Non solo Wesley: dai Pozzo a Savinho, il calciomercato ai tempi delle multiproprietà
L'eventualità che l'Everton dei Friedkin possa acquistare l'esterno brasiliano per girarlo in prestito alla Roma è assolutamente lecita. Ecco i (tanti) precedenti

(GETTY IMAGES)
L’indiscrezione, circolata nelle scorse ore, sull’eventualità che la Roma ingaggi il brasiliano Wesley grazie alla sinergia con l’Everton dei Friedkin, ha riaperto il dibattito in merito alle multiproprietà: dibattito acceso e legittimo, perché il tema è di grande attualità. Se, nel 2012, i club controllati da multiproprietà erano una quarantina, nel 2024 sono saliti a 366 in tutto il mondo (e il numero è aumentato nell’ultimo anno): dal City Football Group all’Eagle Football Holdings, passando per RedBird e Red Bull, le operazioni di calciomercato tra club con il medesimo proprietario sono sempre più frequenti. L’asse Udinese-Watford creato dalla famiglia Pozzo (che ha appena ceduto i bianconeri a un fondo statunitense) ha visto un’infinità di operazioni: da Pereira e Kabasele, passando per Deulofeu e Success, fino all’ex romanista Marco Cassetti. Sì, perché quest’ultimo fu ingaggiato dai friulani il 23 agosto 2012, e il giorno seguente ceduto in prestito agli inglesi. Ma, mentre tra i due club esisteva un interscambio più o meno paritario, nel gruppo Red Bull il Salisburgo ha spesso fatto da “serbatoio” per il più blasonato Lipsia: negli anni, dall’Austria alla Germania sono passati (giusto per citare qualche nome) Laimer, Upamecano, Szoboszlai, Sesko e Naby Keita, permettendo al Salisburgo di generare plusvalenze, tutte assolutamente legittime. C’è stato anche chi ha utilizzato la società “satellite” per acquistare giocatori destinati al club più blasonato: nell’estate del 2023, il modesto Molenbeek – club belga di metà classifica – ha stabilito il record per la Jupiler Pro League sborsando 30 milioni per il ghanese Ernest Nuamah; il giocatore è stato girato in prestito all’Olympique Lione, che l’anno dopo lo riscatta a titolo definitivo. Dietro questa manovra, c’è la longa manus dell’Eagle Football Holdings di John Textor, che controlla anche il Crystal Palace e il Botafogo).
Fin qui, dunque, nessun problema: seppure discutibili secondo qualcuno, queste operazioni sono del tutto lecite. Il problema sorge quando l’operazione di mercato vede coinvolti due club che non solo hanno lo stesso proprietario, ma hanno avuto accesso alle stesse competizioni europee. L’UEFA in tal senso è chiara, e ha posto il veto, un anno fa, sul passaggio di Todibo dal Nizza al Manchester United. Il motivo? Entrambe le squadre erano qualificate in Europa League ed entrambe di proprietà del gruppo Ineos. In tal senso sono stati più furbi al City Football Group, multinazionale che controlla 13 club nei 5 continenti, su tutti il Manchester City. Nella sua galassia c’è anche il Troyes, club francese che nell’estate del 2022 acquista il giovane brasiliano Savinho per 6,5 milioni di euro; dopo un anno in prestito al PSV Eindhoven, l’attaccante viene ceduto (di nuovo in prestito) al Girona e grazie a una stagione super contribuisce alla storica qualificazione in Champions degli spagnoli. Il giocatore torna al Troyes ed è da lì che il Manchester City lo acquista, per oltre 30 milioni di euro: se Savinho fosse stato di proprietà del Girona – essendo le due squadre qualificate in Champions per il 2024-25 – l’operazione non sarebbe stata possibile.
La questione relativa alla partecipazione alle competizioni UEFA merita un approfondimento. Nell’articolo 5 dei regolamenti di Champions, Europa League e Conference si parla di divieto di partecipazione per le squadre con la medesima proprietà; la norma riguarda il «controllo o influenza decisiva su più di una squadra partecipante ai tornei UEFA», eppure negli ultimi anni la UEFA stessa ha allentato le restrizioni: grazie alla creazione di trust indipendenti a cui vengono trasferite o cedute le quote di uno dei club, e grazie alla sostituzione del management con amministratori scelti dai suddetti trust, la norma è sostanzialmente aggirata. Così Salisburgo e Lipsia, entrambe riconducibili a Red Bull, hanno potuto partecipare contemporaneamente all’Europa League grazie a una distinzione formale che non ha mancato di scatenare polemiche. Idem per RedBird con Milan e Tolosa, con il patron Gerry Cardinale che si è dimesso dal CdA dei francesi per permettere loro di partecipare all’Europa League: l’UEFA, in tal caso, è rimasta vigile e ha vietato eventuali sinergie di mercato tra i due club. Piaccia o meno, il fenomeno delle multiproprietà è sempre più in espansione. FIGC e UEFA sperano di riuscire in qualche modo ad arginare il conflitto di interessi con nuove norme in vigore dal 2028-29: staremo a vedere se riusciranno o meno nel loro intento.
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