere le prestazioni garantite dallo spagnolo. L'unica sotto la sufficienza, a oggi, ha coinciso con l'unica sconfitta patita in tante gare (amichevoli comprese), quella con l'Atalanta, in cui ha pagato soprattutto l'incertezza sull'uscita nell'azione del secondo gol, in realtà affrettata per rimediare a un errore nel piazzamento della linea difensiva. A Lopez il carattere non manca, se ne sono accorti tutti sin dalla prima amichevole, quando ha cominciato a dispensare urlacci e suggerimenti più soft in un misto di italospagnolo comunque assai comprensibile per il suoi colleghi di reparto.

Di famiglia catalanista, cresciuto nelle giovanili dell'Espanyol, la seconda squadra di Barcellona, si è spesso messo in evidenza nei derby con lo squadrone azulgrana anche per certe dure prese di posizione, come quando litigò prima con Suarez e poi con Messi, salvo poi chiedere scusa nel postpartita dopo aver comunque chiarito che per lui certe tensioni devono restare confinate sul campo. Il suo maestro all'Espayol è stato il camerunense N'Kono, il tecnico che forse gli ha cambiato la carriera è stato però Toni Jimenez, il preparatore dei portieri del Tottenham che lo prese in cura nell'anno in cui Pau fu mandato in prestito a Londra e gli insegnò a giocare con i piedi. In quel periodo scoprirà un grande amico in un altro romanista acquisito, Eric Lamela.

E a proposito di connessioni giallorosse, a Luis Enrique Lopez deve finora l'unica presenza con la maglia della Nazionale maggiore: il ct lo ha fatto esordire il 18 novembre 2018, regalandogli 15 minuti di gettone contro la Bosnia. E per una manciata di minuti il suo avversario più pericoloso sarà Edin Dzeko, in quella gara rimasto in campo fino all'84'. Ha avuto anche un lungo rapporti di militanza con un altro attaccante che gioca a Roma, però laziale: l'ecuadoriano Felipe Caicedo è uno dei giocatori con i quali in carriera Pau Lopez ha condiviso il maggior numero di partite: 39 nell'Espanyol, tra il 2014 e il 2016.

Di famiglia catalanista, c'è anche un episodio che ha fatto discutere pubblicamente poco più di un anno fa, al tempo del passaggio dall'Espanyol al Betis Siviglia. Come ha raccontato su Rudi il giornalista Francesco Canale, collega esperto di vicende calcistiche spagnole, il trasferimento fu annunciato dal papà del giocatore, diacono del paesino di Amer, durante la benedizione della Domenica delle Palme, con queste testuali parole: «Alcuni sono tifosi del Barcellona, altri del Real Madrid. Io sono tifoso dell'Espanyol, ma ben presto sarò del Betis». Seguirono numerose polemiche per l'intervento non concordato del signor Ignasi che tra le altre società gelò anche il Napoli, all'epoca molto interessatro al figliolo. Ma il resto l'ha voluto Paulo Fonseca. Che ora si gode il suo pupillo, l'unico in campo fin qui per ogni minuto di questo campionato. Pau Lopez per lui vuol dire fiducia.

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