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Verso Roma-Genoa: la via Aurelia di De Rossi

In giallorosso l’ultima panchina di DDR proprio contro il Genoa oltre 15 mesi fa. Tre gol al Grifone da giocatore, il primo con esultanza che più romanista non avrebbe potuto essere

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
23 Dicembre 2025 - 07:00

Dici Genoa e pensi a Daniele De Rossi. Non tanto perché ha finalmente trovato la panchina che meritava  all’ombra della Lanterna, sponda rossoblù; quanto perché le sfide contro il Grifone, indossando i colori amati da sempre, sono tutte intrise di significati profondi. Compresa l’ultima da allenatore. Se il 29 dicembre per nessuno potrà essere una gara come le altre, figurarsi per DDR, presumibilmente alle prese con le montagne russe emotive alla prima da avversario all’Olimpico. E chissà che nel film mentale che racchiude quei diciott’anni trascorsi a coronare il suo «sogno fin da bambino», Daniele non dedichi qualche istantanea anche agli scontri diretti disputati dal lato opposto della barricata. Quello più intrinsecamente suo. Congenito. Il nostro. Al di là del ruolo da avversario che il professionismo gli imporrà in quel singolare monday night. Impossibile non pensare al 15 settembre 2024, ultima (finora) da tecnico romanista proprio contro il Genoa, con rosso finale a sancire con inopinato anticipo una fine che nessuno avrebbe voluto.

Ma quei destini incrociati sulla via Aurelia che collega la Capitale a Genova per De Rossi cominciano ben prima. Fin dalla nascita, avvenuta due mesi e mezzo dopo il tricolore conquistato a Marassi. Per arrivare al 2007-08, stagione del primo scontro diretto del Sedici coi rossoblù. Gli effetti della buriana di Calciopoli sono ancora visibili: Juve e Napoli sono neopromosse, lo Scudetto è un affare a due fra Roma e Inter. All’apice della prima avventura romanista, Spalletti è a caccia della capolista, dopo aver portato a casa in rapida successione Coppa Italia e Supercoppa. Il Palazzo soffia sulle celebrazioni del centenario del club milanese, ma da queste parti non si molla un centimetro. E la rincorsa passa anche dalla sfida al Genoa di Gasperini (toh...), già emerso avversario ostico a Marassi e piegato al fotofinish. Il 5 aprile il bis: sotto di due reti, il Grifone riesce a rimontare. Ma a tenere vivi i sogni di gloria ci pensa proprio Daniele a 10’ dal termine, con fascia al braccio e Totti che lo guarda dalla tribuna. Rigore vincente con esultanza che più romanista non si può: corre senza freni DDR, gridando «Daje Roma Daje», acronimo quasi sovrapposto al suo, col Noi prima dell’Io. Un manifesto derossiano. L’anno dopo altro gol strozzato da un’espulsione a Genova e per ritrovare la terza firma bisogna attendere il 2017. Giorno tutt’altro che banale (come potrebbe con lui protagonista?): 28 maggio, ogni riflettore puntato su Sua Maestà Totti al passo d’addio. La squadra di Juric (aritoh) non regala nulla, vuole guastare la festa al Dieci e soprattutto si rischia di perdere la Champions last minute. Ancora una volta è De Rossi a ribaltarla (anche se il gol decisivo sarà di Perotti) e volare sotto la Sud. Che il 29, nel film dei suoi ricordi, ci sarà senz’altro.

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