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Il racconto della stagione di Dybala: una Joya solo a metà

Col no all’Arabia e la permanenza a Roma, Paulo è un punto di riferimento in campo e fuori. Ma la lesione al tendine semitendinoso del ginocchio lo costringe a chiudere l’annata a marzo

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Sergio Carloni
08 Luglio 2025 - 07:00

Quando si parla di Paulo Dybala, bisogna fare una premessa. Che riguarda, ovviamente, la goccia di fragilità in mezzo a un mare, anzi, un oceano di puro talento. Di intuizione. Magia. Perché in un mondo privato di pathos, il sinistro della Joya è la manifestazione dell'emozione. Di fatto, lo è stato anche nella stagione 2024-25. Seppur con freni ormai noti, a partire da quella trattativa nata e morta ad agosto: l'opportunità completa di lasciare casa per volare tra i petroldollari sauditi e alla fine il rifiuto intriso di novità. "Grazie Roma. Ci vediamo domenica". Con l'Empoli, dopo l'ingresso a Cagliari e un mezzo gol quasi fatto, causa traversa di Dovbyk successiva all'assist perfetto della Joya. Avrebbe garantito l'1-0, al 99%. Futuri possibili e lontani.

È quindi all'Olimpico che inizia la sua annata. Scende in campo dal 1' nella seconda stagionale, sotto la guida di De Rossi, e bene non fa. O meglio, ci prova, senza lasciare il segno e colpendo uno dei tre pali romanisti. Doccia fredda. La sufficienza con la Juve lascia spazio a quel rigore negato col Genoa e, quindi, all'esonero di De Rossi. Si cambia subito, l'inizio non è dei migliori. Però, con Juric sembra poter nascere qualcosa e il gol torna proprio all'esordio del croato in panchina: stavolta il tiro dal dischetto viene concesso e Paulo fa il 2-0, che poi si trasformerà in tris. Nuovamente in carreggiata, c'è tempo per sperare. Se non fosse per qualche inciampo di troppo. Con l'Athletic per la Roma e con l'Elfsborg per squadra e per Dybala. In Svezia c'è la prima insufficienza stagionale de Il Romanista. Non sarà l'unica. 

C'è subito una risposta. Con l'Inter. Più caratteriale che tecnico-tattica. La Roma perde, lui è comunque tra i migliori in campo e continua a riproporsi senza sosta. Fino a quando qualcosa sembra rompersi col tecnico. Le ultime due, prima dell'esonero, vedono la Joya fuori dalla formazione e poi dalla distinta. Ma la luce in fondo al tunnel c'è, si vede. E ha un nome e un cognome: Claudio Ranieri. Al suo arrivo, la protezione è garantita: "Con lui faccio come mi pare". Torna centrale, lo fa con la libertà di un bambino che sogna prati verdi e sole abbagliante. Libertà che Dybala ha nelle vene. Libertà che gli appartiene. Appena 2' col Napoli, poi è tutto un dire: assist a Londra contro il Tottenham, prestazioni equilibrate con Atalanta e Lecce, dopodiché la caduta a Como. Pare stia ricominciando il tormentone, cartello della stagione ormai sciagurata. Eppure, dopo la tempesta c'è sempre il sereno.

La doppietta col Parma trova conferma col pirotecnico gol a San Siro contro il Milan: un tiro al volo, dopo il tacco splendido di Dovbyk. A rimettere le cose in ordine. Così come quando il 5 gennaio, pur senza contribuzioni, disputa un derby da stropicciarsi gli occhi. Strappi, intuizioni, magie. Garra. Quella argentina, mista al sentimento romano (e romanista). È un 9 pieno in pagella e un po' il punto di svolta di Dybala. Che continua a stupire, con assist e mezzo gol quando all'Olimpico c'è il Genoa. Nelle due successive accumula solo 19', ma torna a fare sul serio a Venezia: rigore ed esecuzione pressoché perfetta. Il contributo, un'assistenza, arriva pure col Monza. Mentre con il Como fa ammonire mezza squadra avversaria e causa l'espulsione di Kempf. Si tratta di una delle ultime grida di battaglia, prima del forfait con l'Empoli e gli undici minuti di fronte al Cagliari. Le condizioni non sono ottimali e un tacco di rara bellezza causa la lesione al tendine semitendinoso del ginocchio sinistro. Il punto sulla sua stagione, proprio nel mentre di un atto a dir poco poetico.

L'operazione lo terrà fuori dal campo fino alla fine, non senza supportare i suoi compagni da vero leader. Alla fine, sono 36 le presenze, con 8 reti e 4 assist. Numeri in calo, prestazioni indubbiamente di livello. Il più delle volte fuori dalla norma. È una regola, con Paulo. Niente di stucchevole. Nella qualificazione europea, quindi il futuro, c'è anche del suo. E il futuro adesso è tutto da scrivere. Insieme a un nuovo allenatore da conquistare, dopo il ritorno sui campi di allenamento. La speranza dei tifosi è quella di continuare a vederlo lì, esultante, magari dopo uno dei suoi gioielli. Con la Lupa sopra il petto.

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