ASCOLTA LA RADIO RADIO  

Romanisti: alla riscoperta dell’anima popolare vera

La missione di Davide Cossu vecchio cuore giallorosso: «Il tifoso della Roma esprimeva il carattere distintivo di aree popolari come Testaccio, Montagnola, Garbatella»

Claudio Dammicco
18 Dicembre 2017 - 09:14

Riportare nel calcio ed in particolare nella tifoseria della Roma i vecchi valori di sportività ed amicizia, prendendo le distanze da una deriva, sempre più invadente e soffocante, che mette al primo posto i vantaggi del singolo individuo e l'arricchimento personale, snaturando la tradizione genuina del tifoso giallorosso. È l'obiettivo di un gruppo di amici, tutti rigorosamente Romanisti, che fanno parte di alcune associazioni e centri sociali, riuniti nella rete territoriale "Cinecittà bene comune" che abbraccia tutto il VII Municipio.

Uno dei militanti è Davide Cossu, vecchio cuore Romanista: «Il calcio e la Roma in particolare dovrebbero sempre restare un'occasione di festa, di gioia, per vivere momenti di amicizia, di sana competizione, puro divertimento. Purtroppo negli ultimi anni, a partire dagli anni '90 in particolare, ha preso il sopravvento il "business", un vero e proprio mercimonio, la corsa verso l'effimero traguardo di tanti piccoli interessi privati particolari che hanno finito con il far perdere il bello del calcio e dello sport, il suo spirito genuino ed aggregante, capace di mettere insieme tante persone di diversi livelli socio-culturali, uniti dalla passione per la Roma.

È una deriva che naturalmente trae origine dalla nostra società, che è poi andata riflettendosi nello Stadio ed anche in Curva Sud, dove purtroppo i gruppi storici hanno difficoltà dovute soprattutto alle norme repressive ed al caro biglietti».

Il picco di questa deriva si è raggiunto con Moggiopoli, nel 2006: «Quello che si è scoperto con quell'inchiesta ha confermato quello che noi Romanisti sapevamo da anni e che veniva denunciato con forza dai nostri presidenti, Viola prima e Sensi poi. I quali per le loro denunce sono stati "ghettizzati" o addirittura derisi. Anche per rendere onore a loro due, alle loro battaglie, non possiamo far finta di nulla. Dobbiamo iniziare noi Romanisti a proseguire nel solco del loro insegnamento».

La Roma che lei ricorda con maggior piacere, quella degli anni '70, non era competitiva: «Era tutt'altro che competitiva, arrivava settima oppure ottava. Ci bastava vincere il derby, battere la Juventus. Ma ci sentivamo lo stesso orgogliosi di essere Romanisti, perché la Roma era un vero e proprio ideale di vita da difendere e preservare, a prescindere dai risultati.

Il Romanista era espressione della vera anima popolare di Roma, che iniziò negli anni '30 a Campo Testaccio. Rappresentava ed esprimeva il carattere distintivo dei quartieri popolari come Testaccio, Montagnola, Garbatella. Questa anima popolare ci differenziava da tutte le altre tifoserie».

Quali risposte state cercando di dare sul territorio di Lamaro-Cinecittà per riscoprire l'anima popolare del tifoso?

«Vogliamo ritornare alle origini della vecchia fede Romanista degli anni '70, dove a prescindere da tutto non ci si divideva e si tifava per sostenere la Roma. Questo è lo spirito che ci guida in molte iniziative che ci vedono protagonisti sul territorio che ha una popolazione di circa trecentomila abitanti».

Una delle realtà presenti sul territorio è l'ASD Quadraro, della quale parla Paolo, il Presidente: «L'associazione nasce 3 anni fa da un gruppo di persone abituate a fare attività sportive. Vogliamo mettere la nostra esperienza a disposizione di tutti quei ragazzi che non possono permettersi di giocare a pallone nelle scuole calcio del quartiere. La nostra, infatti, è gratuita. Abituati a fare aggregazione con anni di trascorso allo stadio, vorremmo affiancare ed aiutare i ragazzi volenterosi nel percorso di crescita calcistica e personale. Il nostro obiettivo è creare una vera società sportiva, partendo dai bambini di 8 anni fino ad arrivare alla prima squadra con ragazzi di 17 anni, con il più grande desiderio di intitolare il campo da calcio al nostro caro amico scomparso Maurizio Cardelli. Ci teniamo a ringraziare il CSOA Corto Circuito che ci sta dando la possibilità di iniziare questa grande avventura».

Altra iniziativa di rilievo è il recupero di Piazza dei Consoli, della quale parla Antonio, detto Tonino, un altro vecchio cuore Romanista: «Abbiamo voluto ripristinare la fruibilità del campo di basket. Era una struttura ormai abbandonata. Con la nostra iniziativa abbiamo ripristinato il campo e rimesso al loro posto i canestri. Tutta la zona è stata ripulita e rimessa in sicurezza. Alla fine dei lavori abbiamo organizzato una giornata di festa. Il momento clou è stata la partita di basket con la partecipazione di giocatori stranieri, quindi aperta a tutti, anche ai migranti che vivono e lavorano qui da noi. Per questo l'abbiamo chiamata "O giocano tutti o non gioca nessuno". Alla fine c'è stato un rinfresco che ha sancito la restituzione al quartiere di questa struttura che si trova proprio al centro della Piazza».

Un'altra iniziativa che avete intrapreso è "La Tenda contro la crisi". In cosa consiste?

«È un'iniziativa che vede il coinvolgimento di diverse realtà associative e di volontariato del quartiere. Il precursore fu un medico, Antonio Calabrò, prematuramente scomparso, conosciuto come "Il medico dei poveri". In sua memoria, e rispettando i suoi insegnamenti, oggi nella Tenda della crisi, si svolgono vari servizi per il territorio: dalla erogazione alimentare, con distribuzione di circa 80 pasti settimanali e di pacchi alimentari, allo sportello multifunzionale che fornisce diverse tipologie di assistenza ed informazioni. Il tutto in forma assolutamente mutualistica, in modo da coinvolgere il maggior numero di persone possibili e mettere a disposizione del territorio più opportunità e servizi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA