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Dzeko, finale amaro per il centravanti bosniaco

L'attaccante non ha gradito la sostituzione di domenica col Parma e i fischi. Sorrisi solo con De Rossi. È in Turchia in vacanza, non per il Fenerbahce. Lo vuole Conte

Edin Dzeko, di LaPresse

Edin Dzeko, di LaPresse

28 Maggio 2019 - 09:53

Non sta finendo nel migliore dei modi tra Edin Dzeko e la Roma. La serata di domenica, che tante emozioni ha regalato ai tifosi giallorossi per l'arrivederci di Daniele De Rossi, non è riuscita a togliere del tutto le ombre da un rapporto consumato, come quello tra il club, una parte della piazza e il giocatore bosniaco.

Quando Claudio Ranieri ha deciso di sostituirlo per fare entrare Schick, al 62' di Roma-Parma, Edin Dzeko ha reagito male. Lontano dall'uomo di stile e dal campione che abbiamo imparato a conoscere in questi anni, anche quando, nella sua prima stagione, è stato criticato ferocemente e non si era mai scomposto. Avrebbe voluto giocare tutta la partita, sapendo che probabilmente sarebbe stata l'ultima.

Avrebbe voluto lasciare il segno ancora una volta, nella partita di commiato di un suo «fratello» e entrare ancora un po' nella storia della Roma. «Mama mia», ha esclamato. E «Bravi!», rivolto abbastanza inequivocabilmente al pubblico che - non nella sua totalità - l'ha fischiato (qualche rumore si era sentito anche alla lettura delle formazioni a inizio partita). Un'altra parte dello stadio ha coperto i fischi, ha intonato il suo coro: "Olè olè olè olè Dzeko, Dzeko". Edin ha sentito, ma neppure quella lucida manifestazione di gratitudine riparatrice è riuscita a calmare la sua rabbia. Si è diretto in panchina e poi subito a far la doccia negli spogliatoi. Per poi tornare a festeggiare De Rossi. 

Il bosniaco con 87 reti oltre a essere entrato nella storia del club giallorosso come per aver raggiunto Abel Balbo in quinta posizione tra i marcatori di sempre, ha stabilito il suo record personale di gol realizzati in una squadra. Sembra incredibile (e fu De Rossi in tempi non sospetti a "denunciarlo") che si possa fischiare un giocatore così. Una cosa è certa: le voci di mercato non hanno giovato a questo addio annunciato.

Dzeko è in predicato di andar via perché la società non ha intenzione di rinnovare il contratto (tra i più onerosi della rosa) a un calciatore che va per i 34 anni e la circostanza che da giugno prossimo potrebbe liberarsi a parametro zero perché andrà in scadenza ha fatto che sì che partisse un mandato per il manager del diamante di Sarajevo a trovare una sistemazione. Edin, che fino all'inizio di questa stagione, la sua quarta nella Capitale, non aveva mai manifestato l'intenzione di lasciare una città nella quale tutta la sua famiglia si trova a meraviglia, ha dovuto maturare altre convinzioni.

Le cessioni dei pezzi da novanta che la società riteneva a fine ciclo, culminate con il mancato rinnovo del Capitano, sono state un segnale che diversi giocatori hanno ritenuto negativo, Dzeko incluso, e hanno pesato sul suo stato d'animo. La sua stagione non può non essere giudicata negativamente e, senza fare confusione tra alibi e ragioni, oltre che le cifre a deludere sono stati alcuni comportamenti.

È nato prima l'uovo o la gallina? Difficile rispondere con certezza, ma il sipario sarebbe dovuto calare in maniera diversa su questa storia. Specialmente perché la serata di domenica meritava un epilogo diverso anche da lui e per lui. Che ha voluto salutare ancora una volta sui social il suo Capitano nella Roma: «Quattro anni passati insieme - ha scritto su Instagram, postando un po' di foto che lo ritraggono con De Rossi - tanti momenti condivisi che ci hanno sempre più uniti, sei stato lucido e forte nelle situazioni difficili. Con la tua coerenza sei riuscito a fare gruppo e squadra per superare coesi ogni difficoltà per la tua amata maglia e per la tua città. Mi viene in mente un momento: il 10 aprile dell'anno scorso. Io mi procuro il rigore, tu lo trasformi. La prova che con l'unità di squadra nessun risultato è precluso, nemmeno la semifinale di Champions League. Grazie per tutto. Ti voglio bene, brate moj (fratello mio, ndr)».

Dzeko ha staccato la spina, ora, è partito subito, per Istanbul. In vacanza, come assicura il suo entourage, con la moglie e i bambini. Contrariamente a quanto paventato dalla stampa turca, secondo la quale il calciatore bosniaco avrebbe dovuto incontrare Ali Koc, presidente del Fenerbahce, e Mirsad Türkcan, direttore sportivo, nessun contatto con il club turco (destinazione dove è davvero difficile immaginarlo).

Le offerte non mancano (Conte è un suo estimatore e l'Inter ha raggiunto la Champions League, qualcuno giura che le parti siano già d'accordo) e di tutto ciò che riguarderà il suo futuro si sta occupando il suo procuratore, certamente non il giocatore (che tra l'altro è sotto contratto con la Roma). Edin rimarrà in Turchia fino al 30 maggio, dopo di che raggiungerà a Sarajevo la Nazionale per il doppio impegno di metà giugno prima di altre vacanze.

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